Il vostro figliolo/figliola deve iscriversi alla scuola secondaria di 1° grado (ex prima media) o di 2° (ex scuola superiore) e voi non sapete quale istituto scegliere.
Lo so bene: avete ricevuto un cospicuo numero di consigli (anche non richiesti) da parte di amici e conoscenti, ma non li avete utili, perché quasi sempre in contrasto l’uno con l’altro. Ecco che, nella mia qualità di docente di lungo corso, sia pure oggi in pensione, mi permetto di venire in vostro aiuto: preciso che la consulenza è gratuita.
Alcune indicazioni di carattere propedeutico. La prima è assai semplice: affinché la scuola di vostro figlio si riveli una buona scuola ci vuole una certa dose di fortuna, un po’ come quando si sceglie l’ospedale dove togliersi le tonsille. Tenete conto che il consiglio di classe sarà formato da una decina di docenti: non vi aspetterete che siano tutti mostri di bravura, vero? Ci sarà quello bravo (id est che ama e conosce bene la sua disciplina, in grado di comunicare efficacemente, autorevole senza urlare) quello bravino, quello così così. Infine ci potrà essere anche il caso umano, una persona che quel dì ha male scelto e intrapreso la strada professionale, oppure (capita sempre più spesso) negli anni logorata dalla quotidiana guerra con classi ingestibili in un clima di impunità. Voi valutateli nel loro complesso, e siate contenti se il voto forfettario che darete sarà sufficiente.
Quanto all’indirizzo di studi (qui il discorso vale naturalmente per il secondo ciclo) non applicate un criterio troppo utilitaristico, scorrendo sul web l’elenco delle figure professionali più ricercate. Ezra Pound avrà forse peccato di eccessivo idealismo (“Ama il tuo ideale ogni inferiore amore disprezzando …”) ma il vostro figliolo dovrà pure avere qualche interesse per l’indirizzo di studi prescelto: non è possibile “incumbere in studio”, come diceva Orazio, per cinque anni di seguito lottando contro le proprie idiosincrasie (per superarle) e propensioni (per emarginarle).
Fatto ciò, accendete il PC e dirigetevi sul sito della scuola che vi è sembrata la più adatta, e di seguito cliccate sull’acronimo PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa). Ora vi trovate su quella che è la “carta di identità” della scuola, cioè in sostanza quello che si fa al suo interno. Il PTOF va letto in controluce, nel senso che in una certa misura è sempre un libro dei sogni o un dépliand pubblicitario, ma con qualche accortezza potrete davvero capirci qualcosa. Per esempio c’è una parola che dovrebbe mettervi in guardia, ed è “progetto”. Se la trovate in quantità eccessiva e collocata in primo piano, attenzione: probabilmente siete di fronte a una “scuola-progettificio”, in cui l’insegnamento curriculare, di conseguenza, ha poco rilievo. Beninteso la parola “curriculare”, per quanto possieda un suono vagamente osceno, indica semplicemente le tradizionali materie di studio. Sì, le care, consolidate materie, quelle che l’insegnante ci diceva “non ragionate per compartimenti stagni”, ma in fondo si guardava bene da contestarne la fondamentale funzione culturale e pedagogica. Nei “progetti” entra invece di tutto: dal corso di danza moderna a quello sulla socializzazione, dall’ukulele al’educazione alimentare. Cose magari interessanti e piacevoli, ma che dovrebbero rimanere ai margini dell’attività scolastica, non al suo centro. Ora messo vi ho innanzi, come dice il poeta. Naturalmente potete fare tutto il contrario, ma non dite che non vi avevo avvertito.
Forse, potendo, è meglio fuggire da un Paese che ormai ha sovvertito priorità, valori, pedagogie consolidate, cultura per rifugiarsi in logiche personalistiche, assurde, spesso deliranti, sinistrorse, della peggior sinistra immaginabile, sempre…