Col via libera alla riforma del Mes s’è capito che sarà davvero difficile, se non impossibile, tornare alle urne. Dunque, continuare a spingere sul tasto delle elezioni rischia di trasformarsi in un puro esercizio d’accademia per il centrodestra.
Il fatto che non si andrà a votare, però, non comporta automaticamente l’accettazione dello status quo. Di fibrillazioni, davanti a un premier che è divenuto sempre più autoriferito e le cui ambizioni sono sempre meno tollerate dalle anime che ne sostengono il governo, ce ne sono a iosa. Tant’è che Matteo Renzi si sta ritagliando un ruolo d’opposizione interna con quale, evidentemente, spera di recuperare quella centralità che i sondaggi a tutt’oggi gli negano.
La situazione è questa: una maggioranza parlamentare che non ha alcuna intenzione di sloggiare e che arriva – nel caso di certe frange M5s – perfino a negare la somma battaglia anti-Mes pur di restare in sella. Non dimentichiamo che c’è stato il referendum sul taglio dei posti, che negherà a tanti deputati e senatori di oggi di tornare eventualmente in parlamento domani. Perciò si dovrà andare avanti “ostaggio” di un parlamento impaurito dalle riforme che esso stesso ha votato e palesemente inadatto ad affrontare una crisi sanitaria, che già si sta dimostrando anche economica e sociale, terrificante.
Dunque, davanti a quale scenario si trova il centrodestra (o quello che ne resta dopo la spaccatura di Forza Italia sul Mes di ieri)? Sostanzialmente un bivio: o si mette sul tavolo, raccogliendo le provocazioni e le aperture della maggioranza a un governo di unità nazionale oppure si riprende a fare l’opposizione costruttiva e non collaborazionista. Basta social e niente ammiccamenti alla conservazione che abita nelle stanze di Palazzo Chigi: il centrodestra deve entrare e riuscire a comprendere il mondo post-Covid e le problematiche che verranno, sottolineare le contraddizioni di un mondo che va impoverendosi sempre di più di fronte e che cambia la natura stessa del lavoro. Non più l’operaio ma lo smartworker, il rider, il freelance, il dipendente spacciato per libero professionista.
Che si scelga la via del governo d’unità nazionale o quella dell’opposizione “costruttiva” (e non collaborazionista) occorrerà coraggio. Del resto il momento, per una volta tanto e davvero, è di quelli solenni.
Chi sano di mente (ed il cui obiettivo non sia il mordi e fuggi) ha voglia di afferrare la ‘patata bollente’ della guida del governo in questo periodo?
Fra MES e Great Reset non possiamo che aspettarci il peggio. Per l’Italia poi il rischio di finire come la Grecia è ora più che mai concreto.