Quello di Spagna è stato a tratti il classico Gran Premio corso sulla pista catalana, fatto di tanta tattica, corso sul filo dei decimi di secondo e con i due grandi protagonisti della stagione 2021, Hamilton e Verstappen, pronti a darsi battaglia in testa; a dire il vero comunque, come era già emerso dalle libere del venerdì, la Mercedes poteva contare su un passo gara superiore a quello della Red Bull, che gli avrebbe poi consentito alla domenica di “giocare” con le soste, optando per una seconda fermata (al giro 41) che avrebbe messo Hamilton nelle condizioni di sfruttare la gomma nuova per rincorrere Verstappen, riprenderlo e passarlo quasi sul finale: l’olandese in effetti, era saldamente in testa sin dalla prima curva, dopo un’altra grande partenza al fulmicotone, con annesso “piede destro” tenuto giù nonostante Hamilton fosse lì a mezza macchina e non aveva avuto grandi problemi a gestire la Mercedes numero 44, neanche quando il distacco era sceso sotto al secondo, mentre alla fine si è dovuto arrendere alla differenza prestazionale degli pneumatici.
In Red Bull resta forse, per quanto sia sempre troppo facile parlare a posteriori, un velo di amarezza per non aver saputo reagire in maniera repentina alle mosse della scuderia anglo-tedesca, e ci sarebbe in tal senso il precedente simile dell’Ungheria 2019, anche se alla fine i 15” secondi di distacco accusati da Verstappen dal vincitore sotto la bandiera a scacchi (a parità di soste, visto il cambio gomme effettuato comunque dopo aver subito il sorpasso) sono sintomatici del fatto che in ogni caso in Spagna la Mercedes fosse nel complesso superiore.
Capitolo Ferrari
Al capitolo Ferrari, il racconto spagnolo presenta almeno un paio di dinamiche che possono essere variamente interpretabili, fermo restando che il quarto posto di Leclerc, a maggior ragione dopo una grande manovra su Bottas al via per mettersi terzo, non sia affatto da gettare nel cestino; certo, i 54” di distacco di Leclerc dalla testa sono anche in questo caso esemplificativi (sempre a parità di fermate) ma a Maranello se non altro, pur le temperature di domenica più basse che al sabato, non ci sono stati grandi problemi nella gestione di gomme, gestione che in Portogallo si era dimostrata realmente problematica, così come infonde ottimismo il fatto che in questo fine-settimana la Scuderia di Maranello sia stata nettamente più forte con la McLaren, concorrente diretta.
Per di più, se si considera la quarta posizione di Leclerc al sabato (la terza quarta posizione in quattro qualifiche), si può comunque ritenere il fine settimana abbastanza positivo, visto anche il ritorno a punti dopo il Portogallo dell’idolo di casa Sainz, settimo al traguardo e arrivato in scia alla McLaren di Ricciardo, mentre l’altra McLaren, quella di Norris, è arrivata in ottava posizione.
Tra note dolenti e note liete
La quarta gara dell’anno ha visto ancora una volta l’Aston Martin nel ruolo di grande sconfitta; evidentemente la scuderia non deve aver digerito le riduzioni di carico aereodinamico imposte dal regolamento ma ritrovarsi a lottare nella pancia del gruppo con Alpine-Renault (ancora a punti Ocon, buon 9° dopo la splendida qualifica di sabato), AlphaTauri, Alfa-Sauber, tutte vetture cui l’anno scorso la Racing Point (che dell’Aston è predecessore) dava regolarmente grandi distacchi è sintomo di un qualcosa che non va: al di là del clima dell’ambiente di lavoro che da più parti viene descritto eufemisticamente come non ottimale, “il gambero verde” potrebbe alla lunga frustrare le ambizioni di Stroll ma soprattutto di Vettel (ancora a zero punti dopo i primi quattro Gran Premi, contro i cinque del compagno) che dopo la terribile stagione 2020 potrebbe di questo passo perdere gli stimoli e la voglia di rivalsa, fino, chissà, a gettare la spugna.
Male anche l’Alfa-Sauber: rovinata la gara di Giovinazzi con un primo pit stop di oltre 35” per uno pneumatico da montare che si era rilevato essere sgonfio, Raikkonen non è andato oltre la dodicesima posizione, nonostante una buona rimonta dalla diciassettesima posizione in partenza e una gestione eccellente della mescola media (Raikkonen è stato l’unico tra i venti partenti a scegliere la media alla partenza) nell’ottica della sola sosta; chi alla fine può invece accontentarsi è l’AlphaTauri che torna dal Montmelò con un punto prezioso messo in cascina da Gasly (nonostante la penalizzazione di 5” per essersi schierato in posizione errata sulla griglia di partenza), pur l’altra vettura, quella di Tsunoda, ritirata già al nono giro per un problema elettrico.
Insomma, in vista della gara ventura, a Monaco, non è certo peregrino affermare che la Formula 1 sia tornata dalla Catalogna quanto meno con qualche incertezza di meno; per il resto, non ci resta che attendere gli eventuali sviluppi futuri.
La Ferrari non solo è poco competitiva come squadra ufficiale, ma anche per i propulsori dati a Alfa Romeo ed Haas, tra i peggiori.