Il racconto. Il consiglio di classe

Una storia sullo spaccato del mondo dell'istruzione di Alfonso Indelicato

Un consiglio di classe

Una storia sullo spaccato del mondo dell’istruzione di Alfonso IndelicatoIl primo problema è stato quello di mettersi d’accordo sulla data del consiglio di classe. L’insegnante di Sala e Bar, appena se n’è cominciato a parlare, ha manifestato inequivocabili segnali di nervosismo: «Ma perché c**** devo buttare via un pomeriggio per quel testa di mi***?!». E ha aggiunto: «Se quei c*** dei miei colleghi sapessero farsi rispettare, non ci sarebbe bisogno di buttare via il tempo così! Io con quel p*** le questioni le ho risolte subito, all’inizio dell’anno!».

Come le questioni fossero state risolte, sia detto per inciso, è cosa abbastanza nota a scuola: alla prima manifestazione di strafottenza di Brian il docente, che è alto e membruto, lo aveva afferrato per il collo e l’aveva sospinto contro la parete del laboratorio. Poi, tenendolo fermo, aveva avvicinato il suo capo a quello del ragazzo fino a toccarlo – fronte contro fronte – e aveva pronunciato con voce bassa e minacciosa eloquenti parole. Gliene era derivato non solo l’ammirato rispetto di tutta la classe, muta testimone dell’episodio, ma quello dello stesso Brian, che da allora quando dichiara: «I miei prof, tutti mollaccioni teste di c*** – non manca mai di aggiungere – L’unico è Sugamele!».

Anche la fascinosa insegnante di Educazione Fisica – vera pin-up della sala professori – ha borbottato. Non era facile accontentarla: di pomeriggio fa l’allenatrice in una palestra di body-building e la fastidiosa incombenza le impedisce di badare ai suoi affari. Ne è seguita una logorante serie di diatribe, di veti incrociati e sceneggiate. «Mercoledì no! Sempre nel mio giorno libero!». «Giovedì non se ne parla! Devo accompagnare Mattia in piscina!». «Venerdì manco per lo c., ho un catering» (questo era Sugamele).
Finalmente il coordinatore di classe è riuscito a trovare un giorno e un orario che non scontentasse la maggior parte dei colleghi. Il preside ha fatto circolare la circolare. Alle ore 16.30 di un freddo pomeriggio invernale si è dunque riunito il Consiglio Straordinario della Classe I E, così composto secondo la vigente normativa: il Dirigente in qualità di presidente-coordinatore; numero 6 insegnanti su 9 (sono assenti i docenti di Sala e Bar, Educazione Fisica, Religione perché Brian, manco a dirlo, non s’avvale); le Sigg. Pandini e Cannarozzo in qualità di rappresentanti dei genitori; Ballotta Christian e Hassan Haider in qualità di rappresentati degli studenti; Lopomo Brian in qualità di puer corrigendus, con la dotazione d’ordinanza: berrettino a pel di sopracciglio, dito indice giocherellante sulla rotella del walk-man, bocca che rumina un chewing-gum di cospicue proporzioni; madre di Brian (la cui presenza è extra legem ma tollerata, spiega il DS, per «trasparenza e maggior tutela dell’interessato al procedimento»).

«E adesso – esordisce il DS con la dovuta solennità – s’alzi in piedi la professoressa Cicolella e ci racconti i fatti».

MI HA GUARDATO MALE

La Cicolella, nella cui ora è avvenuto il fattaccio, si alza a fatica, pallida e tremante. Tutta quella faccenda l’ha provata. Ha già dovuto stendere una dettagliata relazione sull’accaduto. Non fidandosi di se stessa (nonostante una laurea in Giurisprudenza) si è fatta aiutare nella bisogna da un sindacalista di professione, un praticone al quale ha dovuto passare sottobanco un biglietto di banca che sarebbe rimasto assai più utilmente nel suo borsellino. Ha subito le ire del padre del ragazzo finito ko, il quale l’ha minacciata di querela e l’ha apostrofata assai malamente lungo i corridoi, inseguendola fino in classe col dito levato per aria. Dal canto suo il DS, con un’espressione tra desolata e minacciosa, le ha prospettato l’ipotesi di una sua «culpa in vigilando». Ed ora, ecco che gli sguardi torvi e grevi di Brian e di sua madre la scrutano, la scandagliano, la penetrano. La prof. Cicolella si risiede, china il capo, appoggia la mano aperta sugli occhi, e piange. È un pianto muto, accompagnato dal ritmico sussultare dell’esile schiena chinata, un pianto che poco confortano le educate espressioni dei colleghi a lei vicini. Il DS la osserva, impenetrabile. Emette un lungo sospiro, incrocia le braccia sul petto e solleva lo sguardo al soffitto. Socchiude gli occhi e scuote il capo come pensasse: poveretta. La Cicolella si asciuga gli occhi col fazzolettino, accenna a riprendersi, inizia con un filo di voce a raccontare, lo sguardo sempre fisso per terra e il fazzolettino stretto in mano. Dice dell’improvviso alzarsi di Brian, dell’affrontarsi dei due ragazzi senza una parola ma con ferina determinazione, dei banchi che si rovesciavano, di Thomas caduto per terra, del suo zigomo gonfio e lacerato.
«Ed ora – interviene il DS alla fine della breve esposizione – parli l’alunno Lopomo, per confermare quanto ha udito o, eventualmente, per smentire». La madre di Brian, il quale nel frattempo aveva allentato un po’ la concentrazione, dà una manata al figliolo: «Dai, su!». Brian si riscuote, manovra la rotella del walkman, si volge verso la madre: «’Cazzo devo dire, ma’?». «Ma come? Di’ cosa ti aveva fatto, quello! Perché ti aveva fatto qualcosa, no? Mica gli hai dato un pugno per niente, no? Noo?». Brian si volta verso il DS: «Mi aveva guardato male. L’ho già detto cento volte. Mi aveva guardato male. Lui non si deve permettere di guardarmi male». «Ecco!» esclama la madre. «Ma ecco cosa?» interloquisce con voce gentile e lamentosa, quasi un miagolio, la Cicolella. «Per uno sguardo si aggredisce una persona in quel modo?».

PROF CICOLELLA,
SI CONTENGA

«Preside, vorrei intervenire». Quella che ha parlato ora è la Bizzotti, prof. di Italiano e Storia nella I E. è la Bizzotti una giovane insegnante di non più di trent’anni, bassa e grassottella, dal simpatico viso pienotto incorniciato da una zazzeretta bianca e nera. Bianca e nera non nel senso banale di brizzolata, ma proprio di bianca e nera: la metà sinistra della sua capigliatura è tinta di un bianco abbacinante, la metà destra di un nero corvino. Alla sommità del capo, su ciascuna parte della capigliatura, una grossa A inscritta in un cerchio è tracciata col colore opposto a quello prevalente (bianco sullo sfondo nero, nero sullo sfondo bianco). Quella bicromia dev’esserle davvero cara, perché si ripete tal quale nel vestiario: indossa stivaloni neri col tacco bianco, calze bianche a quadratini neri, gonnellina di pelle nera, maglietta bianca girocollo, gilet di pelle nera, collana di onice. Al naso, per ravvivare l’insieme, un vistoso piercing di metallo argentato. La Bizzotti è nota a scuola perché ogni qual volta un collega accenna ad un problema con uno scolaro ella gli si para di fronte, lo fissa intensamente negli occhi, domanda con voce solenne: «Ti sei messo in discussione?». Potresti raccontarle qualsiasi cosa: che un tuo alunno ha dato fuoco al registro di classe, che ti ha minacciato, che ti ha sputato in faccia e preso a calci. La sua reazione è la stessa: «Ti sei messo in discussione?».
D’accordo, si dirà: niente di male, ognuno è fatto a suo modo. Nell’occasione, però, la povera Cicolella è nelle condizioni di spirito sopra descritte: ha dunque i nervi tesi come le corde di un’arpa svizzera. Perciò, quando la Bizzotti si alza dalla sedia, le si avvicina, e con le mani appoggiate sui fianchi le chiede: «Ti sei messa in discussione?» la povera Cicolella, persa tutta la sua grazia premurosa e gentile, risponde: «Fan’culo!» La Bizzotti resta in piedi come la classica statua di sale. Il DS sussulta, spalanca la bocca, poi accenna a un intervento moderatore: «La prego, si contenga, prof. Cicolella». «Fan’culo!». «Prof. Cicolella, le ho detto di contenersi!». «Fan’culo! Fan’culo! Fan’culoo!». La Cicolella, urlante, piangente, del tutto fuori di sé, viene presa sotto braccio e accompagnata fuori da un collega. La Bizzotti strabuzza gli occhi e si guarda in giro come per chiedere solidarietà. Due o tre insegnanti commentano tra loro a bassa voce: «Ha fatto bene, finalmente qualcuno che glielo dice, a quella!». La signora Lopomo sospira di sollievo: «Questi sono tutti matti». I due rappresentanti degli studenti sono paonazzi per lo sforzo di contenere le risa. Finalmente il DS chiude il registro dei verbali e dichiara: «Data la situazione, la riunione è aggiornata a data da stabilirsi».

Brian, che sta sghignazzando a tutto spiano, sarà punito, forse, un’altra volta.

Alfonso Indelicato

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