Il fondo della bottiglia (Adelphi ed., pagg. 176, euro 18,00; traduzione di Francesca Scala) è un romanzo di Georges Simenon (1903-989) scritto a Tumacacori (Arizona), dove si ritirò per alcuni anni, nel 1948. Due fratelli, uno rispettabile e l’altro un poco di buono, debole, sfortunato ma dalle grandi capacità seduttive nei confronti delle donne, si incontrano dopo anni. P. M. Ashbridge è un avvocato apprezzato, vive con la ricca moglie Nora in un ranch al confine tra gli Usa e il Messico. Era chiamato con le iniziali dei suoi due nomi, come i manager di New York, segno del suo alto livello sociale. Il fratello Donald, uomo comune, si presenta dopo anni a casa di P. M.. E’ in fuga: evaso dal carcere in cui scontava una condanna per il tentato omicidio di un poliziotto, chiede aiuto a P.M.. Ha urgenza di riparare in Messico, a Nogales, dove la giovane moglie Mildred e i due figli lo attendono. P.M. è in imbarazzo, dice alla moglie che si tratta di un amico che non vedeva da tempo. La famiglia Ashbridge, con il fratello-amico di infanzia, viene coinvolta nelle feste che si susseguono per interi giorni e notti nei ranch della zona.
Ma P.M. È in difficoltà e a disagio con il fratello. Donald diviene sempre più nervoso, il fiume che divide la frontiera è in piena e attraversarlo è impossibile. Intanto, la polizia dà la caccia all’evaso e il racconto si svolge con un ritmo incalzante, fra tensioni e i vicini che sospettano: Donald fugge. Così vanno alla sua ricerca. Per P. M., che vive agiatamente e tranquillo, sono messe in discussione le certezze della sua vita, ottenute dopo anni di studi e sacrifici
La trama richiama in un certo senso il difficile rapporto fra Simenon e suo fratello Christian che, negli anni Quaranta, aderì al movimento rexista di Léon Degrelle e collaborò con il Terzo Reich. Al termine del conflitto fu condannato a morte per collaborazionismo. Chiese consiglio al fratello su che fare, un fratello allora già ricchissimo e noto scrittore, che gli suggerì di arruolarsi nella Legione straniera cambiando nome. Consiglio buono ma resta il dubbio, secondo alcuni critici, che Simenon aveva interesse ad allontanare il fratello filonazista sia per non compromettere il proprio successo letterario sia perché già era stato accusato egli stesso di simpatia per i tedeschi. Perciò Christian va nella Legione straniera e Georges si trasferisce negli Usa per alcuni anni. Ma i suoi biografi l’hanno scagionato dal sospetto di collaborazionismo accusandolo solo di indifferenza verso i tedeschi e di buoni rapporti con l’alto comando tedesco a Parigi. Nell’ottobre del 1947 il legionario Christian Simenon muore in un’imboscata nel Tonchino. La madre non perdonò mai a Georges il consiglio dato al fratello minore di arruolarsi. Il romanzo fu scritto, con il sapore della ricerca di espiazione, subito dopo.
Quando si dice che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni
una bella storia, la leggerò!
Ecco io vi ADORO quando parlate di letteratura.
Mi avete fatto passare un’estate meravigliosa con i libri del buon Costantini ed ora questo che promette bene fin dal’inizio ed è una cosa diversa dal solito Simenon.
Vi prego più articoli e più autori.
Ciao Marco,grazie. Proveremo ad accontentarti appena completeremo il restyling del nostro magazine. Grazie ancora e continua a seguirci