Guardiagrele è un paesino di 9.042 anime (Istat 2017), in provincia di Chieti, in Abruzzo. Uno di quei borghi tranquilli che non finiscono mai sui giornali. Giorni fa però tutti ne hanno parlato. Il Consiglio comunale, infatti, ha votato contro la proposta di revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, assegnata dal Consiglio comunale guardiagrelese nel lontano 23 maggio 1924. La proposta è stata presentata dalla lista di centrosinistra “Guardiagrele il bene comune”, guidata dall’ex sindaco Simone Dal Pozzo e bocciata dalla maggioranza di centrodestra capeggiata dall’attuale sindaco Donatello Di Prinzio. Le motivazioni: per il centrosinistra “essere antifascista è una battaglia di civiltà”; per il centrodestra “non si cancella la Storia”.
Il fatto di per sé fa sorridere ma lascia spazio ad alcune necessarie riflessioni. Come considerare una sinistra che, di fronte alla tragedia di questi tempi, pensa, 98 anni dopo l’assegnazione di una cittadinanza onoraria, di doverla ritirare? Memoria corta? Eppure per lunghi periodi (anche recenti) la maggioranza nel Consiglio comunale di Guardiagrele è stata di sinistra… ma loro ci pensano solo ora a ritirare le cittadinanza onoraria al Duce. O forse non hanno argomenti di alcun genere se si attaccano al solito logoro (e inutile) antifascismo e devono richiamarsi a vicende di quasi un secolo fa?
Eppoi, la memoria storica, quella che sia, di un uomo, di una città o di un Paese, non si dovrebbe cancellare mai perché è la Storia vissuta da una comunità, nel bene e nel male. Cancellare alcune realtà (statue, bassorilievi, nomi di vie o cittadinanze onorarie) significa voler dimenticare se stessi, il proprio vissuto con lo scopo di riscrivere (in malafede) le vicende ad usum delphini, per dare una verginità nuova – e su misura – alla Storia. È, insomma, una forma latente di negazionismo che ha sempre attraversato politici, intellettuali e la maggior parte degli storici di sinistra. Mai la verità, ma solo ciò che conviene, ciò che ridisegna la Storia su misura.
È vero anche che ci sono esempi simili e divertenti: a Bari, a esempio, negli anni Ottanta, imperante il centrosinistra – e la Prima Repubblica! – il Consiglio comunale assegnò la cittadinanza onoraria al dittatore comunista rumeno Ceausescu. Dopo qualche anno vennero fuori, sulla stampa, le persecuzioni, le sparizioni, le torture, il sistema di terrore comunista instaurato in Romania che precedettero la rivolta che portò alla destituzione e fucilazione del feroce dittatore e della moglie Elena. La stessa maggioranza in Consiglio revocò in tutta fretta la cittadinanza per ridisegnare la storia della sinistra cittadina. Era la sinistra dell’arco costituzionale…
Revocare una cittadinanza onoraria a un morto fa ridere, qualunque ne sia il colore. Ciò che fu deciso fu deciso…