Grazie per aver ricordato questa bella lirica, più crepuscolare che futurista, del sommo Ardengo Soffici. Vorrei fare due osservazioni. La prima: conobbi per la prima volta questi versi leggendo l’antologia della letteratura italiana di Carlo Salinari. Salinari, “gappista” e partecipe dell’attentato di via Rasella, avrebbe potuto essere uno dei mandanti dell’uccisione di Soffici. In un primo tempo, infatti, come rivelò il nipote di Gentile, Giovanni Gentile Jr, i partigiani avevano pensato di uccidere invece del filosofo “l’uomo del Poggio”, che si era schierato a favore della Rsi collaborando a “Italia e Civiltà”. L’ipotesi fu scarta perché Soffici non era una figura dall’alto valore simbolico come il filosofo, e forse anche perché Gentile era depositario di troppi segreti che era bene morissero con lui. Questo non impedì comunque a Salinari di rendere il debito omaggio al poeta, che per altro fu superiore al politico.
La seconda: Palazzeschi, cui il poeta si rivolge nella lirica , gli aveva giocato poco prima un brutto tiro, almeno a quanto mi raccontò il critico d’arte Corrado Marsan. Era stato lui, poco più che un ragazzo ma già legato a Marinetti, a indicare a Boccioni, impegnato nella sua “spedizione punitiva” alle Giubbe Rosse, chi era appunto Soffici, reo di aver stroncato la mostra di pittura futurista milanese, rendendogli possibile di bastonarlo. La vita a volte è più complicata di quanto pensiamo…
Grazie, Enrico, di queste notizie che ignoravo, io sono un ammiratore di Soffici pittore scrittore e poeta, e fin dalle medie fui colpito dai versi “Ospedale da campo” che trovai in un’antologia allora in uso.