Il caso. Ancora un pestaggio a Livorno, fermare la violenza in politica

di stefanoRieccoci a commentare la violenza politica. Come se fossimo nel 1978, piuttosto che quarant’anni dopo. Se è vero che la storia – per dirla con Marx – si ripete due volte, qui siamo alla farsa degli anni di piombo. E ciò, però, non vuol dire che la situazione sia da sottovalutare, tutt’altro.

A Livorno, un militante di Casapound è stato pestato da un commando di antifascisti militanti davanti agli occhi della compagna, incinta. L’uomo è stato aggredito da quattro persone incappucciate che l’hanno ridotto al punto da rendere necessario il ricovero in codice rosso in ospedale. La sua colpa sarebbe stata quella di tentare di raddrizzare alcuni manifesti della Tartaruga che erano stati rimossi e stracciati. Dalle notizie che si susseguono sugli organi di stampa, la vittima del brutale pestaggio rischia di perdere la vista a un occhio.

Non è il primo caso del genere, in questa schifosa campagna elettorale. Si sta creando un clima pessimo, pesantissimo. Simone Di Stefano, leader di Cpi, ha chiesto al Ministro degli Interni Marco Minniti di intervenire subito: “E’ incredibile quello che sta accadendo in Italia – afferma in una nota il segretario nazionale di CasaPound  – Mentre le più alte cariche dello Stato vanno manifestando e lanciano allarmi sul sedicente pericolo fascista, gli antifascisti lanciano cacce all’uomo, rivendicano con orgoglio brutali pestaggi, aggrediscono e insultano le forze dell’ordine nella totale impunità. Al nostro militante gravemente ferito, va la più totale solidarietà e vicinanza del movimento. Al ministro Minniti, invece, che non ha ritenuto di spendere una parola sulle minacce di chi ha promesso di mettere a ferro e fuoco Roma per impedirci di parlare al Pantheon questo pomeriggio, annunciando perfino una manifestazione non autorizzata nella ‘green zone’, chiediamo invece cosa si debba aspettare ancora per intervenire. Gesti vigliacchi come questi, o come quelli di Torino, Piacenza, Palermo, non fanno altro che rendere plasticamente evidente qual è la verità storica del periodo in cui viviamo: un movimento come CasaPound che si organizza, si impegna, si presenta alle elezioni e cerca di cambiare l’Italia facendo politica e una massa di vecchi partiti che, pur di mantenere il loro posto alla guida del paese, cedono ai ricatti dei violenti”

Le elezioni, complice la crescita mediatica dei movimenti di destra, ha indotto la sinistra a riscoprire l’antico cavallo di battaglia dell’antifascismo. Non è un mistero che questo sia stato l’unico argomento in grado di operare una sintesi tra mondi altrimenti irriducibilmente diversi tra loro. Pian piano, dagli slogan elettorali c’è stato chi ha pensato bene di rispolverare l’antifascismo militante. Il risultato è una campagna elettorale tra le peggiori della storia recente, giocata su piazze mobilitate su un fronte al quale la maggioranza degli italiani è completamente disinteressata.

L’avversario politico, poiché “fascista” (quindi a ricasco, razzista, sessista e via censurando) perde la sua umanità. Pertanto diventa una bestia, rozza e violenta, da incerottare con lo scotch (come a Palermo) da pestare senza pietà. Si organizzano delle battute di caccia da gettare in pasto ai social network, da rivendicare con volantini e comunicati. Una violenza militante disumana e disumanizzante quanto completamente inutile e fuori posto, senza senso. Che può avere un solo corollario, l’innesco di una spirale di odio, rabbia, lacrime e rancore che non farebbe bene proprio a nessuno. Non si aspetti che qualche ragazzino, di qualunque parte sia, di qualunque colore abbia la maglietta, ci rimetta la vita. E’ una storia che l’Italia ha già vissuto e che nessuno, ora, deve permettere che possa tornare a succedere.

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Alemao

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