“Alla sicurezza, da ora in poi, devono provvedere gli europei”. L’editorialista Sergio Romano, sul Corriere della Sera, ritorna su un tema che è cruciale e del quale – come è fin troppo ovvio in questi anni di miseri orizzonti in cui ci si accapiglia per nulla e si ignorano i grandi movimenti che pure avvengono – troppo poco si parla.
Se è vero che tra la Russia di Putin e gli Stati Uniti di Joe Biden sta per consumarsi un’escalation che porterà (se non lo ha già fatto) a una riedizione della guerra fredda, fa male vedere come l’Europa decida, ancora una volta, di non decidere. Lo scacchiere europeo non è secondario e l’Unione, se davvero vuole darsi un senso storico prima ancora che politico, ha la responsabilità di prendere il coraggio a due mani e pensare a una strategia di difesa che la renda protagonista, finalmente, non soltanto “a casa sua” ma anche sugli scenari mondiali più delicati.
Per Sergio Romano non è detto che si debba, per forza, arrivare a una rottura. L’Ue, invece che schierarsi con l’uno o l’altro competitor, dovrebbe prima valutare le sue priorità. Invoca uno “spietato realismo”, Romano e sottolinea come sia necessario dialogare, dove e come si può, anche con Mosca pur restando fermi e decisi a non accettare limitazioni e aggravi sulle delicatissime vicende che riguardano la difesa dei diritti umani e civili, compito a cui l’Europa non può né deve derogare per nessuna ragione.
Sullo sfondo ci sono la realtà che chiama e la storia che bussa. Il mondo multipolare è reale, la divisione tra bene e male, le dicotomie e le semplificazioni non bastano più, anzi rischiano di essere fuorvianti. Se il mondo, come sottolinea Romano, non può temere più la minaccia bolscevica, la Nato – organizzazione che è nata proprio con lo scopo di resistere all’avanzata paventata dei carri sovietici – rischia di destabilizzare lo scenario europeo con l’adesione di nuovi governi. Ma Mosca non può né deve essere lasciata libera di estendere, senza colpo ferire, la sua influenza sull’Europa centrale. È l’Europa, appunto, che dovrebbe farsi carico di tutto. Se vuole avere senso e rispondere alla sfida, prima storica e poi politica, che incombe.
L’Europa, una miriade di Stati insignificanti, comprese Francia e Germania, non ha le armi (non la force de frappe…) e senza le armi non si fa politica estera… Gli USA han sbagliato con le priorità geopolitiche con quel fessone di FD Roosevelt nella WWII. Non aveva capito che il nemico futuro per Washington non erano Germania e Giappone, per tanti ovvi motivi, quanto Cina e Russia….Distrusse l’Europa ‘a gratis’… Invocazioni alla luna di cani che abbaiano ma non possono mordere, adesso… Gheddafi? Ma quello era indifendibile e noi italiani avremmo avuto tutte le ragioni per odiarlo…
I ‘diritti umani’ sono un’arma impropria di politica estera. Ma spuntata, giacché gli USA non sono credibili, sostenendo a spada tratta uno Stato terrorista come Israele, tra l’altro, e dovendo evitare la ‘saldatura’ tra Cina e Russia… Che si prepara a banchettare con le Republiche Baltiche, che avranno lo stesso appoggio dell’Occidente di quel che ebbe la Polonia nel settembre 1939…
Quel fessone di Sleepy Joe si allontana pure dalla Turchia per la vicenda del ‘genocidio armeno’ del 1915…. Non ha capito che l’Europa conta un c…o e che dall’altra parte, potenzialmente finora, ci sono Russia, Cina, Iran, Africa… Si consolerà con l’India, shalom e Salman? E se anche la Turchia si butta dall’altra parte?