La buona notizia di quest’estate, per gli appassionati di pallone, è che di estivo, nell’accezione noiosa e piatta del termine, c’è veramente poco: appena conclusasi la Confederations Cup con la marcia trionfale dei padroni di casa e futuri ospitanti del mondiale 2014, rimane a ravvivare le calde giornate di luglio una manifestazione dall’indubbio prestigio, vivace palcoscenico dei protagonisti del calcio di domani: in Turchia siamo giunti alla vigilia dei quarti di finale della Coppa del Mondo per rappresentative nazionali Under 20, e di motivi per sedersi in poltrona e lustrarsi gli occhi ce ne sono molti. Francia-Uzbekistan,, Ghana-Cile, Iraq-Corea del Sud le partite in programma, con Spagna e Uruguay, match clou fra i quattro incontri previsti, a completare il tabellone.
Fra le decine di promesse e talenti che si sono dati battaglia sui verdi prati di Turchia, oltre ai nomi noti che hanno contribuito a trascinare le rispettive rappresentative verso l’allungo finale, ce ne sono alcuni, grandi delusi e prematuramente eliminati, sui quali andrebbe puntata l’attenzione: giocatori meno chiacchierati di altri di cui, fra qualche tempo, potremmo comunque sentir parlare. Su tutti, vale la pena di analizzare cinque profili: il primo è quello di Harry Kane centravanti dalla bionda chioma degli inglesi, ultimi a sorpresa nel loro girone, classe 1993 di proprietà del Tottenham; non il più elegante e agile fra i giocatori dei “Three Lions”, ma sicuramente uno fra i più attivi, pronto a svariare su tutto il fronte d’attacco, indomito nella ricerca di spazi da creare per i propri compagni. Una punta che coniuga caratteristiche da calciatore moderno (la mobilità, la duttilità) ed evidenti somiglianze con le grandi punte centrali del passato, punte forti fisicamente con istinto ed innato senso del gol.
A seguire, nella personale cernita dei giocatori di cui, forse, ci si dovrebbe occupare di più, c’è Dimitrios Kolovos, estroso centrocampista greco in forza al Panionios, squadra della massima serie ellenica. Giocatore dalle movenze latine, tanto estroso da essere stato spesso accusato di “eccessiva fumosità”, ha dalla sua la capacità di calciare con entrambi i piedi. Una rete segnata al mondiale Under 20 e, a nonostante una certa discontinuità figlia della giovane età (anche lui è nato nel 1993), autore di sprazzi luminosi di puro talento. Non ci sarebbe nulla da stupirsi se Kolovos fosse il numero 10 di una qualsiasi nazionale sudamericana e se, un domani, lo vedessimo dribblare sugli spelacchiati campi della nostra Serie A.
Proseguendo nel percorso che lega idealmente gli sfortunati baby-fenomeni di questo mondiale, è il caso di soffermarsi sull’unico giocatore degno di nota della rappresentativa statunitense: Luis Gil, anche lui numero 10 e anche lui nato nel 1993 a Garden Grove, in California, il trequartista degli yankees. Di origine messicana, Gil è dotato di ottima tecnica e di un buon tiro (autore della bellissima ma inutile rete statunitense nella disfatta per 4-1 contro gli spagnoli) anche se paga la non prorompente fisicità e la poca qualità del campionato americano in cui difende i colori del Real Salt Lake.
Il capolinea di questa rassegna fa doppia tappa in Messico: oltre al fortissimo Corona di cui si fa un gran parlare (piace al Borussia Dortmund e alla Juventus), meritano più di una considerazione Jorge Espericueta, centrocampista classe 1994 del Tigres, e Jorge Van Rankin, ventenne difensore centrale del Pumas: entrambi protagonisti di un ottimo mondiale a livello di prestazioni (ma non di risultati). Pericolosissimo sui calci piazzati e dotato di un delizioso mancino il primo, energico centrale il secondo, capace di impostare e giocare d’anticipo.
Nonostante il sogno infranto di alzare la coppa in Turchia, molti giovani oltre a questi hanno ottimi motivi per sorridere: oggi più che mai una manifestazione come il mondiale Under 20, trasmesso dalle tv in tutto il pianeta, permette di farsi notare dagli scout dei maggior club d’Europa. Fra gli eccellenti sconfitti dell’edizione del 2011, in Colombia, ci furono fra gli altri i vari Lamela, Isco, Muriel. Tre campioncini che poi, il modo per consolarsi e diventare grandi, l’hanno trovato a suon di gol, numeri, giocate. Le lacrime di oggi, i sorrisi e i trionfi di domani: il salto è breve, e quando il talento è giovane e cristallino, tutto diventa più facile.