Il manifesto di GNA seguito della “Vittoria mutilata” dell’ Italia nel primo conflitto mondiale, i trattati internazionali sanciscono l’annessione alla Jugoslavia della città di Fiume. Ma a Fiume tutto sa di Italia: la lingua, le tradizioni, le architetture, gli animi. “Anche le pietre parlano italiano.” Lo straordinario e smisurato senso patriottico di Gabriele D’Annunzio non gli consente di assistere, muto e immobile, a tutto ciò.
È così che il 12 settembre del 1919, il Vate – partito da Ronchi – conduce un manipolo di arditi legionari alla volta di Fiume e – al grido di 《Fiume o morte!》- occupa la città, per ridare identità ad un popolo cui l’identità era stata negata. L’impresa, però, non è da considerarsi banalmente una “stizzosa” conseguenza della mutilazione di una Vittoria che si deve al genio italiano. D’Annunzio è infatti un innovatore, un uomo proiettato oltre, avanguardia pura. Nel periodo di Reggenza italiana del Carnaro, viene rielaborata l’Italia . Viene rielaborata l italianità. È dalla Carta del Carnaro che prende spunto l’attuale ordinamento giuridico italiano, nonché la visione di una Europa moderna, libera, che ama sperimentare pur restando saldamente ancorata alle proprie tradizioni, senza cedere un briciolo della propria identità.
È dalla stessa Carta del Carnaro che emergono le istanze di uno Stato Sociale, dove per la prima volta si parla di lavoro inteso non solo come diritto, ma anche come dovere, accantonando il pensiero di uno Stato assistenzialista e sostituendola con quella di Stato corporativo, all’interno del quale ogni individuo metta a disposizione le proprie competenze al servizio della comunità. È sempre D’Annunzio che nella stessa Carta parla di democrazia diretta, sostenendo che la *sovranità* appartiene ai cittadini, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione”, riconoscendo maggiori diritti a chi produce per la collettività. Ancora nella Carta si sottolinea l’importanza dell’istruzione, che diventa diritto fondamentale dell’individuo, sia esso uomo o donna, appartenente all’una o all’altra classe sociale.
Insomma: poeta, esteta, statista, comandante, aviatore, avanguardista, rivoluzionario. Personalità complessa che poco e male si studia nei libri di scuola. Nel centenario della sua epocale impresa, il suo esempio risulta ancora più ardito, soprattutto se paragonato ai grotteschi avvicendamenti che si susseguono in questi giorni in quell’aula sorda e grigia, ben peggiore persino di quella che D’Annunzio si trovò contro un secolo fa. Questa notte, a cento anni esatti di distanza dall’impresa di Fiume, Gioventù Nazionale ha voluto rendere omaggio al Vate, affiggendo in tutte le città d’Italia striscioni riportanti i suoi motti, tutti conclusi con un significativo: “Non diremo mai obbedisco!”
I ragazzi di Gioventù Nazionale si batteranno sempre per tutelare gli interessi di una generazione che per la prima volta negli ultimi due secoli avrà aspettative di vita peggiori della generazione che li ha preceduti o messi al mondo, continuerà a combattere per il merito, la legalità e la competenza e lo faremo nelle strade, nelle scuole e nelle università!
Francesco Presidente
Ribellismo adolescenziale, pulsioni anarcoidi che non ti conducono da nessuna parte, fuori della letteratura, come sapevano Giolitti e Mussolini…
Bravi ragazzi!
Sangue e orgoglio d’italia, ultimi esempi di militanza
I legionari credo che in tutto, compresi quelli che arrivavano e visto il casino ripartivano, giunsero a 2 mila…