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Segnalibro. La socializzazione, la rivoluzione, l’amore per le cause perse e l’Onore: la Rsi

Una rassegna di pubblicazioni sulla repubblica del Nord guidata da Benito Mussolini dal 1943 al 1945

by Manlio Triggiani
28 Dicembre 2020
in Libri
1
La tessera del Partito fascista repubblicano

Sulla storia della Repubblica Sociale Italiana, la prima repubblica instaurata in Italia, tanto si è scritto e la ricerca e la memorialistica hanno contribuito a inquadrare il fenomeno anche dal punto di vista della “microstoria”, tanto per usare una espressione coniata dalla corrente di ricerca “Annales”, fondata da Marc Bloch. “Microstoria”: l’analisi cioè di aspetti di vita quotidiana, di storia non fatta dallo Stato o dagli eserciti ma dal popolo nella quotidianità che con testimonianze, ricordi, ricostruzioni, fornisce elementi che favoriscono un’interpretazione sempre più compiuta di un periodo sicuramente fra i più difficili e tragici della storia d’Italia. Di particolare rilievo anche lettere, bollettini, documenti, giornali del tempo. Spesso sono testimonianze di parte ma testimonianze che fotografano i fatti con interpretazioni non politicamente corrette. Quindi, contrapposte alla “vulgata antifascista”, per usare una fortunata espressione del massimo storico del Fascismo, Renzo De Felice. “Vulgata antifascista” formata spesso da propaganda politica, tesa nei decenni a costruire una lettura “pararisorgimentale” tardiva (il discorso della “liberazione dall’invasore”) mentre la prima opposizione al Fascismo, in maniera organizzata, si ebbe solo nel 1944. La successiva emersione di fatti, documenti, vicende, testimonianze e interpretazioni, anche da parte di filoni storiografici “antifascisti” (Pansa e Pavone, tanto per citarne un paio) hanno rivisto alcuni aspetti della “guerra civile”. Le interpretazioni della Resistenza e la rilettura equilibrata dei crimini degli Alleati e dei collaboratori degli Alleati, oltre che gli eccidi tedeschi, hanno dimostrato come gli eccessi non mancarono da nessuna parte. Resta da interpretare solo quando e se c’era la legittimità sancita dalle leggi di guerra o meno. Di contro ci fu senz’altro gente in buona fede in entrambi gli schieramenti.

La Storia della Repubblica Sociale di Roberto Mancini ha lo scopo non tanto di riepilogare cose già dette e scritte, ma di mettere in rilievo gli aspetti di novità e caratterizzanti il nuovo Stato repubblicano e fascista. Si tratta di elementi che la storiografia ufficiale spesso ha messo in secondo piano, o li ha trattati senza approfondirli. L’innovazione inedita riguardava la ripresa dei maggiori riferimenti ideali e ideologici del primo Fascismo, quelli rivoluzionari del 1919. Erano i principii che l’ala intransigente del Fascismo, composta in prevalenza da squadristi della prima ora, intendeva riproporre: posizioni rivoluzionarie, antiborghesi, antimonarchiche e quindi repubblicane, lontane dal capitalismo… Già Mussolini negli anni Venti dovette fare i conti con la situazione del momento e, una volta al potere, fece seguire la “normalizzazione” mettendo a tacere questa ala intransigente inquadrandola nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (MVSN). Il Fascismo della RSI fu un ritorno alle origini legato a due esigenze non secondarie: la difesa dell’Onore della Patria dopo il “colpo di Stato” della Monarchia contro il Fascismo, avvenuto d’intesa con una parte di fascisti componenti del Gran Consiglio che si schierarono con Vittorio Emanuele III abbandonando il Duce e, seconda esigenza, contrastare il tradimento di Badoglio verso Mussolini e gli alleati tedeschi. Quindi, Mancini, in questa storia della RSI approfondisce le innovazioni: la socializzazione, i 18 punti del Manifesto di Verona, il concetto di “Morte della Patria” (fortunata definizione dello storico Galli della Loggia) avvenuta nel settembre del 1943 con il voltafaccia del re che fuggì a Brindisi, abbandonando tutto e tutti.

E’ un testo che mette bene in risalto anche gli aspetti giuridici, l’organizzazione militare, la socializzazione, ma anche i bombardamenti indiscriminati sulle città della RSI, con conseguenti stragi, la mattanza di fascisti seguita alla fine della guerra, ecc.

Il primo problema che la RSI dovette affrontare fu proprio la costituzione di reparti militari nuovi. La Guardia Nazionale Repubblicana fu la prima forza militare a essere istituita e fu una delle più consistenti per numero di uomini. Renato Ricci fu il comandante e Niccolo Nicchiarelli il vicecomandante. Vi confluirono le Camicie Nere della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale e i Carabinieri. Un connubio non fortunato, vista la differente origine: ultrafascisti i primi, polizia giudiziaria i secondi, spesso accusati di essere fedeli al re. La GNR assolse i propri compiti di controllo del territorio e le funzioni di polizia. Per Nicchiarelli i Carabinieri erano importanti non solo perché conoscevano le funzioni giudiziarie ma anche perché era l’unica forza che avrebbe potuto garantire il trapasso a un nuovo Stato, una volta finita la guerra. Stefano Fabei, autore del libro La Guardia Nazionale Repubblicana, utilizza ampiamente le memorie del generale Niccolo Nicchiarelli che offrono notizie poco note sull’organizzazione interna della GNR. Autore di vari saggi sul Fascismo, Fabei offre un documento insostituibile per comprendere la struttura, le finalità e la storia di questo importante corpo.

Per concludere, da non dimenticare un libro molto importante che si inserisce nel discorso affrontato all’inizio sulla “microstoria” del Fascismo repubblicano: RSI. Antologia per un’atmosfera, ancora in commercio nonostante la prima edizione fu pubblicata nel 1995. Si tratta di un’ampia ed esaustiva antologia di articoli comparsi sulla stampa fascista-repubblicana, curata da Luigi Emilio Longo. Una serie di articoli che fornisce bene le ragioni di una guerra, il clima che si respirava nel periodo 1943-45 nel Nord Italia, le angosce e le speranze, l’amore per la Patria, la volontà di difendere l’onore italiano ma anche fatti minori, vicende di prigionieri, fatti tratti dai diari dei militari della RSI, dai bollettini gli scontri a fuoco, le esecuzioni, le testimonianze oculari di chi era presente alle vicende narrate. Insomma, un lavoro che si basa sulla documentazione del tempo, non ricostruita ad usum delphini, a posteriori.

*Storia della Repubblica Sociale, di Roberto Mancini, Ed. Libri del Borghese, pagg. 245; euro 19; (ordini: Pagine, Roma; tel. 06.45468600; luciano.lucarini@pagine.net)

*La Guardia Nazionale Repubblicana, di Stefano Fabei, Mursia ed., pagg. 217; euro 19 (ordini: www.mursia.com)

*RSI. Antologia per un’atmosfera, di Luigi Emilio Longo, L’Uomo libero ed., pagg. 429; euro 22.00 (ordini: info.uomolibero@libero.it; tel. 333.8637122)

@barbadilloit

Manlio Triggiani

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Tags: manlio triggianirepubblica socialersisocializzazione

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Comments 1

  1. Guidobono says:
    2 mesi ago

    Più che la costituzione di reparti militari nuovi fu fondamentale, credo, l’opzione ‘Esercito di Leva’ (come prima) o ‘Esercito di volontari’, con una forte caratterizzazione politica. Fu sciaguratamente scelta, per pressione di Graziani soprattutto, la prima, di modo che i renitenti (cioè i tanti che non volevano combattere una guerra perduta o una guerra civile o magari venire sbattuti al fronte russo dall’Alleato) divennero fuorilegge, ergo resistenti…

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