Disabilità e mondo del lavoro sono due categorie che spesso girano in coppia. Dal punto di vista sociale, la disabilità può essere considerata una dimensione con molteplici strati, sulla quale sembra conoscersi tutto mentre, se si scava nel dettaglio, le lacune a livello di senso comune sono parecchie, per diversi motivi. Il mondo del lavoro è in continuo cambiamento e, complice la situazione pandemica internazionale e la relativa gestione economica legata alla medesima, il cambiamento strutturale del mondo del lavoro subisce, inevitabilmente, una drastica accelerata. E, inutile dirlo, le due dimensioni possono trovarsi ad impattare pericolosamente.
Lo svilupparsi delle politiche, intese come iniziative ed interessi volti al miglioramento di situazioni sociali, è fatto di tappe. In questa storia gli anni, fondamentali e fondativi, sono due. La disabilità, per lo meno nel contesto italiano, è ancora sottoposta ad una serie di rallentamenti e pregiudizi che condizionano il fenomeno ad un intermittente-stand by. La sfera lavorativa, quella sanitaria, quella dei servizi essenziali per una persona con disabilità presenta un potenziale problema, anche per l’evidente discrasia presente tra leggi potenzialmente buone e mancanza di applicazione concreta, come se la società necessitasse di un ulteriore salto culturale per poterle applicare. Da più di dieci anni, però, è entrata nel contesto italiano la figura del Disability Manager.
Una figura nata interdisciplinare, volutamente fuori dagli steccati, volutamente molteplice e flessibile, con la capacità di fare rete. L’anno di grazia è il 2009, anno in cui la figura del Disability Manager trova un proprio, iniziale ed esiguo spazio in Italia, con l’avvento del “Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana – Linee guida per gli enti locali” a cura del tavolo Tecnico istituito tra Comune di Parma e Ministero del Lavoro, della salute e delle Politiche Sociali.
Il punto chiave su cui poggia la politica del Disability Manager è lo sviluppo dell’autonomia della persona con disabilità, su più sfere. Per questo, quasi successivamente, sono nati Corsi di Perfezionamento e di Formazione presso diversi atenei universitari e, poco dopo, è nata la Società Italiana Disability Manager. Sidima è una realtà formatasi nel 2011 con il fine di promuovere la cultura del Disability Management in Italia e con lo scopo di promuovere e tutelare le tematiche relative alle pari opportunità, la non discriminazione, la vita indipendente interfacciandosi con realtà istituzionali, sanitarie e aziendali. << (…) nel contesto amministrativo>> – sostiene Rodolfo Dalla Mora, Presidente della Società Italiana Disability Manager, nata nel 2011 – <<la figura del Disability Manager assume in realtà un ruolo di “collante e raccordo” tra gli Assessorati, ponendosi come colui che alla pari di un funzionario censisce e fotografa la situazione, al fine di riportarla all’attenzione degli organi competenti, per poi produrre appunto un raccordo>>. Tale proposito poggia naturalmente sulla ratifica da parte dell’Italia della “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità”. Il focus del Disability Manager è dunque sull’individuo, sulla persona, affinché possa esprimere sé stessa al meglio, nel pieno delle proprie possibilità e potenzialità, senza margini di esclusione a priori. Favorire la piena integrazione lavorativa, il rimuovere gli ostacoli, anche culturali (attraverso un processo di formazione), monitorando l’evolversi dei vari contesti in cui l’individuo è inserito. Condizione necessaria anche in tempo di pandemia. E non da poco.
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