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Berto Sour. Per una destra sociale universale

La riflessione provocatoria per una proposta politica che superi i vecchi confini:la rubrica di Giacomo Petrella

by Giacomo Petrella
13 Aprile 2021
in Corsivi
0
E’ necessario un nuovo pensiero universale

Non è sempre necessario scrivere libri interi per tentare di dare sviluppo o attualizzare idee ed intuizioni. Anzi, a volte, l’eccesso di produzione tende a nascondere una certa paura del vuoto che, per certi aspetti, potrebbe risultare più interiore che esteriore.

Il mondo del Grande Reset sta obiettivamente lanciando una fase nuova. Non affrontare la questione da una prospettiva critica ed eretica, risulterebbe per lo meno sconfortante. In questo senso molto spesso sono piccoli lampi, satori (dal buddhismo zen) politici, banalità date per scontate, a poter illuminare il buio del caos organizzato.

Nella sua ultima intervista, il suo famoso Testamento, Benito Mussolini oltre ad ammonire il proletariato di essere tornato al servizio dei padroni, a rivendicare quella peculiare forma di socialismo che fu “la più europea e mediterranea delle idee”, con grande lucidità e attenzione politica così affermava:

“Ricordatevi bene: abbiamo spaventato il mondo dei grandi affaristi e dei grandi speculatori. Se le vicende di questa guerra fossero state favorevoli all’Asse, io avrei proposto al Fuhrer, a vittoria ottenuta, la socializzazione mondiale.

La socializzazione mondiale, e cioè: frontiere esclusivamente a carattere storico; abolizione di ogni dogana; libero commercio fra paese e paese, regolato da una convenzione mondiale; moneta unica e conseguentemente tutto l’oro del mondo di proprietà comune e così tutte le materie prime, suddivise secondo i bisogni dei diversi paesi; abolizione reale e radicale di ogni armamento.”

L’ultimo Mussolini, il capo di una Rsi che in pieno conflitto aveva socializzato le imprese e impedito l’iperinflazione, sembra lontanissimo dagli attuali schemi politici sovranisti. Quegli stessi schemi furbescamente fatti passare oggi come neofascisti ed utili dialetticamente per la creazione dello Stato liberale globale.

La socializzazione mondiale del Duce sconfitto militarmente ma non politicamente, rassomiglia quindi ad un’idea di globalizzazione sindacale: superato il conflitto, Mussolini attualizza le parole d’ordine della sua giovinezza socialista e rivoluzionaria.

L’abolizione dei confini e delle dogane riporta alla mente gli scritti ed i discorsi di quel Filippo Corridoni, suo mentore politico ed ideologico. Erede del sindacalismo rivoluzionario, Mussolini sapeva bene come il protezionismo, le guerre commerciali, fossero l’arma eterna di quei gruppi capitalistici che, grazie ai dazi, l’inflazione e alla disoccupazione, potevano riversare sui lavoratori e sullo Stato le proprie incompetenze, corruttele ed incapacità gestionali.

Un mondo liberato da questa forma di capitalismo parassitario avrebbe di certo potuto organizzare una equa distribuzione delle risorse, delle materie prime, del commercio, secondo convenzioni che, a differenza delle attuali istituzioni sovranazionali, avrebbero dovuto mettere in comune moneta ed oro.

La lucidità mussoliniana è, ancora una volta, qui straordinaria. Egli, che non aveva ancora visto sorgere l’era delle monete fiat e delle convenzioni globali, intendeva porre fine alla lotta per le risorse, alla corsa all’accaparramento dell’oro secondo le esigenze del Gold Standard; la vittoria dell’Asse, nel suo intento, avrebbe rappresentato la fine del darwinismo sociale, dell’imperialismo capitalista e comunista, della corsa agli armamenti.

La globalizzazione mussoliniana è dunque agli antipodi di quella sviluppata in senso liberista e monopolista dagli Stati Uniti; ma resta una visione decisamente mondiale. Le parole sull’abolizione dei confini sono nette. In nuce, il capo del Fascismo lascia in eredità la creazione di uno Stato Sociale Sindacale Mondiale, l’applicazione al genere umano della Carta del Carnaro prima, del Lavoro poi.

Per troppo tempo, anche a destra, anche in ambito Msi, di quel Testamento si volle solo vedere la piaggeria epica: “verrà un giovane…” e fu così messa da parte l’analisi politica ed ideologica di una delle menti più brillanti della nostra storia recente.

Ancora oggi, la sovrapproduzione dell’ambiente, laddove tratti il tema del fascismo eretico e libertario, dell’anarcofascismo, ecc. ricade nel romanticismo, nell’editorismo, nel feticismo dell’aneddoto senza mai organizzare un dibattito sui temi.

Scrivo queste righe mentre ai grandi livelli si ridiscute di modelli produttivi, di agende 20-30, mentre ri-esplodono assurdi conflitti orizzontali, mentre il dibattito sulla moneta, dalla MMT al Monetarismo Ue, si accende e si spegne in base alle logiche emergenziali della paura e della tirannide del potere.

In punta di piedi, dunque, come sempre, mi permetto di segnalare la possibilità di uscire dallo schema perdente trumpiano del globalismo vs sovranismo, e la speranza di tornare a studiare, a decifrare la realtà in senso universale. Alcuni profili di massima di una Destra Sociale Universale esistono. Ed oggi hanno strumenti tecnici ben più ampi, veli di maya ben più sottili di un tempo.

Non a caso Mussolini. Siamo sempre nani sulle spalle di giganti.

Giacomo Petrella

Giacomo Petrella

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Tags: Barbadilloberto sourdestra sociale universalegiacomo petrella

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