Dobbiamo credere che gli studi dei sindaci e degli assessori alla pubblica istruzione di tutt’Italia siano una immensa Winterfall. “L’inverno sta arrivando!”. Se lo sussurranno, tremebondi. Le piogge, il vento e il freddo sono diventati un problema campale, quasi un’orda di barbari misteriosi e invincibili che bussano con violenza e arroganza ai nostri limina.
I custodi, però, sono sempre di meno. E si debbono difendere con ciò che c’è. Un’arma, su tutte: la chiusura delle scuole al primo allerta meteo. Concessa con la stessa liberalità con cui gli imperatori e i consoli stabilivano le dazioni di granaglie egiziane alla plebe di Roma. Chiorme di fanciulli festanti si riversano sulle bacheche virtuali dei sindaci, adoranti e ringrazianti. Se il voto fosse riconosciuto ai sedicenni, statene certi, l’impegno a chiudere le scuole alle prime avvisaglie di temporali sarebbe capisaldo irrinunciabile di ogni programma elettorale.
I genitori, o chi ha finito la scuola da (almeno) un decennio, rosicano. Perché ai nostri tempi non andava così? Perché ci hanno costretto a gelare tra i banchi mentre fuori persino i trichechi indossavano eleganti paltò di ciniglia?
Tutto ciò accade, semplicemente, perché prima si trovava sempre una cosa di soldi per fare la manutenzione delle scuole e, soprattutto, perché le class action – cioé le azioni di risarcimento collettive – erano una roba che non si vedeva manco nei telefilm americani di Perry Mason. L’irresistibile uno-due ha un’unica ragione: bambole, non c’è più una lira.
Pur di non rischiare nulla, si chiuda tutto: l’inverno sta arrivando. E chi si lamenta si informi: una volta, signora mia, non c’erano le bombe d’acqua e il vento era dolce come uno zefiro, pure la Bora, pure a Trieste, pure d’inverno. È il climate change, che tempi. Una pezza a colori, fighissima, per giustificare le tasche piene solo di vecchi mutui da pagare e patti di stabilità più integerrimi di una frau prussiana. Che brutto mestiere, essere sindaco o assessore o consigliere delegato nel Trono di Spade (di Damocle) che pendono sulla capoccia.
Specialmente quando l’inverno sta arrivando, il freddo bussa e i ragazzini ti chiedono adoranti – e forse votanti – se la chiudi quella stramaledetta scuola che viola i diritti umani di chi (e dagli torto!) preferisce starsene un po’ al calduccio con mammà.
Certo che non ci sono i soldi per le scuole, lo Stato ne spende 5 miliardi ogni anno per l’accoglienza dei finti profughi africani…
A Mosca le scuole chiudono quando il termometro arriva a -30 gradi centigradi. Con -29 tutti a scuola! Ma il riscaldamento globale, ma Greta ed i gretini?…