Il commento (di G.Mazzini). L’eredita di Almirante e Rauti nella vittoria della destra alle politiche

Il successo di Fratelli d’Italia si deve anche a questa storia. E bene ha fatto Giorgia Meloni a rifiutare i diktat pelosi della sinistra che le chiedevano di togliere dalle bandiere di Fratelli d’Italia la fiamma tricolore

Giorgio Almirante

Nelle infinite analisi sul trionfo elettorale di Giorgia Meloni poco spazio è stato dato al contributo missino. A quel portato storico derivante dagli “esuli in patria”. Così il politologo Marco Tarchi definì gli eredi del fascismo in Italia. Una comunità numericamente non trascurabile in grado di raccogliere nelle elezioni del dopoguerra sempre tra i due e i tre milioni di voti ma ghettizzata dalla discriminante antifascista

Il successo di Fratelli d’Italia si deve anche a questa storia. E bene ha fatto Giorgia Meloni a rifiutare i diktat pelosi della sinistra che le chiedevano di togliere dalle bandiere di Fratelli d’Italia la fiamma tricolore. Non tanto per una questione elettoralistica (i vecchi missini non sono più numericamente significativi) quanto per il rispetto di un passato. IL MSI, fondato nel 1946 e sciolto nel 1995, ha avuto nella sua storia sei segretari politici. Su tutti spiccano due nomi: Giorgio Almirante che ha retto il partito per vent’anni (1969-1987) e Pino Rauti segretario per meno di due (1990-1991) ma punto di riferimento per quasi mezzo secolo della destra sociale italiana.

Giorgio Almirante ha guidato il partito in una delle fasi più tragiche della storia italiana (gli anni di piombo dove caddero decine di militanti missini al grido “uccidere un fascista non è reato”). In quei difficili anni cercò di modernizzare il partito allargando la base elettorale. Furono gli anni della Maggioranza Silenziosa un movimento spontaneo e trasversale che il 13 marzo 1971 scese in piazza a Milano con una grande manifestazione di protesta contro le violenze della sinistra extra-parlamentare. La Maggioranza Silenziosa raccoglieva persone della destra liberale, cattolica, laica, accumunate dal rigetto dell’ideologia comunista imperante.

Almirante cercò di cavalcare quel movimento creando una Destra Nazionale (1972) che ebbe un grande successo elettorale ma non riuscì a trasformarlo in politico per via di quell’arco costituzionale di matrice antifascista voluto da Dc e PCI. 

Oggi Fratelli d’Italia si rifà indirettamente a quell’esperienza raccogliendo consensi non solo a destra ma allargando la base di destra, come immaginato proprio da Almirante.

Altro visionario troppo avanti rispetto ai tempi è stato Pino Rauti, l’anima sociale della destra missina.

Da sempre sostenitore dello “sfondamento a sinistra” ovvero dell’ipotesi di conquistare i voti a sinistra quando intuì che con la crisi del Partito Comunista le fasce povere della popolazione non avrebbero più avuto rappresentanza politica. Oggi il 29% dei voti di Fratelli arriva dalle fasce più umili della popolazione. Clamorosa e paradossale in questa chiave la vicenda di Isabella Rauti, figlia di Pino e parlamentare di Fratelli. Candidata a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia, ha sbaragliato Emanuele Fiano con il 45% dei voti contro il 30 dell’ormai ex parlamentare del PD. Ma Giorgia Meloni è anche in debito con l’ultimo dei segretari del MSI Gianfranco Fini che le è stato … maestro. Ma nel senso zen del termine laddove “ti è maestro anche chi sbaglia indicandoti indirettamente la via”. L’imperdonabile errore di Fini di rinnegare la sua storia e quella della sua comunità politica è un insegnamento che Giorgia Meloni non dovrà mai dimenticare.

Gianluca Mazzini

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