Lavrentij Berija, conosciuto come il boia di Stalin, fu ai massimi vertici dell’Urss tra il 1938 e il 1953. Riccardo Luciani, con sapiente equilibrio, ripercorre la sua vita cogliendo ogni sfaccettatura della sua personalità. La figura del dirigente sovietico è stata occultata e raccontata come origine di tutti i mali dell’Urss: dalle purghe ai morti dei gulag, ma è molto più complessa di così. Senza dubbio la cultura dell’inganno e del complotto, vero o finto che fosse, fanno parte dell’operato di Berija che nella sua carriera si è dimostrato spietato e senza scrupoli. Ha eliminato chiunque si ponesse sulla sua strada, con ogni mezzo e crudeltà, inventando complotti e alimentando le paranoie di Stalin a suo favore.
Si dice che Berija fosse in grado di influenzarlo in ogni decisione, ma i fatti dimostrarono che “l’uomo d’acciaio” mise più volte alla prova il suo delfino, ridimensionandolo tutte le volte che acquisiva troppo potere. Berija fu un “maestro di adulazione e dissimulazione politica” ed è forse per questo che la sua fine si lega a quella di Iosif Stalin. Un complotto organizzato da Nikita Kruscev riuscì a coinvolgere anche i suoi più fedeli alleati lasciandolo solo in un processo sommario che ne decretò la morte per fucilazione.
Questo saggio ha la capacità di cogliere la visione politica di Berija, superando l’atrocità dell’uomo e riconoscendone le grandi capacità strategiche. Avrebbe voluto rivoluzionare tutto, dai Gulag alla Germania, evitando forse anche la guerra fredda, ma questo non gli fu permesso. Kruscev prese il potere, eliminò il suo antagonista e ne fece un traditore cancellandolo anche dalle pagine di storia.
*Il boia di Stalin, di Riccardo Luciani, Idrovolante edizioni 2020, 170 pagine, 14 euro
Lavrentij Berija è un grande criminale