A 39 anni non tutti riescono a reggere il peso non solo dello stress fisico ma anche emotivo del campo da calcio, invece Zlatan Ibrahimovic sembra essere pienamente cosciente di quello che fa e capace, come se fosse sotto l’effetto di un elisir di eterna giovinezza.
È tornato nel calcio che conta in grande stile, abbattendo a suon di colpi di taekwondo, giocate da fuoriclasse, gol e personalità da vendere le diffidenze di chi lo dava ormai per spacciato. Mostrando con continuità queste caratteristiche si è guadagnato e meritato la riconferma sul campo e un prolungamento di contratto fino al 2022, come se per lui l’età non sia un problema, perché per i grandi, come si suol dire, è solo un numero. Guai a chiedergli nel dopo-partita come ci si senta ad avere compagni di squadra con la metà dei suoi anni, che corrono poco e si impegnano ancor meno; non ne vuole parlare, è un argomento così mainstream che lo annoia…lui è Zlatan, the God, perché dovrebbe badare a qualcosa di così tanto terreno e mortale come un dato anagrafico?
Ecco, forse, però, il momento della caducità è arrivato anche per lui e questo lo ha portato ad una maturazione tale per cui si è reso conto di non poter continuare a vivere del suo ego e della sua personalità. Quando, ahimè, il calcio lo forzerà a fare i conti con il suo essere umano e appendere gli scarpini ad un chiodo, dovrà reinventarsi. In questa ottica, allora si giustificano le scelte, forse scriteriate, che il calciatore svedese sta compiendo negli ultimi mesi, quasi incalzato dalla vecchiaia sportiva. Diventare co-proprietario dell’Hammerby, squadra eterna rivale di quella che ti ha cresciuto (Malmo) è stato un colpo basso per tutti i suoi sostenitori scandinavi, così come decidere, nel pieno della lotta scudetto, di prendere parte a Sanremo, ha lasciato i milanisti un po’ esterrefatti, eccezion fatta per i dirigenti, consci della forza fisica e mentale del giocatore.
Se la prima delle due scelte si può giustificare come una mera mira imprenditoriale, volta al più alto guadagno nel minor tempo possibile (sembra infatti che l’Hammerby stia crescendo esponenzialmente e che acquisisca sempre più sostenitori e apprezzamenti) e ad una rendita duratura in futuro, il secondo colpo di testa, invece, pare più un grido disperato di restare ancorato alla fama che la televisione, sportiva e non, può dare per alimentare un ego smisurato, che altrimenti potrebbe sopirsi. Dopo l’esperimento sanremese, che oserei dire fallimentare, il buon Zlatan ha deciso di virare sul grande schermo: notizia recente è che parteciperà alle riprese del nuovo film di Asterix. Lungi da me confinare in compartimenti stagni le personalità e le carriere, però lo svedese non sembra essersi ambientato particolarmente bene davanti alle telecamere, spoglio delle vesti da calciatori, siamo proprio sicuri che la carriera cinematografica sia quello che lo attende dopo una gloriosa carriera da calciatore?
Per dare una risposta a tale domanda amletica non resta che aspettare la nuova pellicola di Asterix ed Obelix e sperare che il tempo non scorra tiranno sulle doti sportive di uno dei più grandi interpreti del calcio degli ultimi decenni…sarebbe un peccato dover ricordare un mito del genere per una debacle attoriale, un po’ come successo con Cantona (altro calciatore istrionico, ribelle e scevro da una qualsivoglia etichetta).