Il 2 giugno 2000, festa della Repubblica Italiana, Brigitte Bardot si presentò al posto di ispezione frontaliera di Gorizia. Si stupì della carenza di personale, certo dovuta anche al giorno festivo. S’indignò soprattutto per la sofferenza degli animali, che qui giungevano nella calura e che non venivano nemmeno dissetati, come da regolamento, prima di proseguire il loro viaggio. I suoi ricordi sono stati riversati in un capitolo doloroso e memorabile del suo libro Un cri dans le silence (“Un grido nel silenzio”), Editions du Rocher, 2003. Sono passati ventuno anni dall’inattesa ispezione agli ispezionatori (assenti).
Che cosa è cambiato nelle condizioni di viaggio degli animali da macello? Ecco l’amara risposta di una veterinaria.
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V.S.
Non ho ancora fatto il veterinario al posto di ispezione frontaliera (Pif), né mi sono ancora occupata professionalmente di alimenti: tali sono quelli che tuttora arrivano a Gorizia, come ci arrivavano sui camion che, il 2 giugno 2000, angosciavano Brigitte Bardot. Le mie quindi sono chiacchiere da bar. Prendetele come tali, ma certamente la condizione in cui viaggiano gli animali era atroce allora e quasi certamente lo sarà il 2 giugno 2021, prossima festa della Repubblica. Tantissima carne sui nostri banconi, specie bovina, è di bestie nate in un Paese nel quale non sono poi state allevate. Quindi hanno dovuto viaggiare col sole o col vento, con la pioggia o con la neve. I bovini sono animali adattabili: si può solo sperare che patiscano meno di quanto patiremmo noi.
Herbert Pagani cantava…
Per restare a Brigitte Bardot, a metà anni ’60, quando lei già amava gli animali, ma ancora non ne sosteneva la causa, prestava comunque il volto a Marianne sui francobolli della République Française, cosa che non è da tutte. In quel periodo, da Radio Montecarlo, emittente in lingua italiana ma di proprietà francese, Herbert Pagani cantava: “Un capretto su un carretto / va al macello del giovedì…”. Pareva sconveniente sentirselo ricordare sulle spiagge dalla voce proveniente da un apparecchio a transistor. Eppure quell’immagine antica pareva un paradiso rispetto all’inferno intravvisto dalla Bardot tra la latitanza di veterinari e doganieri. In quell’occasione lei si fece ben sentire e la stampa ne parlò.
Un amico giornalista, inviato di una grande testata nazionale, propose quindi di invitare a un Incontro del Caffè della Versiliana, che in quei giorni lo ospitavano, proprio la Bardot. Allora quella manifestazione di rilevanza nazionale: riuniva anche mille spettatori alla volta… Ma il conduttore fece finta di non sentire. Non era una persona crudele, ma aveva le sue ragioni: un macellaio, che era anche sindaco di Bologna, era assiduo agli Incontri della Versiliana.
Vent’anni fa la sofferenza degli animali era ancora tema di minoranze. Oggi il problema si pone largamente, ma qualcosa di sostanziale è cambiato solo per gli animali da compagnia. Quando gli animali erano tutti uguali, il problema era rimosso: si sgozzava il maiale in cortile; morto un cane, se ne prendeva un altro… Adesso, oltre alla forbice tra poveri e ricchi, c’è quella della morale teorica, ma praticata solo in casa altrui. Ci indigniamo se in Cina mangiano i cani?! Ma noi non mangiamo carne bovina, che è sacra in India, dove ci sono ben più abitanti che nell’Ue e i cui sentimenti religiosi dovremmo considerare almeno quanto i nostri?! A nessun indiano è venuto in mente di fare una colletta per finire “lo scempio degli italiani che mangiano vacche”.
Less is more
E’ questione di cultura. A noi manca la cultura più semplice: less is more. Basta con l’import-export, si consumi il locale. Ma questo imporrebbe un drastico cambiamento del sistema economico. Inoltre la zootecnia ha caratteristiche peculiari in ogni paese: certe razze di animali, per esempio, si adattano a certi climi, non ad altri. Gli animali vivono in condizioni difficili da ricreare, perché non si possono mettere in serra (e comunque i cavoletti di Bruxelles a Napoli non crescono). Inoltre gli allevatori locali non sarebbero pronti per quella che è la loro disponibilità di spazio e attrezzature a soddisfare la richiesta di carne del territorio nazionale.
Insomma, siamo da capo: andrebbero prima diminuiti i consumi. Però i telegiornali titolerebbero: “Crollo della bistecca. Macellai al macello”. Anni fa, qualcuno segnalò che la carne (prosciutto e salame compreso) era cancerogena. Si scatenò l’inferno. Dunque oggi i reparti di oncologia negli ospedali non hanno i saliscendi dei reparti covid: ci si muore tanto, sempre, regolarmente. Eppure pare normale.
Quindi quella degli animali-alimento è una situazione difficile da gestire e i veterinari devono seguire procedure, verificare che i parametri siano rispettati. In quel caso il veterinario esegue l’ordine dell’autorità competente, non è il veterinario di un ambulatorio, che non cura un cane per andare la domenica a pranzo con la famiglia. Credo comunque che sia difficile anche per loro vedere i camion stipati di animali sofferenti. Fare veterinaria non è come fare giurisprudenza: c’è un’implicazione morale il 98% delle volte.
Vegetariani?
Detto questo, cioè chiacchiere da bar, Brigitte Bardot aveva e ha ragione. Ma si parla sempre di un “sistema”. Essere vegetariani non è la risposta universale. Io stessa lo sono stata per anni, ma in gravidanza non ho resistito e ho ricominciato a mangiare carne. Ciò che mi impegno a fare quotidianamente è non acquistare ai supermercati.
Compro in blocco da una piccola azienda che macella animali nati e allevati al suo interno, dei quali so che non va sprecato niente, perché tutto è venduto in cassette di polistirolo. La suocera della proprietaria dell’allevamento mi informa via messaggio di quando sarà pronta la porzione e mi chiede se ne voglio. In caso di risposta affermativa, mi porta queste cassette con pezzi di carne di bovino di vario tipo, già porzionato. Metto tutto in freezer e, al bisogno, lo estraggo. Per quello che riguarda il suino, provo a comprare, se trovo i mercatini, prosciutto (carissimo) di razze allevate allo stato semi-brado. Visitare un allevamento di maiali farebbe passare a chiunque l’appetito di qualsiasi cosa…