“In Italia nel corso degli ultimi giorni ci sono stati molti, troppi funerali. Molti altri, temo, ce ne saranno. Ma quando l’epidemia sarà finita, speriamo di poterne celebrare un altro: quello di un’idea distorta della globalizzazione, fenomeno che esiste da che mondo è mondo, ma che ha assunto dimensioni incontrollabili”. Sono parole di Enrico Nistri, che ha raccolto le sue riflessioni scaturite in questo periodo di emergenza mondiale in un vero e proprio “diario del Coronavirus”, pubblicato da Mauro Pagliai col titolo “L’anno del pipistrello” (pp. 160, euro 10).
Nistri, storico e giornalista, è collaboratore di quotidiani (Il Corriere della Sera di Firenze), riviste e trasmissioni televisive Rai. A lungo conduttore con Romano Battaglia degli incontri culturali al Caffè della Versiliana, oggi è presidente di giuria del Premio Firenze. Abituato da quarant’anni a tenere un diario giornaliero, ha deciso di pubblicarne le pagine che coprono il lasso di tempo compreso tra il 31 gennaio 2020, quando in Italia non sono ancora emersi casi di infezione, e il 27 aprile 2020, in prossimità della fine del lockdown imposto per rallentare il contagio. I pensieri, spesso ispirati alle notizie del giorno, spaziano tra diversi argomenti, assumendo spesso i toni di una riflessione, ora ironica ora commossa, sulla Storia. “Dal diluvio universale in poi”, spiega Nistri, “di fronte a ogni calamità tende a riaffacciarsi nell’uomo la tentazione d’interpretare la tragedia come una punizione per le colpe dell’umanità. Credo però che la diffusione del Coronavirus sia piuttosto conseguenza del combinato disposto di tribalismo e globalismo, di atavismi di una società rurale – i mercati di animali selvatici vivi – e deliri della modernità. Pericoli dai quali potrebbe difenderci, più che il ritorno allo stato di natura, un ripensamento della globalizzazione”.
Il libro
*Gennaio 2020: in Italia si insinua il sospetto che la solita influenza proveniente dalla Cina sia qualcosa di più serio del previsto. Pare che il virus provenga da un pipistrello venduto al mercato degli animali vivi di Wuhan, anche se fioriscono le ipotesi più varie. Compaiono i primi casi nel territorio nazionale e a fine mese l’Oms dichiara lo stato di emergenza globale. La malattia ha un nome: Covid-19. Arrivano i primi morti, le misure straordinarie, le “zone rosse”, il lockdown. Quello che per il calendario cinese è l’anno del topo, sarà ricordato come l’anno del pipistrello.
In una Firenze spettrale, le cui strade sono state abbandonate prima dai turisti, poi dagli stessi cittadini al confino fra le mura domestiche, l’autore riflette sulle notizie quotidiane, sui bollettini ospedalieri, sugli slogan. Ma il suo diario, scritto con l’occhio ora commosso ora ironico del cronista chiamato a confrontarsi con la storia, ci racconta soprattutto lo smarrimento di un popolo di fronte a una minaccia terribile e misteriosa.
*”L’anno del pipistrello” di Enrico Nistri (pp. 160, euro 10)
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