Segnalibro. Politicamente corretto e “cancel culture”: lavaggio del carattere per eliminare gli europei

Il Cerchio pubblica "L'Uomo residuo", libro di Valerio Savioli sul fenomeno del progressismo nichilista importato dagli Usa contro l'Europa

L’uomo residuo di Savioli per il Cerchio

Il politicamente corretto e la cultura “woke” stanno tenendo banco nel dibattito culturale e sociale di questi primi decenni del 2000. La pressione ideologica e i corollari woke mostrano come si tratti di espressioni ideologiche e politiche più che culturali in senso stretto. Valerio Savioli, ricercatore indipendente, ha studiato con particolare attenzione il fenomeno e gli esiti devastanti che esprimono nella società. Come precisamente dimostra l’autore sono esiti che dissolvono i valori culturali alla base della civiltà europea. Questo fenomeno in Usa ha attecchito molto di più, in Europa solo in parte. E in Europa c’è una forte opposizione alla cultura woke e alla cancel culture, strettamente legate fra loro. Tutto comincia, sottolinea Savioli, dalla necessità di creare una nuova scala di valori e per fare questo è necessario imporre innanzitutto una nuova lingua composta da parole basiche che rimandino a concetti chiari e senza sfumature e ideologicamente orientate. Difficile pensare a concetti pieni di sfumature se le parole per esprimerle vengono eliminate dal lessico corrente nel nome del politicamente corretto. Fa parte della “nuova normalità” coniare e imporre, grazie all’aiuto dei mass media, nuovi termini con l’esplicita proibizione e condanna dell’utilizzo di altri. Un modo per indirizzare il linguaggio e quindi le idee e le scelte. E’ una modalità che da George Orwell ad Aldous Huxley ha avuto varie applicazioni. Quelle degli ultimi anni riguardano la teoria del privilegio bianco, come se i popoli europei abbiano raggiunto benessere e un alto livello di civiltà solo perché privilegiati non perché nel corso delle generazioni hanno messo a frutto il loro lavoro e le loro notevoli capacità intellettuali in settori quali la scienza e la tecnica. In primo piano anche la teoria del “Black live matters”, “la vita dei neri è importante”, come se quella degli altri popoli della Terra avesse meno rilievo. Slogan che da una parte hanno lo scopo di rivendicare spazi assoluti, dall’altro di far passare sottilmente l’idea che è stata la mancanza di privilegi a condannare certi popoli – nonostante gli aiuti reiterati – al sottosviluppo. Discorsi e slogan in seguito estesi al gender, al femminismo, alla religione, al sesso, alla necessità del multiculturalismo – dinamica utile per cambiare la mentalità e le caratteristiche dei popoli cancellando via via le loro peculiarità. Ciò emerge da questa operazione è un uomo europeo spinto verso un complesso di inferiorità che accetta il politicamente corretto e il lessico predeterminato. Un linguaggio del piagnisteo che pian piano introduce nuove idee grazie alla cancel culture e alla visione woke, dogmi inviolabili del progressismo.

*Valerio Savioli, L’Uomo residuo. Cancel culture, “politicamente corretto”, morte dell’Europa, prefazione di Francesco Borgonovo, il Cerchio ed., pagg. 283, euro 25

Manlio Triggiani

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