Sentenza suicida chiamano i giuristi una sentenza con motivazioni palesemente contraddittorie, che i magistrati emettono con l’intenzione più o meno esplicita di farsela bocciare in appello. Di solito avviene quando i giudici popolari hanno espresso un verdetto non condiviso dai giudici togati, che in questo modo sperano di far riparare all’errore.
L’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia uscito sul “Corriere della Sera” di martedì scorso potrebbe invece essere etichettato come un “articolo suicida”. Nel senso che il commento inizia con un’affermazione di fatto contraddetta nel resto del testo.
Il nodo cittadinanza
L’autore esordisce dichiarandosi favorevole a un allargamento delle maglie per la concessione della cittadinanza agli extracomunitari; ritiene anzi una legge in tal senso rispondente “a un vero e proprio interesse nazionale”. Dopo, però, nella parte dell’articolo pubblicata nelle pagine interne descrive con lucidità non comune i fattori per cui l’opinione pubblica è decisamente contraria a provvedimenti di questo genere e i rischi che l’introduzione dello jus soli o di norme analoghe comporterebbe per il Paese. È un’analisi lucida e coraggiosa, che non si limita a denunciare l’allarme sociale per “l’illegalità diffusa e capillare” legata all’immigrazione, ma anche il timore, frequente soprattutto nelle fasce più anziane e più deboli della popolazione, di essere lasciati dallo Stato “soli a vedersela con l’immigrazione”.
Contro il permissivismo
All’apparenza la contraddizione è sanata con l’auspicio dell’introduzione di misure più efficaci di tutela e di controllo: “Se dunque si vuole che una legge sulla cittadinanza non sia percepita come l’ennesimo allentamento dei freni, come l’ennesima prova di una sgangherataggine permissiva che ha già fatto molti danni, il Parlamento – auspica l’autore – farà bene ad accompagnarla ad altre norme che rafforzino la tutela degli italiani deboli, li garantiscano dai molti inconvenienti, spesso dai veri e propri piccoli e grandi soprusi quotidiani che per loro l’immigrazione ha fin qui significato.”
Tutto vero. Ma, nell’attuale contesto politico e anche giudiziario, l’introduzione di provvedimenti più severi contro la delinquenza anche d’importazione risulta decisamente improbabile. L’affermazione secondo cui la legge sullo jus soli si potrebbe fare se il governo fosse in grado di porre fine a occupazioni abusive, caporalato, continue vessazioni e molestie, appare uno di quei periodi ipotetici dell’irrealtà in cui le grammatiche latine c’insegnano di usare sia nella protasi che nell’apodosi il congiuntivo. Galli Della Loggia appare così molto simile a quei generali poco desiderosi di fare la guerra, che chiedevano ai governi armi, truppe e materie prime che questi non avrebbero mai potuto assicurare. Ma questo, naturalmente, non fa che accrescere la nostra stima nei suoi confronti.
Con i problemi che ha l’Italia, e che sono numerosi, un dibattito sullo ius soli nemmeno dovrebbe esistere. Anche perché la legge attuale sulla cittadinanza che abbiamo dal 1992 é già di per sé generosa. Lo é perché consente a chi nasce in Italia da genitori stranieri, di scegliere, al compimento della maggiore età, se mantenere la cittadinanza attribuitagli alla nascita o di assumere quella italiana. Non solo, in molti casi, i figli di immigrati anche se non nati qui, possono ottenere la cittadinanza per ius sanguinis qualora almeno uno dei genitori dopo aver vissuto regolarmente per 10 anni consecutivi, chiede ed ottiene la naturalizzazione. Lo ius soli servirebbe solo a rendere cittadino chiunque, anche chi non si identifica col paese in cui é nato, ma col paese d’origine dei genitori o dei nonni, come di fatto é accaduto con le seconde e terze generazioni in paesi dove lo ius soli c’é stato, come Francia e Gran Bretagna. Disoccupazione dilagante, desertificazione industriale, ponti che crollano, treni che deragliano, servizi pubblici e sanitari inefficienti, e tanto altro ancora, e di fronte a tutto questo disastro, lo ius soli é un non-problema.