Tante mugugnano: si aspettavano da Draghi, finalmente, la parità di genere al governo. Invece i maschietti sono, ancora!, molti più delle donne: 15 contro appena otto. Le “tecniche” sono la riconfermata Luciana Lamorgese e il superministro Marta Cartabia che dovrà rimediare all’inenarrabile Fofò Bonafede. Fuori l’indifendibile Lucia Azzolina, all’istruzione arriva Patrizio Bianchi, vicinissimo a Romano Prodi mentre all’Università ci sarà Cristina Messa, tecnico. Italia Viva esprime Elena Bonetti alla Famiglia, il M5s ha riconfermato Fabiana Dadone che si occuperà delle politiche giovanili. Forza Italia cala Maria Stella Gelmini (Autonomie) e Mara Carfagna (Sud). La Lega risponde con Erika Stefani (Disabilità).
Chi manca al conto? Ma l’evolutissima sinistra progressista de’ noantri! Leu si tiene stretto Roberto Speranza alla Salute, il Pd non può rinunciare all’inossidabile Dario Franceschini alla Cultura e porta al governo Lorenzo Guerini, ovviamente alla Difesa e Andrea Orlando che presiederà al Dicastero del Lavoro. Nessuna donna, nessun volto nuovo, se il conto delle quote rosa nel “governo dei migliori” non è del tutto disastroso non è certo per colpa degli azzurri forzisti (quelli che per anni “non rispettavano il corpo e la dignità della donna”) né per i pessimi verde leghisti ma per la clamorosa defezione degli (ex, moolto ex) rossi.
Tante mugugnano: se lo aspettavano da Draghi, dovranno prendersela coi “loro”.