“Il capitalismo così com’è oggi non può funzionare”. Parbleu, ci è arrivato anche Emmanuel Macron. Il presidente francese ha scelto la platea di Davos – non propriamente un congresso sindacale – per tracciare la nuova rotta europea.
Il presidente francese ha affermato
l’economia di mercato “non si può liquidare in fretta dal momento che ha tirato fuori dalla povertà milioni di persone” però non si può – proprio in ossequio a questa circostanza – continuare ad assistere all’espulsione dal ciclo produttivo di milioni e milioni di cittadini “che hanno dovuto subire choc economici legati alle delocalizzazioni, hanno perso il lavoro e sentono di aver perso la loro utilità”.
Un discorso ampiamente condivisibile che arriva dall’ex funzionario di una banca d’affari, un insospettabile. Che però, per quanto possa essere mai stato innamorato del darwinismo finanziario deve fare i conti con la realtà dei fatti: se l’Europa vuole davvero contare qualcosa nel mondo, deve cominciare proponendo una sua via economica originale che restituisca vigore all’economia continentale e prestigio internazionale alle sue dottrine politiche. Magari azzardando il colpaccio: risolvere l’antico dilemma novecentesco e trovare una terza via rispetto all’ultraliberismo da un lato e al comunismo dall’altro.
Nella “nuova” Ue si respira un’aria nuova, magari di “partecipazione” come si legge sempre più spesso nei documenti comunitari? Si potrà tornare a parlare di temi fondamentali la cui attualità, oggi al tempo del Covid e delle grandi fusioni industriali, è cruciale?
Toccherà ai posteri l’ardua sentenza: sperare però in un’Europa che torna al centro del mondo con l’ambizione di guidarne il futuro non costa nulla.
un vecchio proverbio dice: il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Oggi non c’è eccesso di liberalismo, credo, c’è concorrenza sleale esterna e c’è una movimentazione di capitali internazionali speculativi, puramente finanziari, senza controllo. Mentre il settore produttivo è penalizzato in Italia ed altrove in Europa, da eccessi regolamentazione burocratica, eccessi protezione mafie sindacali, eccessi di fiscalismo e pure il prezzo della corruzione, del pizzo ecc… Quindi, mentre le ‘terze vie’, le partecipazioni, i corporativismi d’origine cattolica ecc. sono immaginari da almeno 120 anni, specialmente con le tecnologie raffinate di oggi, costosissime, perchè non si tenta di arginare la logica dei paradisi, semi paradisi fiscali ecc., tanto per cominciare? Ma perchè il capitalismo produttivo è quasi finito? Non basta che lo dica Macron o qualunque altro. lo sappiamo perchè lo vediamo tutti. Ma se uno ha un’impresa ereditata, non dico fondata, perchè la prima cosa che fa è cercare un compratore? Perchè lo Stato trova sempre i soldi per favorire alcuni grandi (tipo Fiat), da decenni, quando in uno Stato autenticamente liberale lo Stato dovrebbe fare le norme e farle applicare, non distribuire i soldi della comunità per salvare teorici “posti di lavoro” o attivare per l’eternità ammortizzatori sociali?