Sento dire spesso che i social network hanno imbarbarito la società letteraria. Ricordo a me stesso, tra le migliaia di episodi che potrei citare, che quando nel 1959 Salvatore Quasimodo vinse il premio Nobel per la letteratura Emilio Cecchi vergò sul “Corriere della sera” un elzeviro che iniziava con questa frase: “A caval donato non si guarda in bocca”, Giuseppe Ungaretti scrisse in una lettera che Quasimodo era un “perroquet” (un pappagallo) e un imbroglione, mentre Eugenio Montale disse che “c’è modo e quasi-modo di fare poesia”. Di fatto i mostri sacri dell’ermetismo si erano “bannati” a vicenda.
Quasimodo ebbe il Nobel, poi Montale ebbe il Nobel e fu pure nominato Senatore a vita. Per il povero Ungaretti si addice forse il celebre witz di Bottai dei tempi della Guerra d’Etiopia, nella quale ai gerarchi erano attribuite Medaglie al Valore con generosità: “Solo Starace, di tutti il più stronzo, ebbe solamente quella di bronzo!”
Sessant’anni fa c’erano questi personaggi, oggi abbiamo Sgarbi, Veneziani ,Scanzi, Cacciari, Feltri, Borgonovo , Porro, Socci che starnazzano in tv :una riflessione è d’obbligo.