Anche secondo Houellebecq tutto sarà come prima, anzi un po’ peggio
Dovrei essere contento. Uno fra i più brillanti scrittori francesi, in un commento inviato alla radio pubblica France Inter e ripreso in seguito dal “Corriere”, ha espresso concetti identici a quelli che io avevo formulato pochi giorni fa anche su questo sito. Michel Houellebecq come me non crede alla retorica del “niente sarà come prima”. Il mondo secondo lui sarà uguale, solo – e anche in questo concordo con lui – un po’ peggiore. Anzi, sotto diversi punti di vista, molto peggiore, visto che mai “prima d’ora avevamo espresso con una così tranquilla impudicizia il fatto che la vita di tutti non ha lo stesso valore; che, a partire da una certa età (70, 75, 80 anni?), è un po’ come se si fosse già morti.”
Dovrei essere contento che l’autore di romanzi come Soumission (di cui tra l’altro è prevista una versione cinematografica) o Sérotonine la pensi come me. Invece lo sono solo in parte. È il grande guaio del pessimista, rispetto all’ottimista. Quest’ultimo è triste se le sue previsioni si rivelano infondate. Il pessimista invece soffre in ogni caso: se i fatti gli danno ragione, perché si sono verificate le catastrofi previste, e se gli danno torto, perché ha fatto una brutta figura. E se la pensa come me Houellebecq, molte delle cui previsioni si sono in parte avverate, non c’è da stare allegri. A meno di non fare ricorso a dosi equine di serotonina.
Quanto Prodi elogia il (Bene)duce
Un’altra persona che ha mostrato in questi giorni di pensarla in parte come me (ma in questo caso non me lo sarei aspettato) è Romano Prodi. In un intervento sul “Messaggero” ha tessuto l’elogio dell’Iri, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale che Mussolini istituì nel 1933 per salvare l’economia italiana dai contraccolpi della grande crisi di Wall Street. Naturalmente non ha tessuto un elogio del dittatore, ma dell’idea che presiedette alla fondazione dell’Iri e che poi fu posta in atto da Alberto Beneduce, uno “scienziato dell’economia” (così lo definì Mussolini negli illuminanti colloqui con Yvon de Begnac) cui il duce affidò la guida dell’istituto.
Perché Prodi tesse l’elogio dell’Istituto che egli stesso privatizzò nel 1992, per adempiere “obblighi europei”, a rischio di scandalizzare chi pensa che Mussolini non abbia fatto nulla di buono? L’ipotesi più attendibile è che il professore, molto abile nel cogliere l’aria che tira e nell’adeguarvisi, abbia compreso che la crisi legata alla pandemia possa essere affrontata solo tramite un adeguato intervento pubblico, con il ritorno a quella “economia mista” che durante il Ventennio ci risparmiò molti traumi della grande depressione e nel dopoguerra concorse al miracolo economico. Naturalmente è lecito temere un ritorno a uno statalismo oppressivo, ma è giusto ricordare che massicce immissioni di capitali pubblici sono già avvenute per il salvataggio di molte imprese un po’ in tutto il mondo, con una differenza però rispetto al modello Iri. Mentre infatti quando l’Istituto per la Ricostruzione Industriale salvava un’azienda ne acquisiva il controllo, troppo spesso il denaro pubblico è servito per ricapitalizzare società che hanno continuato a pagare benefit principeschi e laute buonuscite agli stessi manager che ne avevano provocato il tracollo.
Per questo una nuova Iri potrebbe avere un senso. Il vero problema è chi sarà chiamato a gestirlo. Se nel mondo politico italiano non è disponibile un nuovo Duce, nel panorama economico sarà altrettanto difficile trovare un altro Beneduce.
Romano è l’impudicizia vivente al massimo grado…
E Stefano ed i suoi sodali non si dan pace di come le 2 ‘potenze talassocratiche’, avvelenatrici dell’universo, dell’anima, dell’umanità, abbiano più morti degli altri per la vigente pandemia. Sarà per colpa delle navi?
Eh sì che la realtà post-Covid-19 sarà peggio. Molte imprese chiuderanno ibattenti, perché lo Stato le ha abbandonate al loro destino. In più si va verso l’ennesima maxi-sanatoria di clandestini, circa 600 mila afroislamici maschi, che secondo quel “genio” dell’attuale Ministro dell’Agricoltura (coniugata con un marocchino) dovrebbero essere impiegati in agricoltura e nei servizi domestici. Pura idiozia.
Tanto in Italia nessuno protesta mai… Popolo pecorone come nessun altro…