Romain Grosjean, ex pilota di Renault, Lotus e Haas, (con 181 Gran Premi all’attivo, 10 podi, un giro più veloce e 391 punti ottenuti), lo stesso che aveva dovuto concludere anticipatamente la scorsa stagione e dunque la propria carriera in F1, a causa dello spaventoso incidente in cui era incorso subito dopo la partenza della gara in Bahrain; ebbene, da quest’anno il francese ha trovato impiego nel campionato IndyCar, dove però non correrà sui circuiti ovali.
Il campionato americano, all’interno del quale si corre la prestigiosissima 500 Miglia di Indianapolis, è assai diverso dalla Formula 1 e non soltanto perché oltre ai circuiti stradali/cittadini sono previsti degli eventi su catini, dove si corre in senso antiorario: la serie è infatti un monomarca Dallara (per i telai), con motori Honda o Chevrolet turbo V6 da 2,2 litri di cilindrata (circa 700-750 cavalli sugli stradali), a velocità di rotazione limitata elettronicamente a 12.000 giri/min e alimentati da carburante E85 (85% etanolo, 15% benzina); il cambio è un sei marce semiautomatico con comando al volante.
La pochissima elettronica a bordo, i rifornimenti in gara, l’aerodinamica semplificata al massimo, ricordano forse un certo automobilismo del passato, un automobilismo fatto di duelli ruota contro ruota, anche di scontri e molto meno attento al lato ricerca-sviluppo, nonché alla prestazione in senso assoluto.
Insomma, è questo il nuovo teatro in cui il pilota francese ma nato a Ginevra, si è dovuto confrontare, alla guida della Dallara numero 51 della squadra Dale Coyne Racing: già all’esordio assoluto, sul circuito di Barber, a Birmingham, Grosjean si piazza settimo in qualifica, a pochi centesimi dalla fast six, arrivando poi decimo in gara, primo tra gli esordienti.
Il vero capolavoro però, messo in cascina il tredicesimo posto di St. Petersburg e saltate le due successive gare sugli ovali del Texas, sostituito dallo stesso Pietro Fittipaldi che lo aveva sostituito alla Haas nelle due ultime gare dello scorso anno, è arrivato sulla pista di Indianapolis, lo scorso fine-settimana, sulla conformazione stradale che in parte aveva utilizzato la stessa Formula 1 tra il 2000 e il 2007: splendido poleman nelle qualifiche, con il tempo di 01: 09.4396, il francese si è involato sicuro ma si è poi dovuto arrendere a Rinus VeeKay, al suo primo successo della carriera in IndyCar, ottenuto anche grazie ad una migliore tattica, dopo esser scattato settimo.
La svolta della gara è arrivata al giro 42 con il doppio sorpasso ad Alex Palou e Jimmy Johnson, prima della rincorsa alla testa, raggiunta e ottenuta con il sorpasso a Grosjean, fino a quel momento sicuro al comando: l’olandese ha preceduto l’ex F1 di 5” e lo spagnolo Alex Palou di 15, per un podio tutto europeo.
Anche se non è arrivato il gradino più alto del podio, per Grosjean la gara dell’Indiana ha tutta il sapore della nascita, trascorsi i mesi molto difficili che hanno succeduto il brutto incidente dello scorso anno, di cui sono ancora ben visibili le cicatrici delle ustioni su entrambe le mani; eppure, chissà che in questa nuova esperienza, lontana dalle esigenze e dalle richieste della Formula 1 contemporanea, Grosjean (nonostante le limitazioni del caso) non torni realmente a mostrare i tratti più puri del proprio talento, di cui aveva saputo dare enorme sfoggio ai tempi della Lotus, con prestazioni, al di là delle non poche intemperanze, assolutamente maiuscole.