Ay Sudamerica! Argentina, nel caos elettorale in campo lo scrittore Mempo Giardinelli

Noto autore di origine italiana, si candida come alternativa alla destra e ai peronisti

Di solito gli scrittori non hanno molta fortuna in politica. Nel 1990 il futuro Premio Nobel Mario Vargas Llosa venne sonoramente sconfitto alle presidenziali del Perù dall’allora sconosciuto Alberto Fujimori; mentre andò meglio al cecoslovacco Vaclav Havel che nello stesso anno riuscì a farsi eleggere alla guida del Paese e tre anni dopo a riconfermarsi presidente della Repubblica Ceca. Due esempi diversi di una tendenza generale in cui gli intellettuali faticano a occuparsi di politica.

I precedenti non sembrano spaventare lo scrittore argentino Mempo Giardinelli (in foto), che nei giorni scorsi ha deciso di scendere in campo in prima persona e di candidarsi alla presidenza della Repubblica sottoponendosi alle forche caudine delle Primarie, in programma il 13 agosto in vista delle Presidenziali di ottobre. Giardinelli, 75 anni, di chiare origini italiane (nei mesi scorsi è stato in Abruzzo a visitare il paese dei suoi nonni), conosciuto e tradotto anche nel nostro Paese, non si è mai occupato di politica, pur essendosi sempre schierato con il fronte peronista; ma negli ultimi mesi si è detto schifato dalla scelta del Frente de Todos, la coalizione che nel 2019 portò alla presidenza il peronista moderato Alberto Fernandez in coabitazione con l’eterna Cristina Fernandez Kirchner, due volte ex presidente e ora discussa e chiacchierata vice, costretta a non potersi ricandidare a causa di una condanna in primo grado.

Per tentare di contrastare l’ascesa della destra liberista dell’ex presidente Macri e del sindaco di Buenos Aires Larreta, Cristina e gli altri notabili dell’ala progressista del peronismo hanno offerto la candidatura all’attuale ministro dell’Economia, Sergio Massa. Un politico ancora giovane ma già assai navigato: centrista in gioventù, poi peronista, in seguito vicino al PRO di Mauricio Macri, poi di nuovo filoperonista, sicuramente molto moderato e gradito agli ambienti del potere economico. In coppia con il vice Agustìn Rossi, già ministro della Difesa e uomo di fiducia della Kirchner, sotto la denominazione di Uniòn por la Patria, Massa cercherà di contendere la Casa Rosada al candidato di Juntos por el Cambio (PRO e Uniòn Civica Radical), al momento favorito nei sondaggi. L’alfiere di Juntos por el Cambio uscirà dalle Primarie di agosto, anche se sembra favorito l’attuale sindaco di Buenos Aires, Horacio Rodriguez Larreta, in coppia con Gerardo Morales.

Di fronte alla candidatura di Massa, lo scrittore Mempo Giardinelli ha deciso di rompere con il peronismo ufficiale e si è unito alla coalizione Paz, Democracia y Soberanìa (Pace, democrazia e sovranità), che lo candida alla presidenza in tandem con Barbara Solernou. Il programma di Giardinelli è molto chiaro, di rottura, parecchio di sinistra ma con quelle tipiche venature nazionaliste e sovraniste che ancor oggi scuotono le masse popolari argentine. Il candidato di Paz, Democracia y Soberanìa propone una nuova Costituzione che prenda spunto dall’ultima che considera legale, cioè quella emanata nel 1949 dal governo guidato da Juan Domingo Peròn. E poi una modifica del sistema giudiziario con l’elezione popolare dei giudici; la rinazionalizzazione dei fiumi e dell’estrazione di litio, oro e rame; la riconversione del mare argentino in una “fabbrica” di alimenti ittici; l’abbassamento della giornata di lavoro a 6 ore e della settimana lavorativa a 4 giorni.

Giardinelli, che è un uomo di cultura estraneo agli ambienti della capitale e invece molto vicino al “comune sentire” della gente di provincia (vive nel Chaco, la zona settentrionale vicina al Paraguay), punta molto sulla “rinazionalizzazione” del fiume Paranà (foto sopra), l’immenso corso d’acqua navigabile che provenendo da Brasile e Paraguay attraversa l’Argentina da Nord a Sud per sfociare nel Rìo de la Plata, vicino a Buenos Aires. Una lunga autostrada d’acqua che permette il trasporto di migliaia di tonnellate di merci ma che, secondo Giardinelli, di fatto non appartiene più all’Argentina, perché nel corso degli ultimi anni quasi tutti i porti fluviali sono stati privatizzati e ceduti in gestione a società straniere.

«A partire dal 1992, durante la presidenza Menem, il Paranà è stato illegalmente ceduto a soggetti stranieri – ha spiegato Mempo Giardinelli in un’intervista – Di fatto l’Argentina è stata espulsa dalle coste del fiume, che appartengono ai porti gestiti da compagnie straniere: lì non esiste amministrazione nazionale, non ci sono le nostre bandiere e non c’è neppure controllo sulle migliaia di navi che entrano ed escono dal Paranà senza pagare imposte al nostro Stato e senza neppure dichiarare le merci che trasportano».

Difficile prevedere se il messaggio di Giardinelli farà presa sull’elettorato argentino, alle prese con la consueta frammentazione della proposta politica. Sulla carta la sua coalizione potrebbe erodere consensi al fronte peronista ma anche tra i simpatizzanti dei piccoli partiti di sinistra, a loro volta divisi in almeno tre alleanze. Peggio ancora il peronismo, che oltre al blocco Uniòn por la Patria vede correre alcuni suoi esponenti storici sotto i vessilli di altre formazioni: alcuni “cacicchi” provinciali con la coalizione Hacemos por nuestro Paìs; lo storico economista Guillermo Moreno, peronista ortodosso, con la lista Principios y Valores; lo scrittore e segretario della Cultura ai tempi di Menem, Julio Barbaro, con il partito Anticorrupciòn; il pirotecnico giornalista televisivo Santiago Cuneo con il movimento Confederal e persino il minuscolo partito Frente Patriota che schiera il figlio di Alejandro Biondini, noto da decenni per essere considerato un peronista filo-nazista. La speranza di Sergio Massa è di riuscire a far convergere sul proprio nome tutte queste inquiete anime peroniste, quanto meno al ballottaggio di novembre.

Esiliato in Messico durante la dittatura militare, Mempo Giardinelli è rientrato in patria alla metà degli anni Ottanta, ha fondato la rivista letteraria Puro Cuento e nel 1993 ha vinto il prestigioso premio Ròmulo Gallegos. Nel suo curriculum figurano anche un dottorato honoris causa all’Università di Poitiers, in Francia, il Premio Nazionale del romanzo in Messico, il Premio Grandes Viajeros in Spagna, il Grinzane Montagna 2007 in Italia e il Premio Andrés Sabella in Cile nel 2013. In Italia sono stati tradotti sette suoi romanzi, tra cui i noir “Luna caliente” e “Il decimo inferno”.

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Giorgio Ballario

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