La casa editrice Carbonio di Milano, sta regalando da un po’ di tempo delle perle letterarie. Un catalogo che è una scoperta continua. Fra le ultime meraviglie, che si leggono tutte d’un fiato, il miglior libro della letteratura danese del Novecento: La caduta del re di Johannes Vilhelm Jensen (1873-1950), scrittore, poeta e giornalista danese, premio Nobel 1944 per la Letteratura. Da non confondersi con lo scrittore tedesco Wilhelm Jensen (1837-1911).
Jensen, figlio di veterinario, nacque a Farsø, villaggio nello Jutland del Nord (Danimarca) e studiò Medicina per tre anni a Copenhagen, poi lasciò gli studi per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Viaggiò molto, lavorò anche in un giornale dove scrisse molti reportage.
I temi centrali della sua opera, fatta di novelle, romanzi, saggi, poesie, sono racchiusi in due ampie aree di interesse: il viaggio, sviluppato in sei volumi pubblicati fra il 1908 e il 1922 e il Mito, che assorbì buona parte della sua carriera, fra il 1907 e il 1944, con nove volumi che offrivano una lettura della modernità basata su prose brevi che affrontano i maggiori nodi dell’esistenza con rimandi continui alla mitologia e alla natura. Alcuni critici hanno paragonato questa ultima produzione alle fiabe raccolte dal suo connazionale Andersen. Un paragone forse un po’ azzardato, come sottolinea il traduttore e curatore dell’edizione italiana di questo libro, Bruno Berni.
La caduta del re è un romanzo storico su Cristiano II la cui vita viene letta dall’esterno, con gli occhi di un giovane, Mikkel, le cui avventure si intrecciano con quelle del monarca. È un romanzo storico, scritto fra il 1900 e il 1901 e ambientato in una temperie particolare fra il 1400 e il 1500, quando il tentativo di unire Norvegia, Svezia e Danimarca in un unico regno fallì definitivamente. Un romanzo storico che allarga la trama su più piani: la memoria, l’amore e la morte, l’avventura e il riscatto, il tempo e la caducità della vita umana, il tutto in un quadro algido, sotto una luce cruda, che non lascia spazio all’immaginazione (si pensi alle scene di tortura, al rogo nel quale morirono due personaggi della trama, le descrizioni del bagno di sangue di Stoccolma, i combattimenti, gli scontri ecc.).
Un romanzo con vari personaggi, tecnicamente perfetto, con descrizioni precise, una narrazione storica molto coerente con l’epoca e gli avvenimenti – e gli avvicendamenti – della storia danese, una trama davvero ricca e interessante. Il giovane Mikkel Thøgersen, originario dello Jutland, alla fine del Quattrocento studia a Copenhagen. Studia senza molta convinzione e frequenta osterie e locande dove conosce una sera Otte Iversen e il sedicenne principe – e futuro re – Cristiano. Un incontro segnato dal destino visto che Iversen diverrà l’innamorato di Susanna, donna della quale Mikkel era follemente innamorato ma senza essere corrisposto e il principe diverrà un giorno il suo re. Sconvolto da questa situazione e sempre meno motivato negli studi, abbandona la vita condotta fino ad allora e decide di divenire un mercenario. Trascorre anni a combattere da una parte all’altra della Scandinavia, diventando un veterano fedele al re Cristiano, passato alla storia come il re indeciso e peraltro causa del declino della corona di Danimarca. Mikkel si vede ricambiato la fedeltà con un incarico di primo piano nella guardia personale del monarca. Ma nel nome della fedeltà finisce in rovina seguendo il suo signore perfino nelle carceri.
Un romanzo che termina con tanti progetti irrealizzati, altri incompiuti ma soprattutto con un insegnamento sulla ineluttabilità del destino che i personaggi affrontano direttamente, con la violenza, per contrastare i rovesci della vita.
Johannes V. Jensen, La caduta del re, Carbonio ed., pagg. 250, euro 16,50