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SuperMario/38. I sovranisti di governo scommettono sul pragmatismo delle risposte ai cittadini

La dialettica Lega-Fdi alimenta una contrapposizione di visioni tra entrismo e opposizione patriottica

by Andrea Venanzoni
26 Febbraio 2021
in Politica
0
Giorgetti e Draghi

Scorrendo la timeline di Twitter, autentica camera dell’eco degli umori profondi del mondo politico e dell’opinione pubblica, ci si imbatte, osservando il neo-insediato Governo Draghi, in un fenomeno che ha dell’antropologico più che del meramente politologico, contraddistinto e annunciato assai spesso da determinati hashtag, aggregatori che stanno divenendo, nel digitale, autentiche formazioni sociali: mi riferisco agli inconsolabili della lotta ad oltranza, dell’isolazionismo purista, di chi, nato e pasciuto nell’utero confortante del ghetto (mentale prima di tutto) pensa ancora al beau geste, alla testimonianza politica, e si avvinghia anima e avatar all’idea di una ‘vera destra’, di una opposizione frontale o totale che dir si voglia.
Tutto molto bello, certo. Tutto molto tragicamente poetico; si respira l’afrore dell’estasi della sconfitta permanente, del perdere comunque e sempre.
Un orizzonte negativo introiettato come unica figura istituzionale e organizzativa possibile. Ogni scelta, ci si intenda, se vissuta con autentica coerenza è degna di rispetto, anche se noto che in questo rullare di ‘vera opposizione’, a parti inverse, il rispetto per pragmatismo ed entrismo non c’è nemmeno per sbaglio. Anzi: si sprecano sarcasmi, battutine, in alcuni casi livore e persino offese.
Diciamocela tutta: rimanere fuori da un Governo che piaccia o non piaccia dovrà affrontare uno scenario economico, sanitario e sociale, genuinamente post-bellico potrà pure convenire in termini di spicciolo (ma comunque virtuale: vedremo poi nella sostanza) consenso ma appare, sia detto sine ira et studio, come un comodo escapismo volto a non assumersi gravosi fardelli.
Possiamo rifriggerci tutti i comodi alibi culturali snocciolati nell’aria dai professionisti del ‘in un mondo di rovine a una sola cosa si badi: a rovinarsi’, dalla speculazione finanziaria mondiale al Britannia, passando per la Lehman Brothers e altra roba che ormai nemmeno i grillini osano più citare, ma la verità è che la politica fatta solo per testimonianza ti fa finire dietro il metaforico filo spinato dei cordoni sanitari, a fare un bel niente: chiedere, in questo senso, agli euro-parlamentari leghisti che pur trionfanti alle elezioni sono finiti cinturati e impossibilitati a incidere sul serio nelle dinamiche istituzionali di Bruxelles.
Ed allora, mi e vi domando: in cosa dovrebbe consistere, soprattutto in uno scenario drammatico come l’attuale, il portare avanti l’interesse nazionale se non sposare in maniera razionale, lucida, scientifica la gestione concreta del potere e riuscire comunque, in qualche modo, per quanto parziale e magari imperfetto, ad incidere ?
C’è da fare, e da fare davvero molto.
Ci sono da rivitalizzare attività produttive ed economiche, ristoranti, agriturismo, borghi e impianti sciistici, c’è da ravvivare la fiamma del turismo avendo nell’orizzonte temporale il colossale Giubileo del 2025, ci sono indennizzi e risarcimenti da erogare alle aziende, c’è un piano vaccinale da far partire sul serio, c’è un digitale da saper usare smettendo di gingillarsi con esso come se fosse solo fuffa semantica buona per darsi un tono.
Vogliamo lasciare tutto questo a PD e M5S?
Sentiamo infatti, dalle parti della ‘vera opposizione’, strepitare che alcuni partiti di sinistra riescono a governare sempre e comunque pur se perdono sistematicamente le elezioni, e poi però quando si presenta l’occasione per governare cosa si dovrebbe fare, chiamarsi comodamente fuori?
Una autentica contraddizione che avrebbe lasciato il campo, per l’ennesima volta, alla sinistra con al massimo la stampella responsabile di Forza Italia.
Questo sarebbe sovranismo? A me pare di più masochismo. Di certo non è fare l’interesse nazionale.
Poi, possiamo criticare alcuni nomi, i sottosegretari, la mancanza di discontinuità su cui però non sono d’accordo: la comunicazione istituzionale è stata radicalmente rivista, alcuni presenzialisti del Conte II evaporati o messi sotto osservazione speciale, altro standing internazionale dei principali protagonisti, tanto insigniti di incarichi ministeriali quanto da Grand Commis, rispetto ai loro predecessori.
E pure se alcuni nomi rimangono rispetto al passato, suvvia, sono ‘doppiati’ dalla funzione di Draghi: oppure qualcuno davvero pensa che la politica internazionale del Governo sarà decisa da Di Maio?
Si obietta pure: una opposizione comunque serve, siamo in democrazia.
A dire il vero stante la eccezionalità e la richiamata natura di ‘unità nazionale’ dell’attuale governo, dovremmo porci un altro genere di domanda: ma in Assemblea Costituente avevano forse l’opposizione?

Andrea Venanzoni

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Tags: andrea venanzoniBarbadillogoverno draghilega

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