Protagonisti, ancora una volta, sono stati alcuni giovani esponenti della galassia lealista, sobillati dalle frange più estreme e settarie dei gruppi paramilitari, non di rado legati alla criminalità comune.
Il bilancio, dopo una delle settimane più calde degli ultimi ventitré anni, è di 155 poliziotti feriti, per quanto nel contempo abbiano continuato a susseguirsi gli appelli alla moderazione, proclamati a più riprese dalle autorità, finanche dal Primo Ministro Arlene Foster (esponente di rilievo del DUP, il Partito Democratico Unionista, che dell’Assemblea di Stormont ha la maggioranza relativa dei seggi), che aveva promosso un accorato invito ai genitori, esortandoli a fare la loro parte e a proteggere i figli.
E invece, Belfast è riesplosa e questa volta si è sfiorata la tragedia.
Di nuovo due mercoledì fa infatti, a Shankill Road, la storica arteria di Belfast Ovest, situata nella zona protestante, è avvenuto un episodio di teppismo che ha visto protagonista un autobus, dato alle fiamme: fatti scendere i passeggeri e l’autista, una folla si è fermata ad assistere all’agonia del mezzo, presto ridotto ad un rottame incandescente e bruciacchiato.
Ma non è tutto.
I disordini si sono poi spostati in una della aree simbolo della cittadina dell’Ulster: l’incrocio tra Shankill Road e Lanark Way, dove è stata costruita una delle più iconiche tra le “peace lines”, quelle strutture che, pur avendo un nome così rassicurante, sono in verità il simbolo vivente della reificazione del conflitto e della frattura social-identitaria tra “cattolici-repubblicani” e “lealisti-protestanti”.
Queste barriere, in effetti, costruite in muratura, cemento e reticolati di filo spinato, e che nel tempo sono diventate un vero e proprio spazio utilizzato per sfogare la rabbia e il disagio, mediante l’elaborazione di scritte e pitture murali, servono per separare i quartieri e dunque i punti di contatto tra le due comunità; i pochissimi punti di accesso sono costituiti da grosse cancellate di acciaio.
Quando nacquero, era il 1969, erano però dei semplici muretti, innalzati dai cattolici di Short Strand, East Belfast, proprio per difendersi dagli attacchi lealisti: oggi, sono arrivate ad avere una lunghezza variabile, fino a 4 chilometri, e sono alte fino ad otto metri.
Ebbene, il principale cancello che divide Shankill Road con Lanark Way, dopo essere stato oggetto di un lungo e reiterato lancio di molotov, è stato forzato e fatto cadere: a quel punto, i ragazzi lealisti sono venuti quasi a contatto con alcuni giovani militanti repubblicani, dando vita ad una “battaglia”, con il lancio di oggetti contundenti; soltanto l’intervento della polizia, arrivata sul posto in maniera non proprio repentina, ha comunque evitato il peggio.
L’aspetto più grave e inquietante di quella che a prima vista potrebbe apparire come nulla di più che “una scazzottata” tra ragazzi, è dato dalle possibili ripercussioni della vicenda, in quanto si è arrivato al coinvolgimento anche dei repubblicani, dopo che in verità la loro comunità in tutti questi giorni si era ben guardata dall’assumere una postura riottosa, anche solo in risposta alle provocazione subite.
E così, se da una parte il vice Primo Ministro nordirlandese Michelle O’Neill che sulla base degli accordi consociativi, è un’appartenente repubblicano, nella fattispecie dello Sinn Fein, ha parlato di “un miracolo”, riferendosi al fatto che nessuno sia rimasto ucciso dall’altra, è intervenuto addirittura il Premier Boris Johnson che si è detto “preoccupatissimo”, chiedendo perciò una ripresa del dialogo tra le forze, mentre altri appelli alla calma sono pervenuti da parte dei principali rappresentati delle due comunità, a seguito di un colloquio con il rappresentate della polizia.
In ogni caso, al di là della retorica che viene fatta, il livello dello scontro in questi ultimi giorni sembra possa alzarsi inesorabilmente e così, la posta in gioco assumerebbe un valore sempre più alto: se infatti Westminster in questo momento si sta principalmente impegnando sulla campagna di vaccinazione, mentre continuano i confronti interni alla NATO per la definizione dei nuovi piani strategici, una definitiva esplosione delle violenze, potrebbe essere tutt’altro che semplice da gestire.
Dall’altra parte però, Londra, anche e soprattutto in seguito alla definizione del confine doganale sul mare, al largo delle coste di Belfast (così da scongiurare il ritorno di un confine “duro” tra l’Irlanda del Nord e l’Eire) non si può permettere di perdere l’appoggio dei partiti unionisti, con cui invero dovrebbe cercare di rinsaldare i legami visto che a più livelli gli stessi unionisti, moltiplicando le loro rimostranze, l’hanno accusata di averli abbandonati.
Insomma, in Irlanda del Nord, ancora una volta, c’è una partita tutta da giocare e fare la prima mossa, spostare la prima pedina, potrebbe essere foriero motivo di un’evoluzione, in primis politica, le quali conseguenze andrebbero a proiettarsi ben oltre il breve periodo.