Segnalibro. Modernità e miti visti da Evola su”L’Italiano”

Le edizioni Ritter mandano in libreria una antologia degli scritti del filosofo tradizionalista apparsi sulla rivista di Pino Romualdi

Julius Evola

Julius Evola

Julius Evola

Alle opere di Evola si affianca un nuovo libro – che arricchisce le conoscenze e amplia il dibattito sull’importanza della critica tradizionale – con scritti e saggi che offrono una lettura completa ed esauriente della società moderna e di particolari aspetti di politica internazionale.

Il libro, da poco uscito per le edizioni Ritter di Milano, è L’Italiano (1959-1973), che raccoglie i 41 articoli che il pensatore romano scrisse in 27 anni di collaborazione con la testata fondata e diretta, con alterne vicende, da Pino Romualdi. Forse fu la collaborazione più duratura per Evola. Si tratta di un libro di particolare importanza non solo per gli argomenti trattati, ma anche perché chiarisce bene le posizioni evoliane su alcuni temi specifici, che spesso si discostavano da quelle ufficiali dei partiti della destra, offrendo spesso inedite e profonde interpretazioni di fenomeni della modernità.

Infatti, Evola affrontava argomenti che spaziavano dall’Occidente alla crisi della Chiesa, dal mito sociale al sesso, dalla cultura americana alla psicanalisi, al fascismo, a Pareto, al Sessantotto e alla Destra e il MSI. Analisi con originali messe a punto, posizioni non conformiste, talvolta contestate dagli stessi vertici del MSI.

Il libro si avvale di una premessa del presidente della Fondazione Evola, Gianfranco de Turris, che non è una mera presentazione ma offre aneddoti, spiegazioni, ricordi di colloqui con il pensatore nonché fatti inediti sui collaboratori fra i quali spicca un giovanissimo Adriano Romualdi. Segue un’introduzione del curatore Alberto Lombardo, non nuovo a queste difficili curatele (si pensi a Il mistero iperboreo, per conto della Fondazione). Lombardo, con la consueta chiarezza e rigore filologico, traccia la storia della rivista con le difficoltà, le interruzioni, le innovazioni nelle opzioni politiche rispetto al Msi, proprie delle scelte politiche di Romualdi e della sua cerchia. Poi esamina ed espone gli articoli di Evola analizzando i settori e gli argomenti di cui il filosofo si occupò in quella collaborazione: una serie di articoli che affrontavano il tema del fascismo e la RSI, come per rettificare interpretazioni e fasi storiche; in altri articoli e saggi analizzava i principali fenomeni di costume di quegli anni: dalla sessualità al naturismo, dalla psicanalisi alla cultura afroamericana; altri interventi erano diretti a proporre un’alternativa etico-politica e, alla fine, proponeva un filone “metodologico” che aveva lo scopo di realizzare una sorta di storiografia d’area.

Julius Evola, l’antologia degli scritti su L’italiano

Conclude il volume, un saggio-postfazione di Giovanni Damiano, il quale, analizzando gli articoli di politica estera di Evola ricostruisce i contorni di una visione geopolitica evoliana. Il titolo del saggio, “Evola e la politica internazionale nel secondo dopoguerra” illustra un capitolo molto rilevante delle posizioni di Evola che Damiano giustamente e intelligentemente mette a fuoco. Lo fa assumendo come punti di riferimento tre snodi essenziali che hanno caratterizzato in profondità tutto il secondo dopoguerra incidendo sulla politica dell’Europa e dell’Occidente in generale. Sono: la decolonizzazione, che ha segnato la fine della centralità dell’Europa nello scacchiere geopolitico internazionale, la guerra fredda e i rapporti fra Usa e Urss e l’interpretazione evoliana della nozione di Occidente. Un libro da non perdere.

*Julius Evola, L’Italiano (1959-1973), a cura di Alberto Lombardo; premessa di Gianfranco de Turris e postfazione di Giovanni Damiano; Fondazione Evola – Edizioni Ritter, pagg. 292, euro 20.00.

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Manlio Triggiani

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