Diciassette anni sono tanti, forse troppi; corrispondono a quattro olimpiadi, corrispondono ad Atene 2004. Ecco, da Atene a Tokyo, un viaggio lungo tante sofferenze e delusioni, tanti chilometri, ma anche e soprattutto, tanti anni.
L’Italbasket torna a festeggiare un traguardo che di per sé non dovrebbe essere importante, ovvero i quarti di finale, ma per una nazionale sempre stata forte, con grandi campioni che hanno militato in NBA e nelle squadre di vertice dell’Eurolega, non arrivare mai oltre il primo turno, per ben 17 anni è un risultato degno di nota. Questo primo obiettivo raggiunto deve però essere solo un trampolino di lancio perché i giovani italiani hanno dimostrato già nel pre-olimpico di avere tutte le carte in regola per poter competere ad alti livelli. Non si batte la Serbia in finale, se non si è squadra.
Ecco, questo è un ritornello che torna spesso, dopo Mancini che ha creato un gruppo solido all’Europeo, Sacchetti ha fatto lo stesso. Ha selezionato i migliori giovani e rinunciato a campioni come Datome, Belinelli e Gallinari, almeno, per il torneo pre-olimpico, ha puntato su Mannion, Polonara e Melli e ha lavorato sulla mentalità di squadra, ha oleato i meccanismi e dato fiducia a chi ne aveva bisogno. Tutti sono importanti e non importa quale sia il quintetto base, tutti danno il proprio contributo essenziale per il bene della squadra, così anche le rotazioni diventano fondamentali per far rifiatare chi ha speso tanto, ma a consolidare anche qualche punto che non guasta mai. La retina avversaria continua a riempirsi di tiri da due, da tre; quella italiana, invece rest spesso intonsa. Questo è l’altro punto di forza del team di Sacchetti, riuscire a dominare in fase difensiva.
La Nigeria, non è una squadra scarsa, qualche settimana fa ha sconfitto il dream team USA senza problemi, e inoltre è guidata da un grande CT, Mike Brown (Vice di Steve Kerr) ha impensierito gli azzurri fino al quarto quarto, momento in cui si sono alzate le barricate difensive azzurre: parziale 24 ad 8. Gli ultimi punti, quelli decisivi sono stati messi a segno da Mannion, che dopo un anno di apprendistato presso la corte di Curry e Thompson ha imparato come gestire i momenti di tensione con lucidità e leggerezza. Leggerezza che ormai sembra essere di casa anche per il Gallo, Gallinari, che di rientro da un’esaltante stagione con gli Atlanta Hawks, si è messo a disposizione di Sacchetti e con la sua esperienza e forza, sta aiutando questo gruppo a crescere e a superare le difficoltà.
Non è un caso che ora l’Italia sia di nuovo ai quarti di un torneo olimpico. L’alchimia perfetta che si è creata lascia ben sperare, manca poco per tornare a sognare una medaglia, ma soprattutto serve anche un pizzico di fortuna d’ora in avanti…per rendere ancora più azzurra questa memorabile estate 2021.