Pubblichiamo un estratto del nuovo saggio dello studioso Daniele Perra (collaboratore della rivista Eurasia), “Dalla geografia sacra alla geopolitica”, edito dal Cinabro edizioni.
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«L’Impero, come istituzione che riunisce in sé il potere temporale e spirituale, è l’unico sistema politico atto a realizzare la missione terrena e celeste dell’uomo. Esso, inoltre, in una prospettiva prettamente cristiana ed anche federiciana, è strumento della liberazione dell’uomo dalle conseguenze del peccato. Tale peccato consiste in quell’allontanamento dell’uomo da Dio che ha originato la violenza degli istinti predatori ed egoistici.
Il riscatto da questa situazione non può che avvenire per elezione divina. I principi della terra, eletti da Dio a tale scopo, hanno il compito di tenere a freno le pulsioni umane delittuose e di restaurare l’ordine distrutto dal peccato. Infatti, l’Impero, secondo la tradizione paolina, è il Katéchon: il potere che frena l’avanzare del male.
Ma in cosa può essere identificato il male in epoca moderna? Esso consiste nella perdita/cancellazione del suddetto nesso tra sovranità, diritto, cultura/religione e territorio. È il distacco dalla radice. È perdendo il contatto con la terra consacrata che l’uomo perde il suo essere nel mondo.
Il male è l’uniformazione di questo mondo: la sua privazione delle distinzioni spaziali per mezzo del potere talassocratico che non conosce confini ma solo ‘fasce di sicurezza’. di conseguenza, i confini, privati da tempo del loro valore sacrale, vengono annullati e ridefiniti a seconda delle esigenze della potenza egemone di turno.
L’Impero, così, si trasforma in imperialismo e l’estensione spaziale diventa mera accumulazione quantitativa di spazio. L’impero talassocratico è un contenente senza contenuto o il cui contenuto è contraffatto. Ovvero, è spazio omologato: una pura virtualità che esiste solo nell’ambito della contraffazione geografico-ideologica.
L’uniformità omologante non è mai ‘unità’. L’uomo, atomo individuale, è sì separato dagli altri per necessità ‘sociale’, ma deve comunque essere uniformato sul piano ideologico-culturale. Questa uniformità è una caricatura dell’unità: un ideale alla rovescia, un mero inganno, la negazione stessa dell’unità. Ed in questo consiste l’imperialismo anglo-americano, il quale, conscio del fatto che un orientamento geopolitico è sempre in primo luogo un orientamento spirituale, ha visto bene di costruirsene uno a sua immagine e somiglianza
Il riscatto da questa situazione non può che avvenire per elezione divina. I principi della terra, eletti da Dio a tale scopo, hanno il compito di tenere a freno le pulsioni umane delittuose e di restaurare l’ordine distrutto dal peccato. Infatti, l’Impero, secondo la tradizione paolina, è il Katéchon: il potere che frena l’avanzare del male.
Ma in cosa può essere identificato il male in epoca moderna? Esso consiste nella perdita/cancellazione del suddetto nesso tra sovranità, diritto, cultura/religione e territorio. È il distacco dalla radice. È perdendo il contatto con la terra consacrata che l’uomo perde il suo essere nel mondo.
Il male è l’uniformazione di questo mondo: la sua privazione delle distinzioni spaziali per mezzo del potere talassocratico che non conosce confini ma solo ‘fasce di sicurezza’. di conseguenza, i confini, privati da tempo del loro valore sacrale, vengono annullati e ridefiniti a seconda delle esigenze della potenza egemone di turno.
L’Impero, così, si trasforma in imperialismo e l’estensione spaziale diventa mera accumulazione quantitativa di spazio. L’impero talassocratico è un contenente senza contenuto o il cui contenuto è contraffatto. Ovvero, è spazio omologato: una pura virtualità che esiste solo nell’ambito della contraffazione geografico-ideologica.
L’uniformità omologante non è mai ‘unità’. L’uomo, atomo individuale, è sì separato dagli altri per necessità ‘sociale’, ma deve comunque essere uniformato sul piano ideologico-culturale. Questa uniformità è una caricatura dell’unità: un ideale alla rovescia, un mero inganno, la negazione stessa dell’unità. Ed in questo consiste l’imperialismo anglo-americano, il quale, conscio del fatto che un orientamento geopolitico è sempre in primo luogo un orientamento spirituale, ha visto bene di costruirsene uno a sua immagine e somiglianza» (Dalla geografia sacra alla geopolitica, Cinabro Edizioni, 2020, pp. 40-41)
Chi è Daniele Perra
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, Daniele Perra ha conseguito nel 2015 il Diploma di Master in Middle Eastern Studies presso ASERI – Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. A partire dal 2017 collabora attivamente con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” e con diversi siti di informazione geopolitica e di studi tradizionali. Le sue analisi sono incentrate principalmente sul rapporto che intercorre tra geografia, politica, filosofia e storia delle religioni. Nel 2018 il suo saggio Sulla necessità dell’impero come entità geopolitica unitaria per l’Eurasia è stato inserito nel vol. VI dei “Quaderni della Sapienza” pubblicati da Irfan Edizioni. È autore del libro Essere e Rivoluzione. Ontologia heideggeriana e politica di liberazione, Prefazione di C. Mutti (NovaEuropa 2019)
Un testo fondamentale, grande Perra.
È vero che Dante scrisse il De Monarchia, ma è pur vero che da Firenze fu esiliato…
Ma se l’ultimo vero Impero europeo (quello austriaco, con le sue 13 nazionalità) è finito per implosione nel 1918…