
L’Italia è una nazione di suprema bellezza, molto probabilmente la più bella del mondo per tradizioni storiche, religiose, artistiche e bellezze naturali. Ai paesaggi più belli del mondo, alle città più ricche di arte si associa un clima temperato, mari, montagne, laghi, colline con una varietà di flora e fauna uniche al mondo. Insomma la grande bellezza e ricchezza in terra.
Tanto che i maggiori intellettuali europei dal Rinascimento in poi hanno ritenuto doveroso un viaggio in Italia per conoscere la cultura di due delle massime civiltà che la storia abbia espresso (Magna Grecia e Roma). Ci sono decine e decine fra i massimi scrittori, artisti, uomini di cultura che hanno ritenuto il Grand Tour in Italia (tutt’altro che faccenda di turismo) indispensabile per la propria formazione e per capire il mondo. Tra questi viaggiatori, Pavel Muratov, storico dell’arte e uomo di grande cultura (1881-1950) esperto di ingegneria, storia, iconologia, pittura, arte militare.
Nel 1907 arriva in Italia avvertendo subito un “turbamento dello spirito, dolce sino al malessere”. Gira in lungo e in largo dal Nord al Sud e, dopo aver raccolto tanti appunti e tanto materiale pubblicò, fra il 1911 e il 1912, due volumi, Immagini dell’Italia, che riscossero un enorme successo in Russia. L’edizione completa in tre volumi uscì in tedesco nel 1924, a Berlino, ed ebbe un altro grande successo. Del resto molti scrittori e intellettuali russi amavano profondamente l’Italia, da Gogol (“L’Italia è la patria del’anima”) a Mandel’stam, da Brodskji a Puskin ecc. Nel 1923 Muratov fu invitato a Roma per una serie di conferenze. Arrivò nella capitale e non tornò più in Russia. Lo fece per amore dell’Italia e per fuggire da un paese come la Russia di quegli anni, dove il comunismo toglieva la libertà, sopprimeva la bellezza e ottundeva lo spirito.
L’edizione Adelphi è introdotta da Katja Petrowskaja che ricostruisce sia la figura di questo singolare intellettuale sia la storia di questa opera rimasta capitale per comprendere la bellezza dell’Italia soprattutto da un punto di vista particolare oltre che da quello dei Russi. Infatti, come sottolinea la curatrice, Rita Giuliani, “Immagini dell’Italia ci svela molto del suo autore: se ne ricava infatti non solo una precisa visione dell’Italia e del suo patrimonio artistico, ma una compiuta teoria dell’arte, l’idea stessa di arte e di bello. L’arte – prosegue Giuliani – è per lui l’unico e l’ultimo prodigio ancora possibile, è sintesi, specchio e testimonianza di una cultura, di un modo di vivere e di percepire il mondo, perché ai suoi occhi è la sola capace di restituirci la storia e la vita passata e il tessuto spirituale dei luoghi”.
Questi due volumi illustrano con ricchezza di osservazioni e con spiegazioni che aiutano noi stessi Italiani a capire le meraviglie che abbiamo sotto gli occhi le bellezze da Venezia fino a Firenze, le città toscane e Roma con il suo “sentimento” che ispira felicità e senso della giovinezza, con rapimenti estatici nei pressi del palatino dove rivive “un mondo perduto di immagini per metà umane e per metà naturali” mostrando interesse per la vicinanza, la visione, il contatto con l’antichità. Non a caso, una volta nella Sicilia greca, sottolinea che il mito è “rischiaramento del mondo, liberazione dell’essenza spirituale di ogni cosa”.
Un’opera che è più che un diario di viaggio, è una confessione spirituale, uno di quei Baedeker dell’anima utili per educare i giovani all’arte figurativa e al senso dei luoghi e delle opere. I commenti di Muratov coniugano osservazioni personali con approfondimenti di carattere tecnico, con evidente amore per l’arte italiana che l’opera negli anni Dieci del secolo scorso trasmise ai lettori russi tanto da far parlare di una sorta di “italomania” nella Russia del tempo. Del resto Muratov era un uomo dai molteplici interessi culturali, scrisse libri acuti su vari temi, specie sull’arte, la pittura russa, quella bizantina, ma scrisse anche romanzi, racconti e opere teatrali. E’ sorprendente verificare la sua sintonia con la critica artistica inglese (Ruskin, Symonds, Pater, ecc.).
L’aspetto maggiore di questa opera, non trattandosi di una semplice guida o di appunti di viaggio, è riuscire a restituire il sentimento del momento storico e dei luoghi. Quando Muratov parla di Venezia, a esempio, risale anche alle fonti, non narra solo la bellezza dei monumenti, delle opere e delle chiese ma si rifà, se indaga il Settecento veneziano, alle opere del Casanova, se parla di Firenze non trascura né le Vite del Vasari né alcuni stralci di opere di Dante. Quando parla di Roma, le opere ma anche i richiami spirituali e letterari. Per dirla con Ampère riferendosi a Goethe, a Roma “egli percepì la presenza di quelle divinità che adorava di lontano, e si inchinò loro con religiosa devozione”. Un modo per contestualizzare al meglio i periodi attraverso un sentire che è insieme storico, letterario, artistico, spirituale.
Petrowskaja conclude l’introduzione sottolineando che “Immagini d’Italia esprime uno spazio europeo condiviso, una casa comune per chiunque sia disposto a partire alla ricerca della bellezza e delle sue immagini”. Un’opera sulla bellezza, un’opera sull’Italia.
Pavel Muratov, Immagini dell’Italia, Vol. I e II, (a cura di Rita Giuliani, trad. Valentina Parisi e Alessandro Romano)
Adelphi ed.; pagg. 476; euro 32,00 e 25,00