La vicenda degli insulti alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, al di là delle polemiche, suscita qualche domanda. Non solo per la violenza e la misoginia, per l’attacco sessista rivolto a una donna, a una madre, che peraltro rappresenta delle idee e una fetta consistente del popolo italiano. Ma per riflettere sul significato implicito che rappresentano queste offese di Giovanni Gozzini, docente di Storia contemporanea nell’Ateneo senese. “Come devo chiamarla, scrofa? vacca?” definendola anche, nella stessa trasmissione radiofonica “pesciaiola”, “ortolana”, “rana dalla bocca larga”, mentre il presidente della Fondazione Alinari, Giorgio van Straten, lo invitava a definirla “peracottara”. Il rettore Francesco Frati, della rispettabile Università di Siena, ha firmato un provvedimento di sospensione immediata del professore dalle sue funzioni rinviando il caso al consiglio di disciplina. 69 donne costituzionaliste di tutte le Università d’Italia (e qualcuna dall’estero) hanno firmato un documento di condanna del professore. Vedremo come andrà a finire.
Gozzini è di sinistra e ha fatto parte della Giunta Domenici, a Firenze, prima di avere il benservito dal sindaco stesso per aver usato pubblicamente espressioni colorite contro i Della Valle.
La sinistra che lancia questi attacchi scomposti e sessisti suscita delle preoccupazioni: questi sono i docenti che contribuiscono a formare gli studenti delle nuove generazioni? Quelle espressioni sono il massimo del senso critico che sanno esprimere? Nelle università si fa cultura e quali categorie mentali vengono usate? Certo non vale per tutti i docenti ma anche un solo caso suscita queste domande.
La sinistra classista
Non solo. Le definizioni “pesciaiola” e “ortolana” sono espressioni classiste: chi le profferisce con una connotazione dispregiativa, intende denigrare le “classi subalterne” designandole nella maniera peggiore. E’ vero che il marxismo è classista (propugna addirittura la lotta di classe, lo scontro di classe) e quelle espressioni lo ribadiscono bene, poi è antidemocratico (propugna non la “Liberazione” come certi teorici marxisti ipotizzavano, ma la dittatura del proletariato, come Marx auspicava). Ecco da dove provengono quei toni perentori e accusatori, da un “abito mentale”. Nonostante tutto ciò il popolo di sinistra (materialista) è convinto di incarnare una certa superiorità morale…
Di certo Giorgia Meloni (definita nei giorni scorsi da Moni Ovadia “leader di altissimo livello”), ha incassato la solidarietà del presidente Mattarella, del rettore Frati, di vari partiti, e le scuse di un Giovanni Gozzini che ha fatto rapidamente marcia indietro dicendo che ha usato “parole sbagliate”. Ah, la proprietà di linguaggio…
Ma, ripetiamo, è l’abito mentale che sorprende, non le offese e il dietrofront. Un abito mentale ricorrente a sinistra. Lo ha lo storico negazionista delle foibe che “il Giornale” ha scoperto a postare un insulto contro la Meloni (“zoccola”); il giornalista della “Stampa” che ha scritto che Meloni ha una bimba “prodotta con la collaborazione del compagno”; la sindaca del Pd che ha detto che Meloni “è calva perché il testosterone fa diventare brutti” fino alla definizione della Meloni in un post di Asia Argento: “Fascista lardosa”.
Questi incarnano la “superiorità morale”?