Uno dei libri più delicati sulla prima guerra mondiale lo scrisse Giovanni Comisso. Era intitolato “Giorni di guerra”. Quando lo lessi – alcuni anni fa – mi colpì molto il racconto della guerra da una retrovia, la descrizione bucolica della primavera a pochi chilometri dalla macelleria. È così crudele l’inverno quando cala impietoso sulle sciagure terrene; pure, è così incongrua – e altrettanto crudele – la rifioritura del mondo quando il futuro si fa incerto. La bellezza salva il mondo solo quando è già salvato; finché non lo è, è soltanto rabbia, beffa, insoddisfatta nostalgia.