Era dal 1996 che la Formula 1 non correva in Portogallo, quando all’epoca si disputava all’Estoril: per questo grande ritorno però, si è optati per una novità, giacché ci si è spostati sui “sali-scendi” del circuito di Portimao, situato nella splendida cittadina dell’Algarve sul Golfo di Cadice, nell’estremo meridione lusitano che si affaccia sull’Oceano Atlantico.
La vigilia è piena di novità in casa Haas che annuncia, senza tuttavia aver ancora sciolto le riserve sui sostituti, il mancato rinnovo di contratto dell’attuale coppia Grosjean-Magnussen in vista del 2021.
Le prove
Il venerdì e il sabato mattina, in vista delle qualifiche ufficiali, servono per affinare le tattiche di gara, per affrontare e studiare tutte le insidie di questa novità e propongono soprattutto un Valtteri Bottas in gran spolvero che primeggia in tutte e tre le sessioni di libere (rispettivamente in 1’18”410 le FP1; in 1’17”940 le FP2 e in 1’16”654 le FP3)
Le qualifiche
Eppure, quando arriva il momento di staccare il giro più veloce, i riflettori si accendono sull’altro garage tedesco: le Mercedes sono prime in Q1 e Q2 (Hamilton in 1’16”828 e Bottas in 1’16”466; quest’ultimo al pari di Hamilton e Leclerc, gli unici tra i primi dieci, riescono a qualificarsi con la mescola media) ma poi è Lewis Hamilton che si prende l’intero proscenio, con il terzo e ultimo tentativo del Q3 che gli da la pole position numero 97, grazie all’1’16”652 dell’ultimo respiro: alle sue spalle Bottas, Verstappen e Leclerc; soltanto quindicesima l’altra Ferrari di Sebastian Vettel
La gara
Il ritorno in Portogallo è salutato da un forte vento (con punte che raggiungeranno i quasi 15 km/h durante il GP) e dalla classica leggerissima pioggerellina autunnale, che arriva proprio durante il giro di formazione e costringe i venti a partire sull’umido: allo spegnimento delle luci, favoriti sembrano coloro che avevano optato per la mescola più morbida.
Hamilton scatta ottimamente, mentre Bottas è costretto a tirare fuori le unghie su Verstappen per preservare la seconda piazza; la pista però è molto scivolosa e davanti sono tutti in difficoltà: Verstappen arriva leggermente lungo e deve difendersi da Perez, con il quale arriva al contatto, spedendo il messicano in testacoda e in fondo al gruppo.
Nel primo giro succede tutto e il contrario di tutto: Bottas passa Hamilton (quieto e in punta di dita anche se sul suo terreno di bagnato leggero) ma Sainz, che è partito con la mescola più morbida, passa entrambi e si issa al comando, con Norris quarto, Verstappen quinto e Leclerc scivolato ottavo; chi però strabilia è Kimi Raikkonen: il finnico, da sedicesimo, merita gli onori della cronaca per essere risalito fino al sesto posto, a suon di una guida sulle uova mista alle traiettorie larghissime per assumere maggiore velocità in uscita di curva.
Certo, alla fine il tutto sarà un fuoco di paglia, visto che presto la carreggiata comincia ad asciugarsi e ben presto le posizioni classiche si ristabiliscono e infatti, l’ordine è ripristinato già al sesto giro, quando entrambe le Mercedes passano Sainz e si mettono al comando della gara, dando il via al ritorno in campo dei soliti protagonisti, con lo spagnolo che due passaggi dopo perde anche la posizione su Verstappen, bravo in precedenza a saltare Norris.
La fase primaria di GP, è caratterizzata da numerosi sorpassi e dal difficile rapporto che molti dei protagonisti lamentano con gli pneumatici anteriori: nello specifico, è incredibile la velocità garantita dal DRS, pronto ad aiutare nei sorpassi sul rettilineo, fondamentalmente preparati in uscita dall’ultima curva, la “Galp”, e che consentono di attaccare partendo da lontanissimo, come denota l’ottimistico attacco di Stroll su Norris al diciottesimo giro, che si conclude con un contatto che danneggia le vetture e fa scivolare i due nelle retrovie.
In principio di ventesimo Hamilton passa in testa, attaccando all’esterno Bottas che nulla può, nonostante la difesa perentoria all’interno, sullo sporco; Verstappen effettua la prima sosta al giro 23, optando per la mescola media e rientra in gara sesto, alle spalle di Sainz, riprendendosi la posizione sullo spagnolo quando questi tre tornate dopo effettua la propria sosta: l’olandese riuscirà a gestire il resto della propria domenica senza grandi patemi, in particolare mantenendosi a distanza di scurezza da qualsiasi velleità di Leclerc, fino al podio sul traguardo finale.
Alle spalle dei primi quattro, Perez torna quinto al trentaquattresimo, dopo un duello prolungato con un tenacissimo Ocon, bravo ad opporre un’efferata resistenza: il francese, dopo l’attacco subito e passato maggiormente sulla difensiva, saprà comunque allungare lo stint per cinquantaquattro giri (preservando le sue gomme), fino all’ottava posizione finale; Leclerc stesso si ferma nel medesimo passaggio per mettere le dure, sei giri prima di Hamilton e sette di Bottas, che optano entrambi per le Hard.
La sezione finale di gara viene aperta, è il giro 46, dalla sosta di Perez (seconda di giornata) che opta per la mescola Soft ma, purtroppo per il messicano, alla fine la gomma morbida decadrà nettamente, arrivando soltanto settimo, per quanto protagonista di alcuni degli attesi duelli materializzatesi proprio in dirittura d’arrivo: Vettel entra in zona punti ai danni dello stoico Raikkonen al giro 55, Gasly è quinto su Perez con uno splendido soprasso all’esterno della Curva 1, la “Primeira” e il pilota della Racing Point deve poi cedere anche su Sainz.
Alla bandiera a scacchi però la musica non cambia: Hamilton, sotto gli occhi di suo papà Anthony (come ai tempi degli esordi del 2007), si prende la vittoria numero 92, e per non farsi mancare nulla si guadagna anche il punto bonus, grazie l’1’18”75 del giro 63, donando così un alone di maggiore preziosità alla doppietta Mercedes, completata da Bottas e ricevendo gli onori del terzo classificato, il comunque contento Max Verstappen.
Fatti, misfatti e commenti dal GP
È incredibile come dopo una domenica che era iniziata con l’umido, con lo stravolgimento dei primi giri e che ha piacevolmente sorpreso i tifosi per i probanti sali scendi del circuito portoghese, alla fine si sia comunque concluso più o meno sempre con le medesimi modalità: il successo di Hamilton, il novantaduesimo della sua scintillante carriera (nuovo record assoluto, nessuno come lui), saluta l’ennesimo dominio Mercedes ed è quasi curioso quanto per l’inglese, l’unica vera preoccupazione siano stati dei crampi al polpaccio destro (che governa la pressione sule pedale dell’acceleratore) accusati ai meno otto dalla fine ma nulla di più.
Un dominio Mercedes che dopo il caos iniziale si è affermato sotto forma di una perfetta gestione degli pneumatici e sottolineato dalle ripetizioni in serie dei giri più veloci che hanno oscurato anche il solito “solido” Verstappen, sul terzo gradino del podio e arrivato più vicino a Bottas, di quanto il finlandese alla fine non abbia fatto con il suo “capo squadra”, pur a parziale scusante per il 77, il secondo treno di gomme non performante come avrebbe dovuto.
L’olandese della Red Bull, qualificatosi con le gomme più morbide, e dopo le peripezie con Perez al via, ha ormai assunto il ruolo di terzo in comodo, pronto a sfruttare le eventuali défaillance, per quanto in verità le “Frecce Nere” abbiano anche in questa sede dimostrato che se non avvengono enormi cambiamenti, sono abilissime ad anestetizzare la gara e a mettere nel cassetto una grandiosa prestazione.
Alle spalle dei primi tre, brilla ancora l’estro di Charles Leclerc, ottimo nel mascherare le lacune della propria Ferrari e a portarla lassù in quarta posizione, per quanto la strategia non ortodossa (la medesima della Mercedes) scelta dal Cavallino per inseguire il miraggio del podio, alla fine non abbia necessariamente funzionato, pur servendo a non far perdere posizioni e a controllare autorevolmente i più diretti inseguitori; inseguitori tra i quali è emerso in modo prepotente Pierre Gasly, quinto con l’Alpha-Tauri e in progressione costante durante il secondo stint, mentre ottimi piazzamenti anche per Sainz (protagonista nelle fasi iniziali) e Perez (eletto “pilota del giorno” di giornata, dopo la notevole risalita per il contatto con Verstappen).
In leggera difficoltà, dopo il podio all’Eifel, le due Renault, in P8 e P9 con Ocon e Ricciardo: dalla sua però, il francese (scattato undicesimo) ha saputo massimamente sfruttare la strategia, issandosi davanti al compagno e a Vettel, decimo, per un punto che se non fa classifica e fa ancor meno morale, quantomeno muove le statistiche e lo riporta nella Top 10 per la prima volta dalla Toscana, avendo se non altro migliorato di cinque posizioni rispetto al via.
Tra i grandi dispiaceri, non può mancare quello delle tinte Alfa Sauber di Raikkonen, arrestatosi ai margini della zona punti: il finlandese, scattato sedicesimo, e dopo l’incredibile inizio (sfruttate le morbide e la capacità di fare delle traiettorie più larghe, al di fuori delle ordinarie) ha dovuto fare i conti con la solita vettura non competitiva e col difficoltà con gli pneumatici, avendo per questo dovuto “pittare” dopo soli undici giri; nondimeno, il finlandese è stato poi bravissimo a completare i restanti cinquantacinque passaggi, in lotta perpetua con piloti molto più competitivi di lui (si veda la difesa leonina su Sainz al giro 33 o la capacità di aver mantenuto alle spalle Albon), arrivando alla fine davvero prossimo a quei punti che lui, e la sua squadra, avrebbero grandemente meritato, vuoi anche per i piccoli progressi che ultimamente gli svizzeri hanno dimostrato; allo stesso tempo un’altra domenica grigia per Albon che ha ormai una spada di Damocle costituita dalla dirigenza Red Bull, in difficoltà con due soste e una sconsolante dodicesima posizione finale.
D’altro canto, quando i valori in campo sono così netti e lo spazio per cercare di invertire le rotte manca del tutto, si capisce quanto il rinnovato ritmo di Leclerc, bravo a capitalizzare la gara con una condotta di gara per nulla facile da regolare, viste anche le difficoltà legate ai consumi che l’esigente circuito lusitano richiedeva e non soltanto a risaltare con il giro del sabato; il monegasco contribuisce così a riportare del sereno in quel di Maranello, e a far affrontare alla Rossa con un rinnovato, seppur minimale, ottimismo in vista del ritorno dopo quattordici anni ad Imola, la domenica ventura.
Si può senza dubbio chiosare, senza retoriche, che il ritorno in salsa portoghese è stata davvero un bello spot per questa F1 che ha scoperto, o meglio ha riscoperto, una pista dove aveva svolto alcune sessioni di test oltre dieci anni fa; certo è che in tempi di emergenze sanitarie, di circuiti blindati, di sport sempre più teletrasmesso, il fatto che la F1 abbia optato per inserire queste piste ha portato, anche se solo in minima parte, a riscoprire “quella vecchia Europa” alla quale tanto deve e che in queste difficili condizioni sta rimparando ad esplorare.
A me è piaciuto anche il buon Russell che con una Williams terribile ( che triste vederla laggiù dopo i fasti del passato) ha chiuso 13° ma ha fatto il massimo. Un punto lo meriterebbe anche lui.