Bang! Lo strano caso del dottor Robinson e di mister Bill Cosby

bill_cosby_okkkkkk-H141205151736Stare sempre in casa non si può pure se vorrei, eccome se lo vorrei. Tocca scendere le scale, lasciare il tugurio e andare tra i mostri. Sperando di non acchiappare nessuna delle fune rotte mie sodali. Reggere il contatto umano si fa sempre più difficile senza il conforto di un bel Fernet al bar Seul ’88. Ataru il barista mi guarda strano: “Ma sono appena le dieci…” mi fa. “E allora mettici pure un goccio di Sambuca!”. Che ne sa lui quanto è difficile digerire la sola vista dei sette sciemi che ho incrociato dal portone di casa al bancone del bar.

Mentre stavo a cincischiarmi il bicchiere, una volante a sirene spiegate si ferma sgommando davanti all’entrata del Seul ’88. Escono due guardie e un ispettore. Lo riconosco subito: solo un uomo, in tutta Hokkaido, c’ha lo stomaco di girare a fine maggio con l’impermeabile addosso, per giunta di un improponibile marroncino. “Jigen, maledetto tu qua stai!”. Zenigata c’ha questo di bello: praticamente niente. “Paparino! che bella sorpresa, stai cercando me? Se mi prometti che finisco in isolamento ti giuro che mi canto pure chi ha ammazzato Salvatore Conte”. “Stavolta ti è andata bene, barbettino malefico. Tu non mi servi. Sto cercando il dottor Robinson che l’hai visto per caso?”.

Niente di meno. Lo sapevo io che faceva le operazioni false alle vecchiette della New York bene per incassarsi i fondi dello Stato del Massachusetts. “Zazzà, non l’ho visto. Ma perché lo cerchi?”. Zenigata si fa serio. Si gira verso appuntato e brigadiere, gli sfila una banconota da sette yen e sussurra: “Andatevi a pigliare una cosa fresca alla salute mia”. Le guardie si allontanano e rimaniamo soli io e lui.

“Jigen, qua il fatto è grave”. Niente di meno, e due. “C’ho il mandato dell’Interpol, per una volta mi hanno detto di lasciar perdere voi e cercare lui”. Il viso mio assume una smorfia di malcelato orgoglio offeso. Lui si fa serio, si fa vicino e abbassa la voce: “Metteva le pasticche di sonnifero nei cocktail per violentare le attricette americane e ora si deve fare il processo”. Non ci credo. Cioè, una cosa del genere me la posso aspettare da Ataru il barista che è un morto di fregna dai tempi dei liceo con Sakura e Lamù mica da un uomo di specchiata fede e sicura onestà come il dottor Cliff Robinson.  “Jigen, era un demonio. Di giorno faceva il tipo elegante, il personaggino dolce e buono poi la notte si trasformava e andava acchiappando guagliuttelle da addormentare. Dottor Jekyll e mister Hide, tieni presente? Lui faceva il dottor Robinson e mister Cosby”.

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“Chissà come l’avrà presa la signora Claire, l’avvocato, una donna così perbene lei”. “Seh – dice Zazzà – se ne fotte assai. S’è messa a fare politica, Claire for America. Sfoga contro Donald Trump”.

“Ma i figli come l’hanno presa? Theo, quel cazzaro senza spina dorsale sarà distrutto dal dolore”. Zenigata si aggiusta il cappello e sbotta: “Quello da qualche anno s’è messo a fare il cantante rap. Si fa chiamare Nigga Black 56849 Ypsion Five. Dice di venire dalla strada, di essersi fatto largo nel ghetto e tutte quelle puttanate da sottoproletariato sfigato. Gli crede solo la Sony che lo produce e sette ragazzini bianchi dell’Harlem gentrificato”.

Sono basito. Non perché non me lo aspettassi ma perché devo ammettere che i complottari tenevano ragione. Uno che c’ha ammorbato per decenni con la storia della famigliola felice retta con la dolcezza di quei maglioni più improbabili di Tavecchio presidente della Figc deve per forza nascondere qualcosa. Di grosso. Il dottor Robinson è un rettiliano, mi avevano detto. Da oggi mi toccherà credere pure ai dischi volanti. Zenigata si alza, mi paga il Fernet corretto e fa per andarsene.

“Zazzà, solo per curiosità: ma come si chiama il reato di cui deve rispondere Robinson?”.  “All’inizio pensavamo violenza sessuale però prima ne è uscita una, poi altre cento. Alla fine, tra prescrizione e risarcimenti, solo una è rimasta in gioco. Ma sai come è la giustizia nell’America civile, progredita e occidentale. Alla fine te lo dico io perché passerà un guaio Robinson, per peculato perché il sonnifero che metteva nei drink se lo rubava dall’Asl”.

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Daisuke Jigen

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