Il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna, tanto magniloquente nella denominazione ufficiale, è stato sin dal prologo, foriero di grandi emozioni, non bastassero l’uscita di Alonso (durante il giro d’istallazione) nel tentativo di saggiare l’asfalto, e il testacoda di Leclerc, durante il giro di formazione (la memoria ferrarista è tornata a ritroso nel tempo al 1991, quando Alain Prost si era dovuto addirittura ritirare per aver spento il motore dopo un testacoda, sempre durante il giro di formazione), prologo ai tanti errori commessi durante il Gran Premio, a riprova anche del fatto che anche queste vetture, massima espressione della tecnologia e dell’aereodinamica, in condizioni difficili richiedano enorme abilità per essere portate al limite.
Messa da parte l’ennesima polemica sui limiti della pista (rilevati attraverso dei sensori affogati nell’asfalto, sebbene questi alle volte sembrino operare non sempre all’unisono), che erano costati a Norris una meravigliosa terza posizione in qualifica, la gara di domenica è stata una continua e “disordinata” altalena di emozioni e di colpi di scena, sin dalla partenza, quando ancora una volta si è infiammato il duello tra Hamilton e Verstappen, proseguito a più riprese, fino al momento dell’errore, grave, financo “goffo” proprio dell’inglese: sia ben chiaro, Hamilton in quel frangente doveva necessariamente non perdere troppo contatto dalla testa della gara ma l’uscita di pista è davvero da matita rossa.
Homo faber fortunae suae
Senza la bandiera rossa l’inglese, doppiato, non avrebbe conquistato che pochi punti, per cui alla fine, visto come le cose si erano messe, il saldo non può che essere positivo.
In tutto questo però, c’è un’immagine che rimarca più di tante parole e ancora di più della rimonta successiva fino al secondo posto, l’enorme grinta che contraddistingue il 44, ossia l’aver inserito la retromarcia, per riprendere comunque la pista, nonostante in quel frangente la gara fosse ormai compromessa: per quanto questa condotta sia stata molto poco ortodossa -non pochi hanno invocato la penalità-, è innegabile che tutte le volte che sbaglia, Hamilton riesce poi con l’astuzia, l’ingegno o anche solo “fortunosamente” a rimediare, sfruttando poi le circostanze nella misura in cui da sfavorevoli queste diventino favorevoli e massimizzando così il risultato.
Non altrettanto si può dire di Antonio Giovinazzi: dopo il cambio-gomme disastroso in Bahrain, il pugliese dell’Alfa Romeo-Sauber ha infatti perso un’altra enorme occasione, visto che era infatti comodamente in zona punti (9°), dove presumibilmente sarebbe rimasto fino alla bandiera a scacchi, salvo venir richiamato ai box per dover disostruire la pinza del freno posteriore destro, occlusa da un detrito, sprofondando fino al quattordicesimo posto finale; un amaro boccone per la scuderia svizzera, vista anche la penalità di Raikkonen.
Note liete e note stonate
Tra i promossi va invece rimarcata, per quanto non ce ne sarebbe bisogno, la grande prova di Verstappen, autorevole vincitore (con l’unico rischio corso al momento della ripartenza lanciata, a causa di un semi testacoda) ma soprattutto maestro nel gestire la transizione dal bagnato all’asciutto, senza mai perdere la concentrazione durante le tante interruzioni; bene anche la Ferrari, che ha saputo sfruttare l’assetto più carico sotto il bagnato e ha portato alla bandiera a scacchi i suoi due alfieri, Leclerc e Sainz, in quarta e quinta posizione, divisi da un secondo e mezzo: proprio Leclerc è stato a lungo in lotta per il podio, era secondo alla ripartenza, salvo poi pagare lo scotto di un motore non potentissimo e dell’assetto carico che ha pagato sul bagnato ma ha penalizzato le Rosse sul veloce, mano a mano che la pista andava asciugandosi.
Sul podio è invece arrivato Lando Norris, che ha regalato alla McLaren un fine settimana da grande protagonista, sempre in lotta per le posizioni di vertice e che con Ricciardo sesto, ha portato tanti punti in cascina per la scuderia inglese.
Nelle noti dolenti, purtroppo, c’è Sergio Perez: il messicano, dopo la grande prima fila di sabato, è stato poi autore di diversi errori, penalizzato per una infrazione commessa in regime di neutralizzazione e alla ripartenza, quando era nel novero dei piloti alle spalle di Verstappen, un testacoda alla Variante Villeneuve lo ha privato di ogni velleità di podio, arrivando alla fine undicesimo.
E altrettanto molto poco lusinghiera è stata la gara di Bottas, già pessimo ottavo in qualifica: se è vero che il finlandese non ha avuto alcuna colpa nell’incidente con Russell, è anche vero che il quel momento la lotta con il pilota della Williams stava avvenendo per la nona posizione, posizione non certamente consona per la Mercedes; il effetti, Valtteri sembra stia soffrendo più di altri le modifiche regolamentari che hanno ridotto il carico aereodinamico delle auto, e fatica a prendere le misure del mezzo.
Servirà ancora un po’ per metabolizzare una gara così ricca, pronti poi a rituffarci nell’attesa per la gara ventura, il Gran Premio del Portogallo, che si terrà nel primo fine settimana di maggio sulla pista di Portimao.
In gara ci sono quattro motori. Mercedes e Honda stan meglio di noi della Ferrari, che ce la vediamo col Renault. Non è un bel presente ed un peggior futuro. Ma è mai possibile che la Honda passi da una chofeca di un paio d’anni da ad un motore vincente, mentre la Ferrari non migliora mai, anzi, il contrario?