Bang! Mai più liste bocciate con il corso di formazione per tecnici elettorali

Stefano FassinaLe cose non vanno più bene come una volta. È la crisi. Prima bastava entrare in una casa qualunque e una collanina d’oro pure la trovavi, una cosarella di soldi pure si faceva. Adesso niente, solo bollette, scommesse e buste di Equitalia. Così Lupin, detto Arsenico, s’è messo in testa di voler cambiare mestiere. Io glielo voglio pure spiegare che ormai teniamo un’età e nessuno ci piglia più a faticare ma quello niente, s’è fissato. Così sta tutto il giorno a casa a compulsare internet, sui siti del lavoro quelli tipo occasionedellavita.com, clickaquiperlostipendio.it, concorsissimo.org, che riciclano gli annunci di ventisette anni fa per fare sette-otto clic in più.

Lupin non ride più. Sta sempre a casa, con la canottiera bianca e il mutandone a righine azzurre, ancora quello della prima serie. Ci ha provato persino Goemon a scuoterlo ma portarlo all’agenzia di scommesse ha solo peggiorato la situazione. Io gli sto vicino, che devo fa? Sta triste però, forse, una soluzione – peggio del male – l’ha trovata.

“Jigen! Teniamo settemila yen?”. Giuro, se comincia pure lui a cercare soldi giuro che mi vado a consegnare da Zazzà e mi metto a fare il pentito. “Jigen, ho trovato! Guarda qua”. E mi passa il telefono scassato da mille e mille ricerche su facciosoldi.eu. “Corso di formazione regionale per tecnico elettorale”, c’è scritto. “Non capisci, Jigen? E’ il lavoro del futuro!”. S’è ammattito, mi tocca abbatterlo. “Ma tu hai visto che è successo a Roma?”. Vuoi vedere che a me poco e niente me ne frega del sindaco di Nagasaki, figurati se mi metto a pensare ai casini che fanno là. Sbuffo e cerco con lo sguardo una mazza ferrata. “Hanno cancellato talmente tante di quelle liste alle elezioni che manco ti puoi immaginare. Cioè, gente che spende i soldi per fare i manifesti, che comincia a muoversi casa-casa e poi si trovano fuori gioco perché non c’è la competenza giusta per la compilazione debitamente adottata dei necessari adempimenti burocratici che per legge sono dovuti”. Ora mi comincia a parlare come un manuale Cencelli, la mazza ferrata non c’è e mi tasto la giacca per capire se ho portato con me la pistola.

“Noi, invece, ci andiamo a fare il corso e diventiamo dei tecnici specializzati nella preparazione e presentazione delle liste per ogni agone elettorale, dal parlamento fino all’assemblea di condominio. Ci apriamo una partita Iva e ci mettiamo a fare i professionisti del settore”. La pistola ce l’ho ma m’ero scordato che non tengo manco mezza cartuccia, i soldi so’ veramente pochi mannaggia.

“Eddài, pensaci bene, Jigen! Il mercato c’è. Manco i comunisti più sanno come si fanno le liste. Era l’unica cosa che gli era rimasta dai tempi di Peppone, ora è finita pure per loro. Cioè, ma tu hai capito il fatto di Fassina? Fai un casino che non finisce più, fai le scissioni, fai le liste, fai il programma, ti impegni perché sai che comunque perdi ma sai pure che stare in mezzo alle elezioni di Roma ti serve se no chi se la fila ‘sta Sinistra Italiana che mo’ hanno fatto? E poi niente, nitch, nisba , figura barbina e tutti che li sfottono su internet”. E non la finisce più di parlare: “Se ci stavamo noi col patentino regionale di tecnici elettorali, Fassina faceva una bella figura e un po’ di promozione al partito. A fronte di una modica spesa fatturabile e scaricabile dalla dichiarazione dei redditi”.

“Fujiko che ne pensa?”, mi gioco consapevole l’ultimissima carta: meglio pazzo per un femminone esagerato come lei che per ‘ste minchiate. “E’ proprio lei che mi ha aperto gli occhi, dice che s’è scocciata di andar girando con le zinne da fuori per elicotteri, funi, atterraggi per l’incertezza costante. Vuole sicurezza”. Ora ho capito tutto. Chi era quello che diceva “che bello stare tra uomini, ma perché non siamo nati tutti finocchi?” Melandri! Rambaldo, ma non potevo fare società con te e il conte Mascetti invece che con ‘sti squilibrati?!? Basta così.

Mi alzo, mi aggiusto il cappello e faccio per andarmene. “Jigen, oggi pomeriggio vado subito alla scuola di formazione. Mi accompagni?”. “Non posso, devo andare a suicidarmi ai piedi del mausoleo di Lenin”.

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Daisuke Jigen

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