Dopo alcuni conflitti interni che sembravano aver spaccato la coalizione, il centrodestra ha ribadito la propria unità. La lunga telefonata tra Salvini e Berlusconi del 21 novembre non è servita soltanto a confermare l’importanza di mantenere una posizione comune sui provvedimenti economici, ma è stata anche l’occasione per gettare le basi di un possibile centro destra federato.
Sì, perché la proposta del leader leghista è quella di creare una federazione che si muova come un solo uomo e agisca secondo linee ed interessi comuni. Il principio, molto interessante sulla carta, lascia dei dubbi circa la sua fattibilità.
In questo senso, facciamo nostre le perplessità di Alessandro Sallusti, quando già qualche mese fa, riteneva molto difficile far accettare ai capi di partito, che hanno la leadership nella loro natura, di farsi comandare in nome di un progetto unitario (Cartasegna, una chiacchierata con Sallusti, in Torcha, 16 luglio 2020). Eppure, se effettivamente si individuasse un metodo, un processo decisionale, per superare le diversità di vedute, il progetto si rivelerebbe assolutamente proficuo, dato l’assetto attuale del Parlamento e la situazione di crisi in cui versa la nostra bella Italia.
Come ha ricordato Molinari (Lega), a fronte di una maggioranza litigiosa e confusa, lavorare come un’opposizione costruttiva, con proposte comuni, in un unico blocco in Parlamento, sarebbe un segnale importante. Aggiungiamo noi che una squadra di centro destra unita avrebbe una voce ben più forte per superare le reticenze con cui il Governo coinvolge le opposizioni, soprattutto sui temi economici di maggiore rilevanza, che rappresentano una priorità assoluta in questo momento emergenziale.
Rimettiamo ad altra sede l’analisi dettagliata delle misure ancora inefficaci (soprattutto sul lungo periodo) vagliate dall’esecutivo giallo rosso con la proposta di legge finanziaria per il 2021 ma – al momento – è quantomeno fondamentale sottolineare l’importanza di agire uniti per correggere le incertezze della maggioranza sull’utilizzo del Recovery Fund.
Certo, dubitiamo fortemente delle capacità di ricostruire di questo Esecutivo, ma il Governo che verrà avrà bisogno di fondi adeguati per dare il via alla ripartenza, l’Italia ha bisogno del sostegno economico europeo per arginare la crisi che sta lacerando la sua gioventù e la sua classe produttiva.
Eppure, Giorgia Meloni non sembra in linea con queste esigenze, dovendo assecondare l’amico e alleato Orbán che guida la rivolta dell’Europa dell’est contro la condizionalità del Recovery Fund (Ungheria, Polonia e Slovenia si oppongono, in particolare, al meccanismo che prevede il blocco dei fondi per i Paesi che non rispettano lo stato di diritto).
E se neppure Salvini sembra sposare il nuovo Fondo perché puzza di Europa, l’unico a vederci chiaro sulla fondamentale esigenza di un nuovo piano Marshall per il Belpaese pare proprio il Cavaliere.
Auguriamoci allora che, la nuova “alleanza rafforzata” del centro destra, possa portare a un dialogo proficuo sui temi economici, che permetta di mettere da parte le ideologie a favore di ciò che è meglio per il bene dell’Italia.
Luca Morini