Addio a Günther Maschke, il Gomez Davila tedesco

Maschke riunì la produzione di Carl Schmitt quale costituzionalista nel volume Pace o Pacifismo?, il secondo grande volume da lui curato delle opere del giurista tedesco

Günther Maschke

Il conflitto tra Russia ed Ucraina era scoppiato da appena due giorni era, quando sulla Frankfurter Allgemeine comparve l’annuncio funebre della morte di Günther Maschke;  i firmatari si impegnavano  a “onorarne la memoria e ad avere cura del suo lavoro”.

Manteniamo ora la nostra promessa!

Conobbi Günther Maschke nel 2005 alla Fiera del Libro di Francoforte. Ero appena tornato dal mio periodo di studi all’Università di Siviglia, e mi trovavo alla Fiera come tirocinante di una piccola casa editrice estera. Quando la discussione toccò Juan Donoso Cortés, Maschke citò le ultime parole del dittatore Narvàez, che Donoso Cortés aveva difeso nel 1848 con il suo Discorso sulla Dittatura. In punto di morte, alla domanda del  sacerdote se voleva perdonare i suoi nemici, il dittatore rispose:” Io non ho più nemici. Li ho eliminati già tutti.”

A Maschke piaceva scioccare o mettere alla prova il suo interlocutore assumendo posizioni fortemente reazionarie. In lui brillava l’energica natura del grande proprietario terriero spagnolo, l’arroganza del latifondista, in pieno contrasto con la sua assoluta umiltà come autore. Consapevole di non poter aggiungere nulla di decisivo a quanto prodotto dai grandi del pensiero, concentrò ben presto il suo lavoro sull’attività di critico ed di editore. Leggendarie sono diventate le sua pre e postfazioni ai Classici della Reazione della casa editrice Karolinger.

Se vogliamo ridurre ad una sintesi, l’insieme degli apparati di note a corredo di testi, a volte oscuramente minacciosi o lucidamente contrastanti, allora possiamo usare queste parole: “la differenza tra destra e sinistra è sempre attuale, ma, quanto più la Rivoluzione avanza, diventa sempre più difficile da cogliere”. Se i primi grandi reazionari come Joseph De Maistre e Louis de Bonald potevano trovare le radici sia della loro passione che a volte della loro pedanteria nella fiducia dei loro contemporanei che la Tradizione potesse essere salvata, così chi proseguì sulla loro linea di pensiero, come Juan Donoso Cortés o  Auguste Romieu, era costretto a  sostenere la Monarchia ed affermare la legittimità del cesarismo.

Già Otto von Bismarck controbatteva ai legittimisti prussiani che tutto l’esistente era ormai radicato nella Rivoluzione. E anche per lui l’unica soluzione era rappresentata dal Cesarismo.

Nell’epoca della rivoluzione trionfante la destra ormai non può più derivare la sua posizione politica semplicemente dalla tradizione, ma deve invece essere creativa e darsi strumenti nuovi contro il senso di sconfitta. E Maschke ha tenuto a bada questo senso della sconfitta con un lavoro instancabile, che diventava un piacere estenuante, ma senza mai prendersi alcuna libertà creativa, perché era consapevole di aver già sperimentato troppo per permettersi ulteriori delusioni.

Come Gomez Davila con il suo Escolios a un texto implicito, così Maschke elaborò il proprio pensiero nelle annotazioni all’opera del costituzionalista Carl Schmitt, con la differenza però che nel suo caso il testo annotato esisteva davvero. Grazie alle sue  sconfinate conoscenze era felice di dare suggerimenti a noi meschini, ma proprio questa grande sapere lo frenava nello scrivere. Oh, quanto gli dobbiamo essere grati! Toccati dalla fortuna di essere nati dopo di lui, dobbiamo assumerci il compito di scrivere quello che Maschke aveva ritenuto non meritevole di essere pubblicato-.

Nel numero di luglio 2021 Sezession pubblicò un’intervista a Günter Maschke, in cui egli cercò di inquadrare politicamente il suo maestro Carl Schmitt: “Era di destra, direi. Ma sarebbe anche una intrusione nel suo pensiero,  Si deve costruire una diga contro il caos. Chi sconfiggerà il caos, chi farà cessare la guerra civile?” Il suo primo teorema fondamentale ci dice che l’elemento distintivo del politico è la distinzione tra Amico e Nemico. Esso è al centro della prima grande volume delle opere schmittiane pubblicato da Maschke, Stato Grande Spazio Nomos. Dalla fine della seconda guerra mondiale la guerra civile si è esteso al mondo intero. Solo chi ha chiara questa differenziazione politica, riesce ad avere un orientamento nella comprensione quotidiana dei processi politici.

L’ex presidente statunitense Donald Trump con istinto populista definì la globalizzazione come il Nemico, ma anche questa posizione, come tutte le determinazioni politiche, è stata fatta diventare un tabù. Noi rinunciamo infatti alla individuazione del nemico, mentre il contesto della politica è scomposto in una successione di avvenimenti (immigrazione, coronavirus, Ucraina), dii fronte ai quali si assume una posizione in funzione dell’esito di indagini demoscopiche. Ma la politica non è il libero gioco della domanda e dell’offerta.  Prima di seguire l’opinione pubblica, bisogna decidere se ci si pone dalla parte della Rivoluzione, o contro.

Maschke riunì la produzione di Carl Schmitt quale costituzionalista nel volume Pace o Pacifismo?, il secondo grande volume da lui curato delle opere del giurista tedesco. Nel diritto costituzionale europea le nazioni sovrane possono farsi guerra l’un l’altra, ed è proprio in questa “diritto a far guerra” che risiede la sovranità dello Stato. Il pacifismo del’ international law anglosassone dalla fine della prima Guerra mondiale criminalizzò invece la guerra offensiva, in senso chiaramente antitedesco. Dal secondo dopoguerra la Grande Potenza Mondiale poteva invece in nome dei diritti dell’uomo intervenire in conflitti per farli terminare o per punire i nemici dell’umanità. 

Per questi motivo gli interventi nei conflitti hanno il carattere del pacifismo, con cui cui nulla a che fare hanno le richieste di pace, che assumono invece una specificità assolutamente politica.

Si passa dal nemico legittimo alla guerra legittima. Il nemico non viene più riconosciuto come legittimato nel suo ruolo, ma si conduce invece una guerra giusta contro un nemico ingiusto, distruggendo così ogni possibilità di raggiungere la pace, come chiaramente spiegò Maschke in un colloquio con Julien Freund. 

Dopo la guerra fredda si è formato sempre più chiaramente un ordine mondiale multipolare  , in cui potenze regionali hanno difeso la loro sfera d’influenza da intrusioni esterne. E così appare chiara la trasformazione dello Stato nazionale  in Stato caratterizzato da un modello di civilizzazione, e che può essere definito sovrano quando esercita la propria influenza su territori organizzati in armonia con  la propria civilizzazione, con la capacità, se necessario, di far sentore la propria forza anche al fuori della propria sfera d’influenza. Russia, Cina, India sono Stati di questo tipo, e può aspirare ad esserlo anche la stessa Turchia.

Cosa ci dice sull’Europa Günther Maschke nella sua ultima intervista, che fu  pubblicata dal periodico Cato? L’Europa non può essere considerato un Grande Spazio, perché nell’Unione Europea non c’è nessuna omogeneità tra gli Stati federati, perché non sussiste alcun soggetto europeo egemone che possa illuminare l’intero continente con le sue idee politiche. Vuole l’Europa continuare a essere manipolata come testa di ponte e zona  cuscinetto dell’ordine mondiale unipolare? Non ci è proprio consentito di avere il timore di lasciare questa domanda inevasa.

All’ultimo congresso di Alternative für Deutschland, una mozione chiedeva di costruire l’Europa come soggetto autonomo in un mondo multipolare. La richiesta era sicuramente all’altezza de nostri tempi, ma – anche a causa della sua radicalità – provocò una discussione che andò fuori dalle righe senza alcuna conclusione se non la sua trasmissione al comitato esecutivo nazionale. Dei chiarimenti sono sicuramente necessari  per inquadrare meglio questa sfida, perché Il multipolarismo non presuppone inevitabilmente una Dexit, un’uscita della Germania dall’Unione Europea, cosa assolutamente non facile da ottenere. La Gran Bretagna ha potuto farlo perché è simile ad una nave di pirati che veleggia davanti alle coste europee. Il compito della Germania appare invece quello di costruire interno a sé un polo per il cambiamento. Ed in questa prospettiva sono più rilevanti i rapporti di forza che i trattati comunitari.

Unipolarità ha un solo significato: Gli Stati Uniti d’America dominano il mondo, per rendere felice ogni terra con la loro ideologia dei diritti umani, che oggi si chiamano LGBTQ, BLM et similia. In un mondo multipolare sono invece le potenze regionali a decidere cosa sia importante e come si viva nelle rispettive zone d’influenza.  Ovviamente il conflitto unipolarità/multipolarità si è espresso fine alle sue ultime conseguenze anche nel recente conflitto tra Russia ed Ucraina. Il nazionalismo di facciata, a volte camuffato da atteggiamenti fascisteggianti, altre volte presentatosi con tinte liberali, serve a nascondere quel conflitto rendendo nel contempo l’unipolarismo  accettabile per quegli ambienti che altrimenti rifiuterebbero nella sua essenza l’ideologia della felicità fondata sui diritti umani.

La risoluzione sull’Europa sottoscritta da membri della AfD contiene la richiesta di un sistema europeo comune di difesa, che merita di essere ulteriormente discusso e sviluppato. La Nato non garantisce in prima battuta la difesa dei suoi Stati membri, ma la sicurezza del dominio statunitense sull’Europa, così come la lega di Corinto garantiva l’egemonia macedone sulla Grecia, con la differenza però che la Macedonia apparteneva alla Grecia, mentre gli Stati Uniti sono estranei all’Europa.

Ovviamente lo Stato egemone difende gli Stati da lui dominati, nel moment in cui difende la propria sfera d’influenza. Ma provoca anche il pericolo, che la reazione di altre potenze alla sua espansione vada proprio a colpire direttamente gli Stati vassalli. La questione chiave risiede nell’egemonia statunitense sull’Europa, fase preliminare dell’unipolarismo, che attraverso la protezione militare opera sempre più la trasformazione dei popoli, per cui l’Europa è sì protetta militarmente, ma non in armonia con i suoi interessi e la sua natura.

Il compito di un’alleanza militare comune di difesa sarebbe proprio quello di difendere l’Europa per sé stessa. I sostenitori della Nato risponderebbero: “Fino ad ora non è ststo possibile, non vale proprio la pena di provarci!”.

Tutte le uscite dalla miseria tedesca passano al di sopra dellEuropa.

Ed in questo Günther Maschke può ancora aiutarci.

Dimitrios Kisoudis (traduzione di Antonio Chimisso)

Dimitrios Kisoudis (traduzione di Antonio Chimisso) su Barbadillo.it

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