“Più forte del fuoco” ovvero la vita spericolata di un ordinovista siciliano

Un racconto autentico tra trasgressioni coraggio capelli lunghi e rock

 

L’errore è stato quello di aver raccontato gli Anni Settanta attraverso l’unico registro della pesantezza, del piombo e dell’ossessione politica. Ingredienti, per carità, presenti. Ma non unici e forse neanche dominanti. Sarà probabilmente il tempo a dirci quanto sia stata entusiasmante e distruttiva quella stagione. Un’epoca di cambiamento entro la quale si è sperimentato di tutto: dal vestiario, alla musica, ai rapporti sociali, allo sport, alle droghe, alle arti grafiche, all’improvvisazione liturgica, al sesso. Non tutti gli esperimenti sono però riusciti col buco, giusto ammetterlo. E persino la politica non è stata solo violenza. Ma sono stati anni da viver intensamente. 

Francesco Rovella, oggi stimato gallerista catanese, li ha vissuti appieno, pagando sulla propria pelle un prezzo altissimo. Il paradosso che rischia di disarcionare quanto premesso, è che la sua esperienza ha come asse fondamentale la militanza politica a destra, tra le fila di Ordine Nuovo con i galloni di reggente. Ma anche in questo c’è qualcosa di originale, differente. Teatro principale è una raggiante Catania. Le parole di Carmen Consoli calzano a pennello. Perché era una città viva, in espansione, godereccia e iperattiva. Più forte del fuoco (Settimo Sigillo) è un testo che ti trascina dentro un racconto che non ti permette di staccare lo sguardo dalla pagina. 

Una biografia, possiamo catalogarla così. Che però ha uno scopo ben preciso: capire perché un giovane e viziato figlio della borghesia etnea, longilineo e aggraziato nei modi, abbia deciso di vivere al cento per cento un moto di liberazione generazionale, abbracciando con polso da leader quell’ondata di illegalità diffusa che fu cifra di quei lunghi Anni Settanta, incastonati tra due stragi: quella di Milano e quella di Bologna.

La storia di Rovella risulta interessante perché mette ordine su di una tipologia umana poco indagata dalle inchieste giornalistiche di grande respiro, quella dei cosiddetti fascisti di sinistra. Giovani vogliosi di far la rivoluzione, con l’ansia di abbracciare e mutare il proprio tempo. Fuori dalle nostalgie o dalle liturgie di partito, ma senza rinnegare un sentimento patriottico che, nella declinazione di allora, non stava nell’appartenere allo stesso territorio, ma nel vivere la medesima idea. In mezzo tanto rock, capelli lunghi, provocazioni, violenza e un pizzico di piacere. 

Scritte sui muri di Roma di Ordine Nuovo

Le pagine di Più forte del fuoco partono dalla vicenda carceraria, dalla durissima esperienza di sopravvivenza mentre i delinquenti comuni, pur di accreditarsi tra i Nap, non si facevano scrupoli a piantare una coltellata nella doccia a un nero. Un’ansia incredibile. Ma il cuore del libro è decisamente più avanti. In quell’inquietudine che non lascia scampo e con la quale, molti di quelli che hanno militato non solo a destra, hanno dovuto fare i conti. 

@barbadilloit

Géza Kertész

Géza Kertész su Barbadillo.it

Exit mobile version