“La società senza dolore” e l’uomo che rifugge dalla realtà (e dalla vita)

Il filosofo di origine coreana descrive come la società appaia anestetizzata, rifuggendo tutto ciò che comporta un qualche elemento che turbi l’ottimismo fine a sé stesso

La società senza dolore di Byung-chul Han

Il filosofo di origine coreana Byung-Chul Han ha scritto un piccolo ma denso saggio dal titolo “La società senza dolore” (Einaudi).   Sotto titolo “Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite.  E’ un saggio quanto mai opportuno perché mette in evidenza una delle caratteristiche principali del nostro tempo: la nostra fragilità, la nostra paura che si è manifestata durante l’epidemia del covid.

L’autore afferma che non siamo più capaci di accettare la sofferenza,il dolore come qualcosa di costitutivo della nostra esistenza. Si potrebbe pensare che la sua tesi si basi sul principio che la vita sia sofferenza, dolore ma non è questo il punto. Byung-Chul  Han postula in sostanza che siamo una società anestetizzata che fugge tutto ciò che comporta un qualche elemento che turbi l’ottimismo fine a sé stesso. Siamo la società del salutismo non della salute, siamo la società “della sopravvivenza” non della vita quindi che è anche dolore e morte.

“La vita viene ridotta a un processo biologico che va ottimizzato. Perde qualsiasi dimensione metafisica.L’ipocondria digitale,la costante automisurazione mediante app per la salute e il fitness degrada la vita ad una funzione”.

L’uomo contemporaneo è quello che ha perso ogni riferimento a una dimensione trascendente ed è disponibile a tutto ciò che gli viene propinato dai vari poteri. L’autore cita Nietzsche per il quale l’arte è una “maga che salva e risana”( la nascita della tragedia). Ci manca come un’estetica del dolore perché siamo anestetizzati cioè incapaci di rapportarci ad esso, che non significa che la vita debba essere sofferenza bensì che vi è un rapporto con questa. Durante la pandemia si è accettata ogni limitazione, restrizione dei diritti fondamentali.

Il filosofo scrive:

“L’isteria della sopravvivenza rende la vita radicalmente effimera. La vita viene ridotta a un processo biologico che va ottimizzato”.

Non sappiamo più vivere il dolore che ci rende più forti, più capaci di affrontare la vita nelle sue molteplici dimensioni.

*”La società senza dolore” di Byung-Chul Han (Einaudi)

@barbadilloit

Pasquale Ciaccio

Pasquale Ciaccio su Barbadillo.it

Exit mobile version