Bologna. Nascono Sardine e finiscono assessori: Santori si candida con il Pd

Il leader del movimento riduce la sua rivoluzione lessicale antisovranista alla ricerca di uno strapuntino nella giunta emiliana

Mattia Santori, uno dei leader delle Sardine in Emilia Romagna

Da rivoluzionari a pompieri, da Sardine al Pd, con la promessa di un assessorato. Finisce così, in farsa, la parabola del movimento dei tre ragazzi bolognesi anti Salvini. Mattia Santori, il leaderino dal lessico forbito e arzigogolato, cresciuto nella batteria di Romano Prodi, sarà nelle liste del Pd per il consiglio comunale di Bologna. Il partito ha assunto l’impegno di conferirgli un incarico in giunta. Ne dà notizia sia il manifesto con un articolo di Andrea Carugati, sia Antonio Rapisarda su Libero.

Il rinnovamento della politica professato da Santori ha avuto senza dubbio l’effetto di sbarrare la strada alla conquista della Regione Emilia-Romagna da parte delle destre popolari, ma nei fatti l’esperimento non ha rigenerato il Pd, che resta un partito di establishment, attento solo ai temi del mondo gay o interessato all’introduzione dello ius soli (che non è una priorità per nessuno, al punto che il campione olimpico Jacobs si è sfilato da possibili campagne per una legge allo stato distante dalle priorità del popolo).

Anche Santori, alla fine, si rivela una costruzione da laboratorio di alternativa al sovranismo: la sua sensibilità per le piazze ha ricalcato i vecchi schemi progressisti del movimentismo, ma il suo antiradicalismo non è stato altro che la via breve per un posto in consiglio comunale. La battaglia contro il populismo e il sovranismo si è tramutata nella ricerca di una “seggiola” in consiglio comunale (se sarà eletto dai cittadini bolognesi). Tanto rumore per nulla, ovvero per uno scranno.

Gerardo Adami

Gerardo Adami su Barbadillo.it

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