Inferno Catania (e Sicilia al collasso)

Chi ci sta dentro vorrebbe scappare, ma non può. C'è un ostacolo dietro l'altro da affrontare. Iniziamo. Un incendio, neanche dei più estesi nel Terminal principale, ha messo fuori uso uno degli aeroporti più trafficati d'Italia

Catania allo stremo

Siamo all’inferno, ragazzi. Un’intera città è al collasso, Catania. Chi ci sta dentro vorrebbe scappare, ma non può. C’è un ostacolo dietro l’altro da affrontare. Iniziamo. Un incendio, neanche dei più estesi nel Terminal principale, ha messo fuori uso uno degli aeroporti più trafficati d’Italia. Ed è successo in estate. Partire o rientrare è una Odissea. E non solo da e per Fontanarossa. Ma in tutta la Sicilia. Il sistema aeroportuale regionale è sovraccarico fino al collasso. L’Isola è isolata. Il Ponte sullo Stretto non c’è e le linee ferroviarie interne trasudano di nostalgia borbonica. Intanto le temperature salgono. Si registrano picchi da 47 gradi nelle ore di punta. La rete elettrica va letteralmente in fiamme. Sono centinaia gli operai Enel a lavoro, provenienti anche dal Veneto e dalla Valle d’Aosta.

È blackout. L’area metropolitana è paralizzata.  Manca anche l’acqua. Le pompe idrauliche, in mancanza di elettricità, non funzionano più. Si teme soprattutto per gli anziani che non possono nè accendere i ventilatori e nè bagnare la testa come sollievo temporaneo. Il Comune predispone aree climatizzate per far rifiatare i più fragili e liberalizza gli ingressi in metropolitana, come in guerra. Perché sottoterra il caldo brucia di meno, dicono. In superficie c’è intanto il deserto. Gli spostamenti sono ridotti al minimo. Nei supermercati è difficile reperire persino confezioni d’acqua minerale, mentre i prezzi degli altri beni sono esplosi da tempo. Il vento rovente tira forte, l’umidità fa il resto. I problemi però non arrivano mai da soli: l’ultima emergenza è legata agli incendi. Ed il cielo è nero. Nero come una situazione che non ha precedenti a memoria d’uomo.

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Fernando Massimo Adonia

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