E’ un po’ come se fosse crollato il muro. Ma nessuno se ne è accorto. Perché la tecnocrazia è fatta così: si impone senza grosse pretese estetiche, clamori od entusiasmi. Berlusconi la lezione l’ha imparata bene: mentre Tremonti, quello del cetriolo globale, scrive libri all’Aspen Institute, Renato Brunetta torna ministro con un preciso mandato, riaprire l’epoca del riformismo produttivista. Tradotto: è finita la pacchia. Anche nel “pubblico”.
Grande Reset e società signorile di massa
Forse nemmeno Ricolfi, che ha coniato il termine qualche tempo fa, si sarebbe aspettato una accelerazione così forte. Eppure il Grande Reset post covid significa una cosa sola: la fine dell’equilibrio nelle società opulente. Il capitale tornerà presto a pretendere crescita ed investimenti mirati e mediati dal paracadute pubblico: i costi bassi ormai ci sono, i prezzi anche. Bisognerà attaccare la rendita e obbligarla ad uscire allo scoperto. Il patto generazionale a favore della parte più anziana della popolazione è in via di ridiscussione.
Addio Pd
Per il Partito Democratico tutto ciò suona come il rintocco della campana a lutto: il partito che più di tutti ha rappresentato il fulcro della Società signorile di massa vede il suo presupposto esistenziale venire meno. Quella società che dal ’92 ad oggi ha costruito la propria palude sulla tutela della rendita e la stabilità dei prezzi, sulla deflazione, sull’azzeramento della crescita, sulla trasformazione turistico-logistica di una nazione post-industriale, sorretta da un neo sottoproletariato straniero mafiosamente sfruttato, oggi segna il passo.
Non ci si può più permettere una nazione con meno del 30% di popolazione attiva, ed una piramide generazionale completamente rovesciata. I sussidi non bastano. Occorre altro.
Il fallimento post comunista
Ma dove ha fallito il post-comunismo? La generazione uscita dalla Bolognina e ricca di Legion d’Onori aveva in mente un piano infallibile: smantellare la Terza Via craxiana per ottenere in cambio protezione finanziaria e così dominare la transizione verso una nazione di servizi. Se la pars denstruens ha funzionato (svendite, privatizzazioni, precarietà) quella construens è stata un fallimento totale: i figli dei ricchi compagni stracolmi di Btp sono annegati in un sistema raffazzonato, anarcoide, senza sbocchi, in cui lo Stato, pur di garantire le ultime vecchie generazioni sindacalizzate, non ha saputo programmare l’era d’oro del Made in Italy, la messa in produzione del comparto Beni Culturali, la salvaguardia dei centri storici e della filiera agro- alimentare. Simboli del disastro francofortese? Ambiente e Scuola.
La Padania domina, il M5S e l’opposizione meridionalista
Insomma pagherà tutto il Pd. La pagherà duramente. Mentre Lega e Nuovo Centro si contenderanno il consenso di quel nord a trazione tedesca che in questi anni ha usato il filone sovranista per uscire dalle etichette padaniste e confindustriali in cui si era cacciato negli anni ’90. Nessuno si occuperà del Sud, del suo potenziale, dei suoi eterni ritardi. In tanti, M5S su tutti, si occuperanno delle briciole meridionaliste lasciate cadere dal tavolo padronale.
Forse il sud dovrebbe intraprendere un serio cammino indipendentista.
Articolo interessante, però avrei qualche riserva. Deflazione? Io non la vedo. Dopo l’euro i prezzi sono raddoppiati, mentre pensioni e stipendi rimanevano inalterati. Le tariffe ferroviarie sono fuori controllo e ostacolano la mobilità interna. Beni un tempo a gratuità diffusa, come l’acqua potabile, sono diventati carissimi. E non parliamo dei costi della raccolta rifiuti e in genere degli oneri fiscali e non gravanti sulla casa. Tutela della rendita? Gli interessi in banca hanno ormai valori algebrici. Credo che siano stati penalizzati in questi anni sia i giovani sia gli anziani.
Concordo invece sulla critica alla “trasformazione turistico-logistica di una nazione post-industriale”. Il “sorpasso” del terziario sul settore industriale è stato il principio della crisi dell’economia e della società italiana.
Di politica ce ne è anche troppa! Occorre tornare all’economia, al vecchio liberalismo, nel senso einaudiano del termine. Basta sovvenzioni, contributi, sussidi, ammortizzatori, losche dazioni ed iniziative pseudo-keynesiane….
Se il turismo fosse stato ben coltivato sarebbe stato una grande risorsa. Soprattutto al sud. Invece sono prevalsi i vizi italici, una sottocultura dell’approfittarsi del turista…considerato spesso uno scemo da spennare…
Se la dimensione industriale, con la complicità della politica deteriore, dei sindacati, della criminalità organizzata, di una mentalità parassitaria, assistenzialista e statalista, è andata a farsi fottere bisogna pure cercare qualcosa per non balcanizzare totalmente quello che era un grande Paese dell’Occidente…
Nistri. Il terziario ha ‘sorpassato’ l’industriale non per meriti propri, ma per la crisi del settore produttivo. Per colpa delle politiche pseudo-keynesiane, interventiste, dell’incompetenza, della decadenza del ceto imprenditoriale, della voracità sindacale e dell’eccesso di burocrazia e tassazione….