Cosa è il MES? E’ un’istituzione finanziaria intergovernativa. Non è un ente compreso nel diritto dell’Unione Europea, nasce su impulso del Consiglio europeo nel 2011, lo ha istituito un trattato stretto fra gli Stati nazionali che vi hanno aderito, che sono i 19 membri dell’Area euro. L’obiettivo del Mes, recita il trattato, è “quello di mobilizzare risorse finanziarie e fornire un sostegno alla stabilità, secondo condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto, a beneficio dei membri del Mes che già si trovino o rischino di trovarsi in gravi problemi finanziari, se indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria della Zona euro nel suo complesso e quella dei suoi Stati membri”. Fin dai suoi albori il MES non è mai stato cosa buona, e trattandosi di un’organizzazione intergovernativa su accordi in materia finanziaria e monetaria è più simile ad una società per azioni piuttosto che ad un’istituzione pubblica, la sua funzione, dunque, non è lontana da quella del Fondo Monetario Internazionale.
Il MES viene approvato nel marzo del 2012 dal Parlamento Europeo per sostituire i fondi EFSF e EFSM. Il primo, l’European Financial Stability Facility, è un Fondo “salva-stati” – creato il 9 maggio del 2010 per rispondere alla crisi finanziaria – che emette obbligazioni sul mercato garantite dai paesi membri, con un tasso di interesse molto inferiore rispetto alle obbligazioni emesse dal singolo Stato. Le maggiori società di Rating hanno dato inizialmente al EFSF le tre grandi A, mentre è oggi declassato dalla Standard & Poor’s ad AA+. Il secondo invece, il Meccanismo di Stabilità Finanziaria Europeo, è un programma di finanziamento che garantisce fino a 60 miliardi di euro prelevati direttamente dal budget dell’Ue.
Il MES integra sia l’EFSF e il EFSM, in un solo organo solido e completo. Nasce con lo scopo principale di salvaguardare la stabilità economica nell’Eurozona, con importanti aiuti finanziari ai Paesi in difficoltà. Il MES è infatti un fondo che rilascia prestiti a tasso di interesse fisso o variabile.
I fondi di questa nuova istituzione sono garantiti dai 17 Stati che hanno aderito al trattato ESM, in un versamento proporzionale alle rispettive quote di partecipazione alla Bce (l’Italia dovrà versare intorno ai 125 miliardi di euro). Il MES si costituisce su un consiglio di amministrazione e un consiglio dei governatori. Quest’ultimo è rappresentato dai ministri dell’Ecofin, ovvero i capi dei dicasteri dell’Economia e delle Finanze dei rispettivi Paesi, che eleggeranno il presidente, il direttore generale e l’alto funzionario. Tuttavia il MES utilizzerà solo una parte del fondo. Ogni Stato infatti è obbligato a versare prima il cosiddetto capitale liberato, poi si impegnerà nel versamento, quando richiesto, del capitale garantito. Inoltre, il finanziamento primo e diretto, arriverà tramite l’emissione di obbligazioni sul mercato e tramite gli accordi con paesi non membri dell’Ue o con istituzioni terze come l’Fmi.
Vi sarà quindi un capitale garantito, di circa 620 miliardi di Euro, che gli Stati garantiscono ma non versano, e un capitale liberato, da versare subito, pari ai restanti 80 miliardi. Tuttavia il consiglio dei governatori e il direttore generale possono fare appello di comune accordo al capitale garantito che gli Stati, in modo incondizionato, devono liberare.
L’altro lato della medaglia
Detta così non si percepisce la portata, tutt’altro che positiva, di un mostro a tre teste che, nonostante la cifra esorbitante di cui godrebbe, è sostanzialmente una toppa nel caos dell’eurozona. Il MES è infatti una banca, ma una banca con le prerogative di uno stato sovrano che si comporta come un’ istituzione finanziaria.
Questa caratterizzazione di istituzione ibrida è proprio ciò che pone seri problemi di trasparenza nei confronti del suo agire nonché di costituzionalità nei risvolti applicativi. Inoltre, cosa ancor più importante, finisce per delegittimare il ruolo della Bce trasformandosi in un boomerang anche per chi si professa europeista. Il MES infatti andrebbe a sostituirsi al ruolo della banca centrale come prestatore di ultima istanza ma lo farebbe alle condizioni di un qualsiasi istituto di credito avvalendosi, però, della prerogativa di determinare le politiche macroeconomiche degli stati cui presta denaro.
Ma non finisce qui. Così come concepito non avrebbe la forza economica (non essendo una banca centrale) di contrastare crisi se non di portata limitata. Pensate invece che solo Deutsche bank ha un’esposizione verso titoli tossici pari a 20volte il PIL tedesco,altro che bomba da 700miliardi (potenziali).
Da ultimo il problema più grave, quello della trasparenza. Secondo la nuova versione del trattato i Ministri dei governi dell’eurozona sarebbero tenuti al segreto “professionale” quando esercenti le loro funzioni al MES come un qualsiasi componente di un Cda bancario. Ma i ministri sono tali perché devono rispondere di fronte al parlamento che li ha legittimati, che fine fa la nostra costituzione?
Insomma ci troviamo di fronte all’ennesimo caso in cui la toppa al malfunzionamento dell’UE è peggio, se possibile, della stessa UE con il rischio però che a pagare il conto, salato, stavolta saremo noi per le generazioni a venire.
Bravo bravo bravo!!!
Unico DiGgiu! Ho visto il tuo video oggi, siete stati eccezionali
Il problema come sottolineato è che non si può tornare indietro, è una trappola mortale