E’ morto questa mattina a Napoli Paolo Isotta, una delle più autorevoli voci della musicologia italiana. Autore di alcuni dei più importanti saggi sui massimi compositori italiani, da Paisiello a Rossini, da Donizetti a Verdi, Isotta aveva 70 anni ed era professore emerito del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Era stato per tantissimi anni il critico musicale del ‘Corriere della Sera’.
Notizia molto triste ed inattesa. R.I.P.
Mi mancherà molto la sua raffinata penna , era ormai diventato per me un piacevole sfizio leggerlo qui pur trovandomi spesso in disaccordo… Rip
Figura singolare di critico musicale che ho conosciuto grazie a Barbadillo che nel lontano 2014 ebbe a recensire il suo formidabile “La virtù dell’elefante”; libro di memorie che mi ha strappato più di un sorriso per i tanti episodi al limite del verosimile inanellati dal suo autore e che sicuramente ha arricchito il mio bagaglio di letture. Ultimamente non condividevo quasi più nulla del suo pensiero, ma anche per me era un piacere leggerlo, anche solo per confrontarmi con la sua erudizione o per segnare nella mia agenda le sue dotte letture. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel panorama culturale italiano ed europeo. Mi piace rendergli omaggio con questi celebri versi di Mimnermo, così tradotti da Salvatore Quasimodo:
“Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell’età,
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dèe ci stanno a fianco,
l’una con il segno della grave vecchiaia
e l’altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.”